domenica 16 settembre 2012

Tra antico, arte "degenerata" e design A Firenze sfila l'Italia degli anni '30



A Palazzo Strozzi una monumentale mostra ripercorre tutte le "anime" di un'epoca cruciale all'ombra del fascismo. Quasi 140 opere indagano stili e artisti che affermano "la via italiana alla modernità"


Dal classicismo ispirato all'antico, al futurismo di seconda generazione, dall'espressionismo più esistenzialista e "degenerato", all'astrattismo nelle sue ricerche pionieristiche da avanguardia, dall'arte monumentale su cui aleggia lo spettro di un consenso pubblico, alla pittura da salotto, fino all'affermazione di mezzi di comunicazione rivoluzionari come la radio, il cinema, le riviste illustrate, e fino alla riproduzione industriale degli oggetti all'insegna di un design da made in Italy. Sono tutte queste le "anime" artistiche che si distinguono negli anni '30 del Novecento italiano. Per questo "Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo" è una mostra corposa, quasi enciclopedica, che minuziosamente indaga la creatività variegata di un decennio cruciale. 

Un momento in cui, all'ombra di una politica vissuta tra "consenso" e "nausea", si afferma "la via italiana alla modernità", per dirla con Susanna Ragionieri che curato la rassegna con Antonello Negri, Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti. I numeri danno subito l'idea di questo viaggio magniloquente, visitabile dal 22 settembre al 27 gennaio a Palazzo Strozzi, con i suoi 96 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design, che sfilano nelle sale di Palazzo Strozzi articolati in sette sezioni, arricchite di rare fotografie e spezzoni di film di quegli anni. 

Da collezioni private e musei pubblici arrivano capolavori - val la pena di citarli subito - come la "Donna al sole" di Arturo Martini, e "Donna al caffè" di Antonio Donghi, il "Figliol prodigo" di Alberto Savinio e le "Zingare" di Massimo Campigli, la "Piovra" di Scipione e i "Buoi" di Viani, l'"Amaca" di Felice Carena e il "Montale" di Peyron, i "Giovani in riva al mare" di Gentilini e la "Statua naufragata" di Nathan, lo "Schermidore" di Del Bon e i "Giocatori di polo" di Birolli, oltre a dipinti e sculture astratte di Fontana, Ghiringhelli e Radice. Insomma opere che condensano il carattere di questa epoca fatta, come dice Ragionieri da una "speciale miscela fatta di innovazione e memoria, questo equilibrio fra ragioni della forma e diritti della fantasia, che raggiunge gradi altissimi di qualità, e può indicarsi anche come uno fra i semi all'origine del futuro e decantato made in Italy". 

Una decade che, avverte Susanna Ragionieri: "Si esprime attraverso un'originale rimeditazione degli stimoli provenienti dal contesto europeo, francese e tedesco, ma per estensione anche scandinavo e russo, combinata con l'ascolto e la riproposta di una tradizione quella italiana del Trecento e Quattrocento, già passata al vaglio, con i Valori Plastici e il Realismo magico del decennio precedente, di una tensione verso essenzialità e purezza di forme, spesso venate da una sottile inquietudine". 

La mostra parte dai cosiddetti centri artistici che hanno fatto scuola divenendo in quegli anni manifesto di uno stile e di una ricerca, come la Torino di Casorati, la Roma divisa tra classicismo e realismo inquieto e mai consolatorio (Donghi, Carena, Ceracchini), Firenze coni suoi accorati maestri neorealisti (Rosai, Soffici, Viani), e il Gruppo di Milano con i suoi novecentismi variegati da Sironi e Martini fino a Wildt e Funi. Si indaga l'ebbrezza delle avanguardie tra secondo futurismo e astrattismo, da Prampolini a romani Scipione, Mafai, Pirandello, Cagli e Gentilini con quelle dei milanesi Birolli, Sassu, Fontana, Marini e Melotti, quelle del siciliano Guttuso e dei friulani fratelli Basaldella. 

Mario Sironi diventa protagonista "portabandiera" di un'arte pubblica, raccontata attraverso bozzetti e studi preparatori per committenze. Si ripercorrono poi i "contrasti" tra avanguardie e tradizione, in un doveroso parallelo tra Italia e Germania, quando dopo la presa di potere nazista e soprattutto dopo le leggi razziali del 1938 l'arte moderna sarà bollata come "degenerata". Una chicca è il grande quadro considerato il capolavoro della pittura nazista, "I quattro elementi" di Adolf Ziegler, per la prima volta esposto in Italia. Dal design, si chiude con un focus su Firenze, in bilico fra eredità rinascimentali e presenze internazionali, da Rosai a Bernard Berenson, grande storico dell'arte americano che contribuì alla definizione dell'Italia e, di Firenze nello specifico, come culla dell'arte.

Notizie utili - "Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo", dal 22 settembre al 27 gennaio 2013, Palazzo Strozzi
Orari Tutti i giorni 9.00-20.00 - Giovedì 9.00-23.00
Biglietti: intero € 10,00; ridotto €7,50; € 8,50; € 8,00; scuole € 4,00
Accesso in mostra consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura
Informazioni: 055 2645155 www.palazzostrozzi.org 2
Catalogo: Giunti

FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

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