mercoledì 11 dicembre 2013

Anatomia di un genio: mostra al Vittoriano su Verdi














Tra gli ultimi fuochi del bicentenario verdiano, e notevole soprattutto per il suo valore educativo, si apre il 7 dicembre, al Complesso del Vittoriano (fino al 19 gennaio, ingresso gratuito), la mostra Giuseppe Verdi. Musica, cultura e identità nazionale.L’esposizione - dice il coordinatore generale, Alessandro Nicosia - «ha l’obiettivo di dare risalto al legame tra Verdi e il contesto politico e culturale italiano ed europeo del suo tempo». Tra i curatori, con Marco Pizzo e Massimo Pistacchi, c’è Gaia Maschi Verdi, parente del compositore delle Roncole di Busseto. Nel Comitato d’onore, presieduto da Riccardo Muti, figurano Bruno Vespa, Paolo Gallarati, Paolo Isotta, Leo Nucci e Renata Scotto.
LE SEZIONI

Sei le sezioni, pensate e organizzate con materiali iconografici e audiovisivi che mettono in relazione la vita di Verdi con gli avvenimenti del periodo storico, estremamente movimentato, in cui il musicista è vissuto. Dipinti, disegni, incisioni, giornali satirici, cimeli, rare edizioni d’epoca si dipanano in un percorso che racconta Verdi sia alla luce delle ispirazioni e delle inquietudini di un’Italia ancora occupata dallo straniero, sia nel più ampio contesto del Romanticismo europeo.
Il primo settore, Vedere Verdi, parte dal cosiddetto Album Verdi, conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, un quaderno in cui Ercole Alberghi raccolse, nel 1913, un’ottantina di autografi risalenti agli ultimi anni della vita del compositore e sottratti all’oblìo grazie alla governante del musicista. Poi, in una serie di ritratti, il racconto dei primi anni del nostro maggiore operista. Fa da sipario di fondo il film muto di Giuseppe De Liguoro (1913) Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria, conservato alla Cineteca Nazionale di Roma e recentemente restaurato.
La seconda sezione, Verdi e il Romanticismo, si occupa dei titoli verdiani. La vasta produzione è presentata attraverso incisioni, locandine, programmi di sala, documenti. La cultura romantica dominante dava largo spazio al teatro d’opera, diffuso e popolarissimo soprattutto in Italia, terra natale del maestro.
Scene e primi interpreti del melodramma verdiano, terzo step, tratta invece gli interpreti del melodramma verdiano tra Ottocento e Novecento attraverso immagini provenienti da diversi archivi storici.
Tema di Requiem, la quarta delle sezioni espositive, è il rapporto Verdi- Manzoni. Il bussetano ammirava molto lo scrittore e poeta dei Promessi sposi e dell’Adelchi e in occasione della sua morte scrisse la Messa da Requiem, eseguita a Milano un anno dopo la scomparsa di Don Lisander. Interessante il filmato dei funerali dello stesso Verdi, proiettato in parallelo con la diffusione della registrazione del concerto diretto da Arturo Toscanini nel 1944, al termine della seconda Guerra Mondiale.
Quinto reparto, Sentire Verdi, che spiega come sia stato possibile “catturare” la musica per ascoltarla a casa propria. La rivoluzione procurata, alle soglie del Ventesimo secolo, dall’avvento della fonoriproduzione, si concretizza qui, per i visitatori, in macchine originali e supporti capaci di restituirci voci storiche fissate su cilindri di cera, dischi a settantotto giri e altre diavolerie antecedenti la smaterializzazione digitale.
Verdi al cinema conclude il viaggio con brani di film ispirati alle opere del maestro: un montaggio di documentari delle prime celebrazioni verdiane fatto con i materiali dell’Istituto Luce.

INTERATTIVITÀ

La mostra, in tutte le sue parti, sarà resa interattiva grazie alle risorse digitali del progetto internazione CulturaItalia: non solo la si potrà vistare sul web, ma sarà anche possibile interagire con essa. Prevista una fitta e, come detto all’inizio, preziosissima attività didattica. Riccardo Muti vi collabora con i filmati in cui, durante le lezione riservate agli studenti in occasione delle grandi “prime” verdiane all’Opera di Roma, ha illustrato, anche con esempi al pianoforte e avvalendosi della collaborazione di cantanti, la grandezza del compositore e i valori identitari dai lui veicolati in anni essenziali per la nascita della Nazione.

SUGGESTIONI

Suggestioni a raffica per una vita, quella di Verdi, che ha attraversato l’Ottocento e si è affacciata al Secolo Breve segnandoli entrambi, profondamente e indelebilmente. Una fiaba nella realtà che la pronipote del maestro racconta, in uno scritto, proprio come tale: «Giuseppe Fortunino Francesco Verdi è stato battezzato a Roncole l’11 ottobre 1813 nella Chiesa di San Michele Arcangelo. Qui fu poi istruito dal Magister Parvulorum Don Baistrocchi, nella canonica che si trovava a pochi metri da casa, compì gli studi elementari e fece il chierichetto. Da questa Chiesa parte la processione che ogni anno fa tappa alla Maestà Orlandi e arriva al Santuario di Madonna dei Prati della Colombarola dove il giovane Verdi cantava nel coro e suonava l’armonium.

FONTE: Rita Sala (ilmessaggero.it)

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