mercoledì 12 settembre 2012

Renoir, le donne e la bellezza Pavia celebra la "joie de vivre"



Alle Scuderie del Castello Visconteo una mostra racconta la lunga carriera del pittore francese, uno dei padri-fondatori dell'impressionismo. Tra dipinti, pastelli e disegni, si ripercorre un'arte devota all'essere umano


"Per me un quadro deve essere una cosa piacevole, allegra e bella, sì bella! Ci sono già troppe cose spiacevoli nella vita che non è il caso di crearne anche delle altre". Un pamphlet da autentico pittore della "joie de vivre", queste famose parole di Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), che restituiscono con affetto la sua concezione dell'arte. Fu universalmente uno dei più raffinati e tecnicamente audaci artisti impressionisti, ma non solo quello, non solo protagonista di un unico stile e corrente. Eppure, in sessant'anni di carriera e oltre cinquemila tele realizzate, l'equivalente dell'intera produzione di Manet, Cézanne e Degas messa insieme  -  il numero di dipinti più importante mai realizzato prima di Picasso  -  il principio guida rimase sempre quello di esprimere un senso profondo di "felicità" della scena. Anche perché nei suoi quadri non vengono mai raffigurate né la bruttezza, né la vecchiaia né la tristezza.

Un'idea che vuole raccontare la mostra "Renoir. La vie en peinture", in scena dal 15 settembre al 16 dicembre nelle le Scuderie del Castello Visconteo, curata da Philippe Cros, promossa dal Comune di Pavia in collaborazione con la Provincia di Pavia, prodotta e organizzata da Alef  -  cultural 
project management. Protagonista, una selezione di dipinti, pastelli e disegni dell'artista, alcuni dei quali esposti per la prima volta in Italia, provenienti da importanti musei come la National Gallery of Art di Washington, il Columbus Museum of Art (Ohio), il Centre Pompidou di Parigi e il Palais des Beaux Arts di Lille. Opere che puntellano il lungo percorso di artista di Renoir, che sbarcava a Parigi all'età di quattro anni (era figlio di un sarto di Limoges), tredicenne entrava a bottega come decoratore di porcellane, ventunenne accedeva all'École des Beaux-Arts sotto la lezione di Charles Gleyre, e stringeva amicizia con Sisley, Bazille e Monet. 

Una carriera memorabile che iniziava proprio dalla folgorazione che nel 1863 al Salon des Refusés provò davanti a "Le déjeuner sur l'herbe (Colazione sull'erba)" di Manet, "entusiasmandosi di fronte ai colori, di una freschezza fino ad allora sconosciuta, e alla modernità del soggetto", dice Cros. Dal 1864, infatti, quando Gleyre abbandonò l'attività, Renoir e il gruppo dei futuri impressionisti lasciarono l'istituzione dell'atelier e si trasferirono a dipingere nella foresta di Fontainebleau, sulle orme dei pittori di Barbizon. Nasceva la pittura en plein air, all'aperto, quando scoprirono per la prima volta la ricchezza delle "ombre colorate", come racconta Cros: "Fu d'altro canto Pierre-Auguste ad affermare: Una mattina, avendo uno di noi finito il nero, utilizzò il blu: era nato l'impressionismo". 

Da questo esordio prende le mosse la mostra che inanella tutte le caratteristiche dell'arte di Renoir: "Ciò che distingue Renoir dagli altri pittori del gruppo  -  avverte Cros  -  è indubbiamente il posto centrale che egli riserva all'individuo in quanto soggetto a sé stante, mentre per gli altri impressionisti, essendo il paesaggio il soggetto principale, la figura umana spesso non è che incidentale, e solitamente appare come nota di colore. Per il nostro artista, invece, l'essere umano è il protagonista del quadro". Lo evidenziano opere come "Jeune femme au chapeau noir", "Madame Henriot en costume" che raffigura una delle modelle preferite dall'artista, o Portrait de Claude Monet, l'omaggio all'amico collega, tutti giocati sull'insuperata genialità di micro tocchi di colore giustapposti che costruiscono l'effetto vibrante e impalpabile ai volti delle sue figure. 

Ma si vedono in mostra anche paesaggi, seppur sempre abitati da figure umane, come nell'impressionista "Picking Flowers" dove l'artista riesce ad evocare a colpi di pennello l'atmosfera polveroso dell'afa estiva. Per poi saltare a "Les collettes" (1908) uno scorcio della campagna che circonda la casa colonica a Cagne-sur-Mer che il pittore acquistò nel 1907. Qui, ormai, l'impressionismo è un ricordo: Renoir lavora ormai sulla separazione sistematica dei toni di colore, che comunque dona alla scena un suo "moto" naturale, un movimento proprio, una instabilità luminosa. E non mancano le sue nature morte, all'insegna di una sperimentazione di forme e colori, come "atura morta con mele" (1905) e "Roses", dipinto da Renoir nel 1915 in occasione della morte della moglie: "un mazzo di rose per dimenticare il dolore".

Notizie utili - "Renoir.  La vie en peinture ", dal 15 settembre al 16 dicembre 2012, Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, Viale XI febbraio, 35 Pavia
Orari: dal lunedì al venerdì: 10-13, 15-19, giovedì: 10-13, 15-21, sabato, domenica e festivi: 10-13, 14-19
Ingresso: intero: 10 euro, ridotto: 8,50 euro 
Informazioni: www.scuderiepavia.com, tel.  02 45496874
Catalogo: Silvana Editoriale

FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

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