giovedì 25 marzo 2010

Nuova tecnologia per la datazione delle opere



NON COMPORTA L’ASPORTAZIONE DI UN CAMPIONE, COME NEL CASO DEL METODO DEL RADIOCARBONIO.

Il metodo del carbonio 14 o radiocarbonio ha troppe controindicazioni e rischia di compromettere per sempre opere d’arte preziosissime. Per questo un professore di chimica archeologica del Texas ha studiato una metodologia alternativa, chiamata estrazione del plasma, consistente in una lenta e delicata ossidazione dell’oggetto da analizzare al fine di produrre anidride carbonica per l’analisi. In questo modo non è necessario danneggiare la superficie dei reperti.
NIENTE COMBUSTIONE - Il merito va al dottor Marvin Rowe e alla sua équipe della Texas A&M University: «Questa tecnica rivoluzionerà il radiocarbonio», promette il professore, spiegando che non sarà più necessario asportare porzioni di tessuti o materiali. In sostanza l’intero oggetto da analizzare verrà posto in una camera in cui è presente il plasma (lo stesso gas utilizzato per gli schermi televisivi) che produrrà anidride carbonica necessaria all’analisi C-14 senza compromettere la superficie e con molta delicatezza. L’equipe statunitense ha già testato con successo questa tecnica, chiamata anche non-destructive carbon dating (datazione al radiocarbonio non-distruttiva), su 20 reperti, tra cui una mummia egiziana.
IL RADIOCARBONIO – Il padre di questo metodo si chiamava Willard Frank Libby e questa invenzione gli valse un Nobel nel 1960. Si tratta di un sistema di datazione che permette di attribuire una data a ogni materiale di origine organica, ma presenta molte controindicazioni, come testimonia la stessa storia della Sacra Sindone. Innanzitutto presuppone che la concentrazione di C-14 nell’atmosfera sia immutata nel tempo. Infine viene fatta prelevando alcuni campioni, successivamente indotti a combustione in una piccola camera di vetro, con il conseguente pericolo che vengano danneggiati.
LA SACRA SINDONE - Nel 1978 fu costituito il Progetto di ricerca sulla Sindone di Torino (STURP), il cui gruppo di lavoro era composto da una trentina di scienziati, sia atei che di differenti fedi religiose. La più celebre datazione del telo è del 1988 e fa risalire il lenzuolo a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Ma tutt’oggi la questione rimane aperta e le obiezioni sono molte.
FONTE: Emanuela Di Pasqua (corriere.it)

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