domenica 9 ottobre 2011

Modena saluta Josef Albers il raggio di luce della Bauhaus


La Galleria Civica celebra il pittore e designer, illustre maestro della grande scuola tedesca, con la prima grande mostra italiana. Quasi 180 opere ripercorrono la sua carriera, dai collage di vetri agli "Omaggi al quadrato" che rivoluzionarono le potenzialità del colore


Collage di vetri, stoffe, legni, fotografie, copertine di dischi, quadri ad olio dove il colore viene scaricato direttamente dai tubetti a coreografare effetti di ambiguità percettiva a suon di forme geometriche. Pittore, designer, grafico, il tedesco Josef Albers (1888-1976) è stato uno dei protagonisti più significativi della stagione del Bauhaus, la scuola fondata da Walter Gropius, prima come allievo e poi ininterrottamente docente fino alla chiusura nel 1933 per le pressioni dei nazisti, attraverso le varie sedi di Weimar, Dessau e Berlino. Dopo esser stato collega in cattedra di Klee e Kandinskij, sbarcò allo sperimentale Black Mountain College del North Carolina, dove insegneranno anche John Cage, Merce Cunningham e lo stesso Gropius, finendo per collezionare allievi prestigiosi come Robert Rauschenberg  e Cy Twombly, solo per citarne alcuni. 

La sua parabola creativa, tra le più originali ed eclettiche delle avanguardie del Novecento, viene raccontata per la prima volta in Italia dalla grande mostra "Josef Albers", dall'8 ottobre all'8 gennaio alla Galleria Civica di Modena sotto la cura del suo direttore Marco Pierini. Grazie alla preziosa collaborazione con la Josef & Anni Albers Foundation di Bethany (Connecticut) arriva a Modena l'intera collezione americana, con una sola eccezione, di 179 opere. C'è tutto il suo universo di ricerca artistica applicata, in questo percorso. 

Degli anni del Bauhaus, sfilano dodici lavori in vetro realizzate dal 1921 al 1932, i suoi collage di vetri traslucidi su tavola, con cui elaborava virtuosistici giochi di luce in una continua variazione di sfumature. Ancora, ventonove fotografie accanto ai suoi assemblaggi di immagini per orchestrare i bizzarri photocollage, insieme ad una piccola selezione di xilografie e di gouache. Un repertorio che testimonia la sua spiccata sensibilità alla manipolazione delle geometrie, costruendo scacchiere e griglie di forme isometriche per ottenere effetti prospettici innovativi, quasi a cercare una pionieristica tridimensionalità. Spiccano anche i mobili disegnati in questo periodo, che fondono in un linguaggio innovativo funzionalità e purezza di linee accanto alla sperimentazione dei materiali più disparati. Con il Black Mountain College, Albers sfodera una pittura a olio materica, dosata con la spatola, cavando il colore direttamente dal tubetto. Una scelta testimoniata da una decina di dipinti della seconda metà degli anni Trenta e degli anni Quaranta, che svelano la sapiente cura delle affinità cromatiche. 


Lo spazio della Palazzina dei Giardini dedica la scena alla nota serie delle "Varianti" (1947-1952), mentre  la sala grande di Palazzo Santa Margherita accoglie il ciclo della maturità "Omaggio al quadrato" (1950-1976), che si fregia di un prestito di un'importante collezione privata americana, e sfoggia l'ultimo "omaggio", compiuto a poche settimane dalla morte dell'artista, il 25 marzo 1976. La bellezza di questa sequenza cronologica di lavori sta tutta nella incredibile varietà di accordi cromatici in funzione del formato della tela: la cura maniacale e certosina dei pigmenti di colori ravvicinati orchestra effetti di profondità che animano in modo spettacolare la superficie del quadro. Una chicca, sono anche le sette copertine di dischi disegnate per la Command Records, la casa discografica fondata dal violinista e ingegnere del suono Enoch Light con l'innovativa confezione apribile, "gatefold sleeve", la cui invenzione si deve proprio alla collaborazione fra Josef Albers e Enoch Light. Come dice Marco Pierini: "Dalle sabbiature tentate sul vetro negli anni Venti, fino alle distese di prove di colore poggiate sul pavimento per scegliere i giusti rapporti di un nuovo Omaggio al quadrato, l'attitudine di Albers è rimasta sempre la medesima, quella di un infaticabile, coraggioso, avventuroso scienziato alle prese con un esperimento, se è vero che  -  come insegna Gregory Bateson  -  la scienza non prova, esplora".


Notizie utili - "Josef Albers", dal 9 ottobre all'8 gennaio 2012, Galleria Civica di Modena, Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini, corso Canalgrande. ModenaOrari: martedì- venerdì 10.30 - 13.00; 15.00 - 18.00, sabato domenica e festivi 10.30  -  19.00lunedì chiusoIngresso gratuitoInformazioni: 059 2032911/2032940Catalogo: Silvana Editoriale

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