lunedì 1 marzo 2010

'Da Corot a Monet, la sinfonia della natura': dal 6 marzo a Roma.


Fino al 29 giugno al Complesso Vittoriano di Roma una prestigiosa esposizione che per la prima volta mette in relazione oltre 170 tra dipinti, opere su carta e fotografie d’epoca

Da Corot a Monet. La sinfonia della natura”, dal 6 marzo al 29 giugno al Complesso Vittoriano di Roma presenta una prestigiosa esposizione che per la prima volta mette in relazione le straordinarie innovazioni, attraverso cui gli Impressionisti rivoluzionarono la pittura tradizionale, con una comprensione più ampia della natura, della cultura e della modernizzazione del loro tempo. Oltre 170 opere tra dipinti, opere su carta e fotografie d’epoca, queste ultime mai esposte prima in Italia, ripercorrono l’evoluzione della rappresentazione della natura nella pittura francese dell’Ottocento, partendo dalle prime innovazioni ai canoni classici apportate dai pittori della Scuola di Barbizon, esplorando a fondo la rivoluzione degli Impressionisti, per arrivare al trionfo cromatico delle Ninfee di Monet.
Tanti prestigiosi musei di tutto il mondo, insieme ad importanti gallerie e collezioni private, hanno sostenuto questo ambizioso progetto. Tra gli altri il ‘The Art Institute di Chiacago’, il ‘The Metropolitan Museum of Art’ e ‘The New York public Library di New York’, ‘The National Gallery of Art’ e il The Corcoran Gallery of Art di Washington’, il ‘Toledo Museum of Art’, e ‘Kimbell Art Museum’, Museée Marmottan’ e ‘Biblioteque nationale de France di Parigi, ‘Musee Fabre di Montepellier’, e ancora ‘Hamburger Kunsthalle e The State Hermitage Museum.La mostra si apre con una selezione di opere a contrasto: da un lato i paesaggi classicheggianti, alla maniera dei Salon, come l’imponente ‘Vista dell’isola di Capri’ di Harpignies, dall’altro il nuovo approccio degli artisti della Scuola di Barbizon, che sceglievano, invece, di raffigurare luoghi meno spettacolari e di creare composizioni meno fedeli ai dettami della tradizione.La Scuola di Barbizon comprende quegli artisti, tra cui Corot, Rousseau, Diaz de la Pena, Dupré e Daubigny, che a partire dagli anni trenta dell’Ottocento, si stabilirono proprio a Barbizon, una località della foresta di Fontainebleau, dove cominciarono a disegnare e, talvolta anche a dipingere, en plein aire con un’attenzione particolare agli effetti transitori della luce e dell’atmosfera, pur mantenendo un notevole rispetto per la tradizione artistica, raffigurando scene rurali solitarie, oltre che per gli elementi legati alla visione e alla vita materiale.La foresta di Fontainbleau, poco lontana da Parigi, rappresentava per i francesi dell’epoca un vero e proprio monumento naturale, da proteggere e preservare. Nelle opere degli Impressionisti appare, quindi, evidente questa nuova volontà di rappresentare una realtà che è frutto dell’equilibrio e della commistione indissolubile tra tutte le parti del mondo naturale. Prendendo spunto dagli sviluppi della scienza a loro contemporanea, come testimoniano in mostra alcune copie della rivista scientifica ‘La Nature’ di Gustave Tissandier e pubblicazioni del geologo radicale Elisee Reclus, i pittori impressionisti rappresentano ‘l’economia della natura’, ovvero la terra come un insieme di sistemi umani e naturali collegati tra loro, con tutte le parti ugualmente vitali e reciprocamente vincolate. La mostra si chiude con una testimonianza dello splendido ciclo delle Ninfee di Monet, oggi chiamato ‘Grandes Decorations’, installato all’Orangerie di Parigi e aperto al pubblico nel 1927, un anno dopo la morte dell’artista.

FONTE: adnkronos.com

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