sabato 17 aprile 2010

Le crisi passano, l’arte resta.


La tempesta che travolge le Borse non risparmia le aste e fiere, ma la delusione degli investimenti non penalizza quelli in arte, anzi li valorizza, attribuendo loro una maggiore capacità di resistenza nei casi di qualità accertata


Londra e New York. Dopo il clamoroso risultato delle due sessioni (15 e 16 settembre) della vendita Hirst da Sotheby’s (100% di venduto, 140,5 milioni di euro di incasso totale, cfr. lo scorso numero, p. 81), in prima linea a fronteggiare il sisma sono state a settembre l’Asian Week a New York, a ottobre l’arte contemporanea, le Italian sales, il design e l’arte islamica a Londra. Ai bassi tassi di venduto newyorkesi di settembre hanno fatto eco a ottobre cali consistenti negli andamenti del design, dell’arte islamica e del contemporaneo, mentre l’arte moderna italiana ha sorpreso gli osservatori, resistendo molto bene, con percentuali di venduto rispettivamente dell’88,5% da Sotheby’s e del 69% da Christie’s; le due case d’asta hanno incassato comunque quest’anno in totale per le Italian sales 31 milioni di euro, contro gli oltre 43 dell’anno scorso (per tutte le aste di ottobre, cfr. articoli nella sezione «Economia Aste» in questo numero). L’attuale congiuntura economica è la sesta crisi degli ultimi cinquant’anni: ce lo ricorda, nello stesso settore, un testimone, Casimiro Porro, il maggior banditore d’asta italiano, che a pagina 91 ripercorre caratteristiche, durata, protagonisti e vittime delle cinque crisi precedenti. Sul fronte delle fiere,  i grandi appuntamenti di ottobre, Frieze a Londra e la Fiac a Parigi, di cui il nostro Giornale dà conto in questo numero a p. 97 e 99, sono i compratori più esperti, per lo più i collezionisti, a far la parte del leone che cercano di approfittare delle incertezze e delle paure per scegliere e ottenere opere di qualità a prezzi vantaggiosi. Ai galleristi  tocca, come sempre in tempi di vacche magre, abbassare i prezzi: ben pochi hanno la forza di sostenere le quotazioni alte non vendendo nulla. È quello che  toccherà fare anche alle case d’asta, per una stagione, la prossima, che si annuncia in clima di saldo; i collezionisti forniti di liquidità potranno sfruttare il momento propizio. Per ora, Sotheby’s, che delle due maggiori società mondiali è quella maggiormente tenuta alla trasparenza, perché quotata in Borsa, ha chiesto un prestito di 250 milioni di dollari alla Bank of America, e sta stringendo i cordoni della borsa soprattutto per quanto riguarda i contratti di garanzia, cioè i minimi garantiti al venditore a prescindere da quel che l’opera consegnata per la vendita potrà realizzare in sede d’asta; e anche le concorrenti Christie’s e Phillips, in un contesto così problematico, ben presto si adegueranno.
2008-11-26

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