giovedì 25 giugno 2015

Con il Fai rinascono gli affreschi di Lucio Sesto

 
Sono rimasti chiusi dentro casse per quasi quarant'anni, nel torpore dei magazzini del comune di Orbetello. Un tesoro di raffinati affreschi e mosaici risalenti al I secolo avanti Cristo, rinvenuti nella Villa romana di Settefinestre appartenuta a Lucio Sesto della famiglia senatoria dei Sesti, e grande amico di Cicerone, che si estendeva fra Capalbio e Orbetello.

Un patrimonio che riaffiorò durante una delle campagne di scavo più fortunate del panorama italiano, tra il 1976 e il 1981. A guidare l'impresa all'epoca, l'archeologo Andrea Carandini che proprio oggi ne firma la “rinascita” dall'oblio. Lo fa da presidente del Fai, il Fondo ambiente italiano, che mette in campo un progetto di valorizzazione.

Con il piano “Puntiamo i riflettori”, la fondazione no profit e il suo Gruppo Fai Maremma (diretto da Lalla Cibrario) sigla una liaison illuminata con la Soprintendenza archeologica della Toscana e il comune di Orbetello, per trasformare l'Ex Polveriera Guzman, già sede del Museo archeologico comunale di Orbetello, nel museo della Villa di Settefinestre, dove esporre in modo permanente tutti i reperti del territorio. Pronte già le prime risorse per avviare il restauro dei reperti.

La Villa di Settefinestre ha una sua originalità. Carandini la definisce la “Via col vento dell'antica Roma”, perché qui gli schiavi lavoravano in squadre di 10 come fossero stati operai di un'azienda capitalistica. Dobbiamo immaginarla con distese di grano, viti, olivi, con una ricca abitazione padronale, circondata da tante basse casupole costruite sul modello delle porcilaie per la manodopera addetta alla campagna. Quanto al suo proprietario: «Siamo sicuri che appartenesse a Lucio Sesto - doce Carandini - Abbiamo trovato i bolli con la sigla LS».

Le decorazioni pittoriche sono un virtuosismo del II stile pompeiano. Gli affreschi sfoggiano scene con sfondi teatrali e architetture fantastiche com'era la moda dell'epoca. I mosaici dei pavimenti regalano motivi geometrici policromi e sequenze di tarsie marmoree in perfetto opus sectile. L'originalità della Villa, secondo Carandini, sta tutta nell'impianto del complesso residenziale. La villa di Settefinestre, costruita in età repubblicana, era molto estesa, disposta su vari terrazzamenti che risalivano dal muro turrito fino alla cima della collina dove sorgeva il corpo centrale della villa, appoggiata su un sistema interno di gallerie, detto criptoportico, che si aprivano sulla valle sottostante con degli archi, quasi delle finestre. Da qui il suo nome.
 
FONTE: ilmessaggero.it

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