mercoledì 28 aprile 2010

Giù dal fossato spuntano emozioni


Dalla Holzer a Vautier contemporanei nel castello Svevo

Maestoso e apparentemente inespugnabile, il Castello Svevo di Bari si riflette negli specchi rotti di Alfredo Pirri che si estendono per 600 mq lungo la superficie del fossato. L’immagine ritorna frammentata e fragile come quella di un gigante rotto. «Di sopra giù nel fossato» è il titolo di una mostra urbana - curata da Achille Bonito Oliva con Giusi Caroppo e coordinata da Paola Marino - che ristabilisce un rapporto diretto tra il castello e la città. Con la nuova prospettiva, obliqua e squilibrata (lo sguardo da sopra), la storia è temporaneamente vissuta con gli occhi e i colori della contemporaneità. I passanti sono catturati di notte dalle parole «politically correct» di Jenny Holzer che corrono luminose sulla torre. I neon gialli rossi e blu di Maurizio Nannucci, tracciano una linea continua di parole inglesi come fossero un’anomala insegna pubblicitaria: «L'arte deve essere astratta, in movimento e dare piacere». La sorpresa è anche audio: dal ponte levatoio giungono i rumori di Jimmie Durham e, più in là, la voce roca e sensuale di Vito Acconci. Ma non è importante coglierne il senso, basta la sonorità delle parole. Costeggiando la fortezza, il visitatore/passante cattura frammenti di video proiettati sulle mura: dalle foreste nebbiose di Maria Theresa Alves alla camminata sulle acque di Francesco Schiavulli che ha esposto anche rudimentali macchine per emozioni. 



Dall’alto del torrione, i cannoni di Lara Favaretto sparano coriandoli sui passanti come una pioggia leggera e dolce. «Se l'arte seduce e crea inciampo, in questa mostra c’è l’autodifesa per la quale l’osservatore stando in alto non si fa schiacciare dall’opera», affermato Abo. E poi ci sono oggetti fuori scala come gli enormi letti duchampiani di Luca Patella, le gigantesche palle fatte da Maurizio Mochetti, i soldati di Subodh Gupta, i falchi di Federico II celebrati da Marco Bagnoli e la frase di Ben Vautier che scende dall'alto della palma: «L’arte è inutile». Le luci del giorno e della notte, il clima e le nuvole, trasformano continuamente la mostra, il suo disegno poetico e dolce.

DI SOPRA GIÙ NEL FOSSATO
BARI, CASTELLO SVEVO
FINO AL 16 MAGGIO

FONTE: Manuela Gandini (lastampa.it)

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