venerdì 13 dicembre 2013

Zurbarán. A Ferrara il mistero della luce plastica

Zurbarán, la grande mostra di Ferrara


Palazzo dei Diamanti ospita la monografica, la prima in assoluto dedicata in Italia all'artista. Cinquanta opere di una delle voci più alte e originali della scena del XVII secolo,  dipinti sostenuti da un'impostazione monumentale e teatrale potentemente comunicativa. Capace di apportare spunti innovativi anche a generi tradizionali come quello devozionale e la ritrattistica.


Anche i grandi classici possono riservare delle sorprese inaspettate. E' il caso della mostra che ospiterà ancora per poco Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dedicata a Zurbarán. Sono alcuni mesi che Ferrara ha aperto le sue porte al genio spagnolo, e la proposta prosegue fino a metà gennaio. Da segnalare subito le aperture notturne dal 31 dicembre al 6 gennaio, l'incontro potrebbe essere molto speciale soprattutto per chi ha dell'autore una conoscenza prevalentemente scolastica. 

Francisco di Zurbarán nasce alla fine del '600, fu l'artista che meglio seppe rappresentare la religiosità controriformista della chiesa spagnola del 17° secolo. E' il rappresentate, con Velázquez e Murillo, del secolo d'oro della pittura spagnola, in particolare di quel naturalismo che lasciò un'eredità che seppe contagiare tutta l'arte europea. Capace di invenzioni grandiose ma semplici al tempo stesso, riuscì a creare una poetica essenziale e pura, delle forme. Il suo approccio coloristico decisamente innovativo, fatto di delicati contrasti, influenzò tutti i movimenti moderni a partire dagli Impressionisti, fino alle Avanguardie del Novecento. A distinguersi per assoluta originalità fu la fase finale della sua attività, durante la quale si dedicò prevalentemente allo studio della natura morta, che seppe reinventare stravolgendo i canoni dell'epoca, e proponendo una ricerca di volumi ottenuti isolando o raggruppando oggetti della vita quotidiana. 

La mostra è stata organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Centre for Fine Arts di Bruxelles con la speciale collaborazione del Museo Nacional del Prado di Madrid e del Museo de Bellas Artes di Siviglia, e offre l'occasione di ammirare per la prima volta in Italia i capolavori del grande maestro del barocco spagnolo. Le opere provenienti da musei e collezioni private europee e americane, permettono di ripercorrere i principali cambiamenti della vicenda artistica di Zurbarán. La mostra è articolata in 8 sezioni, ognuna dedicata a un contesto specifico, e il  percorso è cronologico e tematico. Prende il via dai dipinti con cui si afferma sulla scena di Siviglia, "la Firenze spagnola", come lo splendido San Serapio (1628, Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art), la Visione di San Pietro Nolasco (1629, Madrid, Museo del Prado) o il più tardo San Francesco (c. 1635, Milwaukee Art Museum). Si prosegue poi con le figure di santi e profeti, che assurgono a simboli di intensa spiritualità, fino alla produzione degli ultimi anni, come ad esempio nel San Giovanni Battista (c. 1659, Collezione privata), o la Madonna col Bambino e San Giovannino (1662, Bilbao, Museo de Bellas Artes), ultima opera firmata dall'artista.

Affascinante è lo Zurbarán  più tenebroso, quello delle tele più originali, che gli fecero guadagnare l'appellativo di "Caravaggio di Spagna", dove il confine tra sacro e profano è sottile e la luce gioca un ruolo determinante nel dialogo tra le due dimensioni. San Francesco con teschio nella tomba, è l'esempio più vivido di questo linguaggio fatto da composizioni apparentemente semplici, ma profondamente coinvolgenti. Nel dipinto del santo in estasi, la luce compie un miracolo: permea lo spazio d'intensa spiritualità, modella il volume scultoreo del protagonista e lo  immobilizza contro il fondo neutro che ne sottolineano il carattere austero ed esemplare.

L'esposizione è curata da Ignacio Cano con la consulenza di Gabriele Finaldi, con questa mostra la città di Ferrara vuole rilanciare il proprio progetto culturale, che consiste nel portare al pubblico italiano autori di altissimo livello, non particolarmente noti nel nostro paese come è il caso del  percorso, molto personale, di Zurbarán che seppe trasformare l'arte figurativa sacra medievale in una nuova iconografia, assolutamente originale.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it) 

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