mercoledì 26 ottobre 2011

Palazzo Sciarra, Michelangelo e Raffaello un confronto in 180 opere


IL periodo della vita di Michelangelo, da papa Giulio II a Clemente VII, quando a Roma lavorano pure Raffaello, Perin del Vaga, Sebastiano del Piombo, Salviati, Lorenzo Lotto, gli Zuccari; l’Urbe subisce il Sacco, e cambia volto; la Sistina e la Loggia della Farnesina a tre dimensioni; la copia del Giudizio michelangiolesco senza i «braghettoni»; i Fasti farnesiani e lo studio dell’antico: tutto questo è «Il Rinascimento a Roma, nel segno di Michelangelo e Raffaello», mostra di 180 opere organizzata da Mariagrazia Bernardini e Marco Bussagli per Fondazione Roma, da domani al 12 febbraio a Palazzo Sciarra. Michelangelo ritratto da Sebastiano del Piombo e Federico Zuccari; tra i Raffaello, i ritratti di se stesso, di Tommaso Inghirami e Alessandro Farnese; perfino una Pietà, restaurata ma controversa, che alcuni accreditano a Buonarroti, con la «Madonna Hertz» di Giulio Romano, e tantissimo altro ancora.

Epoca fondamentale, quella a cavallo del Concilio di Trento: la massima arte romana e del mondo. «Per questo Fondazione Roma ha voluto illustrarla; l’arte la chiamo la vera energia pulita dell’Italia: l’unica che possa dare un contributo a risolverne le crisi», dice Emmanuele Emanuele che presiede l’organismo. Del resto, Michelangelo realizza l’Apollo-Dafne, qui esposto, per l’allora comandante delle guardie del Papa; e accanto, ci saranno il Crocifisso di Oxford e la Pietà di Buffalo, capolavori ancora discussi. Nasce anche il San Pietro moderno, e ne vedremo il modello ligneo, e i disegni; e già Raffaello ispira altri autori. Roma, dice Mariagrazia Bernardini, «era il centro assoluto della produzione artistica»: Michelangelo e Raffaello le offrivano strade bellissime, ma in antitesi; la città era tutto un cantiere; si decorano Castel Sant’Angelo e Villa Madama, Trinità dei Monti e San Pietro in Montorio; si riscopre la Domus Aurea; in Vaticano, davvero un fervore. Tante opere, da tempo fuggite, ritornano per l’occasione; ne vedremo altre, di solito perfino difficili da ammirare; l’arte, dopo queste realizzazioni, non sarà più la stessa. Si apprezzeranno pure gli oggetti d’uso e le mattonelle per i pavimenti (Raffaello le disegna per le Logge). Rende il clima perfino il Ritratto di Lutero, di Lucas Cranach il Vecchio: tempi difficili, ma con un’arte davvero immensa.


FONTE: Fabio Isman (ilmessaggero.it)

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