lunedì 8 febbraio 2010

Le orbite impassibili di Grazia Toderi


Fissa, apparentemente immobile ma inesorabilmente in trasformazione, è anche l’ultima immagine video di Grazia Toderi (1963), con le sue città notturne a volo d’uccello, illuminate da luci rossastre simili a quelle delle piste aeroportuali. «Orbite rosse» è il titolo dalla personale dell’artista in corso a Milano, alla Galleria Giò Marconi, dove insieme a due grandi videoproiezioni, sono esposti disegni grigi realizzati con grafite, argento e stagno fuso. Opere preliminari, scarne e essenziali, sul movimento orbitale di un oggetto attorno a un altro, in una sorta di spazialismo rinato. Se il lavoro si focalizza sull’apparizione della luce contro una superficie (il video), lo spaesamento - prodotto dal lento doppio movimento rotatorio della fantasmagorica metropoli - crea una reazione fisica di vertigine. C’è un inquietante rumore di fondo, massiccio e lontano, come un brusio planetario. È come immergersi in un mondo sovrappopolato da creature invisibili le une alle altre. Ci sono artisti che rifanno apparentemente sempre la stessa opera, con scarti minimi, impercettibili e costanti verso un approfondimento insaziabile della propria ricerca, e artisti che invece usano forme sempre diverse. Toderi appartiene alla prima tipologia e crea un’attesa sempre sorprendente. C’è una parentela lontana tra i suoi video e l'Empire State Building, che Andy Warhol filmò la notte tra il 25 e il 26 luglio 1964 dalle 8,06 di sera alle 2,42 della mattina. Ma Warhol filmava la realtà, senza filtri e mediazioni nello scorrere del tempo, mentre Toderi crea città inesistenti, città invisibili alla Calvino, combinando, sovrapponendo e svuotando di vita immagini reali di più città. Ma c’è anche l’artista cinquecentesco Jacopo de' Barbari con la sua «Venetia MD» a dialogare con le metropoli fantascientifiche di Toderi.

GRAZIA TODERI
MILANO, GALLERIA GIÒ MARCONI
FINO AL 6 MARZO.

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