lunedì 1 febbraio 2016

La Statale Arte: Durk, apre le porte all'arte armena


Un nuovo grande evento culturale dell’Università degli Studi di Milano propone l’allestimento di mostre personali di artisti italiani e stranieri nei cortili di via Festa del Perdono, trasformandoli in un museo di scultura all’aperto. Primo artista ospitato Mikayel Ohanjaanyan, con le sue opere in basalto per ricordare il genocidio del suo popolo


Con l’inizio dell’anno accademico alla Statale di Milano prende il via anche un’iniziativa che pone l’arte contemporanea al centro degli interessi e dei meravigliosi spazi dell’Università. “La Statale Arte”, questo il nome del progetto, è un’operazione triennale, che prevede due mostre di scultura l’anno. Tutti gli artisti invitati saranno chiamati a realizzare un’opera in “site-specific”, quindi pensata per dialogare con il luogo che la ospita, ma anche con gli studenti che frequentano e praticano i loggiati e i cortili seicenteschi. Per il primo intervento, che rimarrà esposto fino al 19 marzo, è stato invitato un giovane artista armeno, Leone d’oro con il padiglione dell’Armenia alla 56esima Biennale di Venezia: Mikayel Ohanjaanyan.  

Nato a Yerevan nel 1976, dove ha frequentato la State Accademy of Fine Arts, è molto legato all'Italia: si è trasferito nel nostro Paese nel 2000, per laurearsi nel 2005 alla Accademia di Belle Arti di Firenze e ha poi deciso di fermarsi a vivere e a lavorare nel capoluogo toscano.  L’installazione pensata per la Statale, dal titolo "Durk " è la sua prima personale milanese. Presenta due enormi massi, piuttosto regolari, segnati da solchi, nei quali passano le corde che li sostengono, mentre poggiano in equilibrio sulla base di uno spigolo. La pietra usata è il basalto, l'artista lo ha scelto come simbolo del suo Paese, perché è molto diffuso. "Esprime un senso di appartenenza - ha spiegato l'artista – da rimarcare con forza nella ricorrenza del centenario del genocidio del popolo armeno da parte dell'esercito turco". Così, dopo l’esposizione sull’isola di San Lazzaro a Venezia, la scultura di Ohanjanyan torna a confrontarsi con un’architettura che aiuta a meditare, a contemplare e a riflettere sul passate e sul presente.

“L’idea di inaugurare il progetto "La Statale Arte" con Ohanjanyan è stata proprio dettata dalla consapevolezza del suo sapersi relazionare con l’architettura circostante: l’opera di Mikayel sembra sentire particolarmente il ritmo dello spazio esterno e ne sa proporre uno proprio. I segni rigorosi delle sue sculture e la sua sapienza tecnica sono poi il risultato di una profonda riflessione in ultima analisi sull’uomo, indagine in cui la sua storia personale si intreccia ad echi del paesaggio e della cultura armena”, ha sottolineato la curatrice del progetto, Donatella Volontè. "Dur", in armeno antico significa ‘porta’, e le due sculture rappresentano un omaggio alla musica, rappresentano il lato plastico di una dimensione dissonante, simbologia che utilizza un codice linguistico che Ohanjanyan propone per creare sintonia tra l’architettura storica dell’Università degli Studi e le linee geometriche contemporanee che trovano appoggiano sull’antichità. "Durk", continua la curatrice: “E’ un lavoro creato appositamente per il loggiato del cortile seicentesco: è costituito da due strutture cubiche tenute in equilibrio da un piccolo cubo posto al centro dello spazio che intercorre fra loro: ha uno sviluppo orizzontale, opposto alla verticalità delle colonne che lo inquadrano, ed è un’indagine sulla tensione e sugli equilibri, sulla staticità e sulla dinamicità”.

Nel cortile d’onore si incontra invece “Tasnerku + 1” (dodici +1), posta lungo la diagonale est/ovest, è la versione ampliata di "Armenity",  realizzata  per la mostra al padiglione Armeno della Biennale, curata da Adelina von Fürstenberg. Da dodici gli elementi sono passati a tredici, per comporre un numero primo e proseguire in senso unitario un ciclo che continua ad essere attivo e vitale.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

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