giovedì 14 aprile 2011

Principessa Borghese scatti intorno al mondo

Magnifica Anna Maria de Ferrari, Principessa Borghese-fotografa (1874-1924). Soprattutto perché il suo fascino, di entomologa della vita, cresce poco a poco, levita in una progressiva ammirazione silente. In alcuni di questi fotogrammi lacustri (la famiglia del marito Scipione Borghese, discendente del collezionista di Caravaggio, non possiede soltanto latifondi nell’Agro Pontino, ma anche ville sul Lago di Garda) ti par d'udire addirittura l’affondo di remi solitari ed ancora manzoniani. Le prime immagini che ti conquistano, sono quelle alla Gegé Primoli (il parente di Napoleone pioniere-fotografo della Belle Epoque) alle degasiane cacce di Bracciano, oppure con le amiche nobildonne distese sui parapetti del lago, o ancora con le prodezze nautiche del sodale Nicola degli Albizi, catturato al volo, mentre si tuffa in una levità pneumatica, alla Lartigue. 

Ma l’eleganza aristocratica non basta a questa nobildonna, che segue il marito diplomatico radicale in viaggi coraggiosissimi, nel Giappone, che fu di Felice Beato, ma ora è già mutato, in Afghanistan o in una Samarkanda assolutamente vergine di turismo. Ogni paese uno stile, davvero. In Asia soprattutto la tiratura, meglio, il trattamento artificiale dalle carta di stampa, è granulosa, petrosa, scultorea, senza rischiare cedimenti pittorialisti. Ma non c’è mai nulla di pompier, di leccato in lei, così come quando fotografa, senza lagrimosità materna, una bambina derelitta sull’acciottolato nudo della palude Pontina, oppure appunta un diario di casa, magari l’accidia della vecchia madre ottantenne. 

Ed è incredibile quello scatto riflesso nello specchio del guardarobone di casa, con lei che sta per scattare e la vecchia madre derelitta sullo sfondo, quasi cadavere: un taglio che sta tra Florence Henry e Claude Cahun. Questa pioniera d’una nuova Kodak, portatile, istantanea, ha nel sangue il montaggio di stampo sovietico ed il gusto dell’ombra proiettata, che sarà poi del Bauhaus di Moholy-Nagy e Feininger. Soprattutto quando si autoritrae cinerina, come la Duse appunto di Cenere o lascia cantare l’arabesco delle ombre di cavalli e militari, a Baghdad, nel 1900. 

ANNA MARIA BORGHESE. IL RACCONTO DI UN'EPOCA 
ROMA, CALCOGRAFIA 
FINO AL 29 MAGGIO

FONTE: lastampa.it

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