lunedì 23 dicembre 2013

Vettor Pisani l’eroico plagiatore


Al Madre la grande retrospettiva di uno dei protagonisti della ricerca Anni 70

Gli Anni 70 ritornano con mostre in tutta Italia e con loro i protagonisti di un’irripetibile stagione in cui le forme di arte si contaminavano, gli artisti si «plagiavano» consensualmente, e non si capiva bene dove finisse l’arte e cominciasse la vita o viceversa. Se c’è una figura simbolo di tutto questo, certo è Vettor Pisani. Omonimo di un condottiero della Serenissima, barese di nascita ma con origini a Ischia (le isole e quell’isola torneranno sovente nei suoi lavori), amava raccontare di essere figlio di un ufficiale di Marina e di una ballerina di strip-tease. E questo la dice lunga sulla sua capacità di mescolare le carte in tutti sensi. Per lui Böcklin andava a braccetto con Duchamp, Klein con Pistoletto, De Chirico con Beuys, Boetti e De Dominicis con Riccardo Schicchi, solo per citare qualcuna delle sue molteplici fonti di ispirazione o «contaminazione». 

Lo affascinavano l’alchimia e la massoneria, i temi religiosi, Edipo e gli animali più o meno simbolici (dal coniglio alla lumaca), l’architettura e il teatro, Wittgenstein e la Germania che aveva covato in seno il nazismo, ma tutto condito con ironia per cui La nascita di Wittgenstein è un bambolotto che sembra il Bambin Gesù di un presepio di San Gregorio Armeno, e in un fotomontaggio un bambino hitleriano a una parata si chiama Germano Celante. Da tutto questo nacque una produzione visionaria e imprevedibile che se talora appare datata, molto più spesso si rivela capace di anticipare temi e sensibilità dell’arte di oggi: c’è anche un’opera del 1997, I pesci rossi, in cui in qualche modo affronta già la questione dei migranti.  

La documenta con intelligenza la grande retrospettiva «Eroica Antieroica» che gli dedica il Madre di Napoli, a cura di Andrea Viliani (che del museo è direttore) e Eugenio Viola, con la supervisione di Laura Cherubini. La mostra si snoda in un lungo percorso circolare al terzo piano del museo, con una successione di sale più tematiche che cronologiche (la apre o la chiude, a seconda dei punti di vista, la struggente gabbietta con la statuetta della torta nuziale di Pisani), fa capolino tra le opere della collezione al secondo (la classicheggiante stanza con il Quadrato magico) e occupa tutta la grande sala del pianterreno con opere sovente ossessionate dalla morte come la böckliniana Barca dei sogni («romanticamente cupa» è l’azzeccata definizione della sala che dà Viliani). 

La collaborazione di Mimma Pisani, vedova dell’artista (vengono dalla sua collezione molti dei lavori esposti) ha permesso di ricostruire momenti salienti della sua carriera, come la performance La Scorrevole riproposta venerdì sera nella versione presentata nel 1972 a Documenta di Kassel. La Scorrevole è un momento cruciale nella ricerca di Pisani, segna una sorta di corto circuito da un lato con Duchamp e dall’altro con Pistoletto. In una sala che forse è il cuore della mostra (anche perché da qui si dipana pure la Camera di Eros) vediamo come Pisani attraverso le foto e Pistoletto con i suoi quadri specchianti rielaborano due opere di Duchamp che sono La mariée mise à nu par ses célibataires (degli Anni 10) e Le gaz d’eclaraige o Etant donnés del 1946. E il gioco fra Pistoletto (è la moglie di Michelangelo la modella con il cappio al collo nella performance di Pisani) e Vettor si centrifuga nel Plagio, un video in cui le sembianze dell’uno si confondono con quelle dell’altro.  
 
Oltre alla Scorrevole saranno riproposte due altre performance: A febbraio il coniglio non ama Beuys, nella versione presentata alla Biennale di Venezia del 1976 (in mostra c’è una sala dedicata a quell’evento) e a marzo Androgino (carne umana e oro, del 1973, presentata in occasione di Contemporanea). La performance rimandava alla prima mostra fatta da Pisani a Roma nel 1970 alla Galleria Salita, dal titolo «Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp», una sala al terzo piano è dedicata a quell’evento in cui Pisani si cimentava con temi che ritorneranno più volti nella sua ricerca. Una ricerca poliedrica che non dimenticava il momento più esplicitamente politico (abbiamo la sala della Germania in cui trovi anche un modellino di Auschwitz) e quello provocatorio (la sala con le foto di pornostar nell’evento organizzato da Pisani con Riccardo Schicchi). «EroicaAntieroica» avrà un sequel al Teatro Margherita di Bari, dove tra l’altro si rivedranno le opere esposte nel 1970 al Castello Svevo del capoluogo pugliese: in quell’anno Pisani vinse il premio Pino Pascali.  

L’affollamento all’inaugurazione di venerdì scorso, il lavoro che Viliani sta facendo per (ri)costruire la collezione del museo, il programma di mostre future (prima Predrag Timoney e poi Spalletti in tandem con la Gam di Torino e il Maxxi di Roma) mostrano la vitalità di un museo d’arte contemporanea che è riuscito a superare un lungo momento di crisi. Si spera che il Madre serva da modello a situazioni come il Museo di Rivoli, nel cui staff curatoriale il direttore del Madre si è fatto le ossa ai tempi di Ida Gianelli. 

VETTOR PISANI EROICA/ANTIEROICA UNA RETROSPETTIVA  
Napoli, Museo Madre  
Fino al 24 marzo

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