lunedì 17 ottobre 2011

Torna a splendere la Galleria Chigi uno dei gioielli del Quirinale

Restituita al pubblico una delle pagine più belle del barocco romano. Il recupero dopo dieci anni di lavoro. I lavori hanno portato alla luce anche alcune sorprese.

Dieci anni per riportare alla luce il tesoro del Palazzo del Quirinale. Si è concluso oggi il complesso restauro della Galleria Alessandro VII Chigi che vanta il capolavoro pittorico di Pietro da Cortona, genio portentoso del Barocco. Dopo il battesimo del presidente Giorgio Napolitano, l'apertura al pubblico è prevista dalla prossima domenica. I lavori hanno restituito la straordinaria decorazione pittorica delle pareti eseguita tra il 1655 e il 1656, mortificata dalle manomissioni volute da Napoleone quando nel 1811 ordinò al suo architetto di fiducia Raffaele Stern di segmentare la galleria di quasi settanta metri (e 700 metri quadrati) in tre sale (Gialla, Augusto, Ambasciatori) per gli appartamenti dell'imperatrice Maria Luisa. E dal cantiere sono emerse curiose sorprese come il mascherone, fiero e maestoso, sotto l'ultima finestra della sala degli Ambasciatori liberata, come le altre dodici finestre sul lato del Cortile d'Onore, dalle tamponature volute dai francesi. "Ha una forza irresistibile, a tal punto che pensiamo sia di mano di Pietro da Cortona e probabilmente un ritratto", racconta la soprintendente al polo museale romano Rossella Vodret che ha diretto la cura scientifica del restauro insieme al consigliere per la conservazione Louis Godart. 

"Dopo una perfetta alternanza di stemmi araldici della famiglia Chigi, all'improvviso compare il mascherone  - osserva Vodret - è un volto che parla. E' una testa apparentemente tratta dall'antico per la foggia dei capelli, ma i tratti del volto sono forti, propri di un ritratto. Ed è curiosa la posizione, nell'ultima sala, proprio sotto l'ultima scena del ciclo di affreschi dedicati all'Antico e Nuovo Testamento. Come se fosse una firma". Spicca, poi, la misteriosa scritta corsiva in verticale lungo lo stipite di una finestra della Sala Gialla. Si legge con difficoltà "Amato io sono qui prigioniero dentro queste mura" con la data che sembra citare il 9 gennaio 1836. Scatta subito l'enigma: com'è possibile che qualcuno abbia lasciato questo suo pensiero dopo il 1830, quando le finestre vengono murate a partire dal 1812? "Il fantasma del Quirinale", ironizza qualcuno. In realtà, gli studiosi che hanno seguito i lavori azzardano una soluzione: una tamponatura della finestra più tarda. E di nuove sfide per la Galleria Chigi parla Rossella Vodret: "I lavori continueranno sui soffitti, ora tutti ottocenteschi, ma dalle prima indagini è possibile che sotto ci sia la struttura originaria del Seicento". 

E coup de théâtre, a marzo del 2012 si parte con lo strappo dei dipinti ottocenteschi (il fregio nella parte alta) della Sala Gialla sulla parete verso la piazza: "E' un intervento a lungo discusso e ora autorizzato - avverte Vodret - Abbiamo eseguito i saggi e abbiamo constatato che sotto c'è integra la decorazione progettata da Pietro da Cortona. Le pitture ottocentesche saranno ricollocate su apposito supporti ed esposte sempre al Quirinale". "Questo restauro ci consente di riscopriamo un aspetto inedito di Alessandro VII Chigi  - avverte Luois Godart - sempre ricordato come un uomo della controriforma, ossessionato dalla morte. Dal 1655 commissiona a Pietro da Cortona un'opera straordinaria tutt'altro che macabra, anzi un canto per la vita, con questa sequenza a trompe l'oeil di colonne binate aperte sulla natura, da cui emergono animali e piante. E' il momento in cui Roma riscopre la gioia del Barocco".

FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

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