sabato 2 gennaio 2016

Il 'museo dei cuori infranti'

A Zagabria, una collezione di cimeli che raccontano la fine delle storie d'amore

Quante volte aprendo una vecchia scatola, un cassetto, un diario, riemergono fotografie, oggetti, lettere di amori passati. A volte troppo ingombranti per restare con noi, ma troppo preziosi per essere buttati: ora questi ricordi hanno un nuovo luogo di appartenenza, addirittura un museo ad essi dedicato. AZagabria, in un palazzo settecentesco del centro storico, ha sede uno dei musei più curiosi d'Europa: "Muzej prekinutih veza" o Museum of broken relationships, noto come "museo dei cuori infranti". Qui gli oggetti appartenenti a relazioni finite vanno a far parte di una grande opera d'arte partecipata, un rito di esorcizzazione collettivo, ma anche un monumento a ciò che è stato. L'idea nasce proprio da una storia di amore finita, quella tra l'artista Drazen Grubisic e la produttrice Olinka Vistica; una volta separati, i due decisero di creare qualcosa perché quello che era finito non sparisse del tutto, realizzando così una mostra nel 2006. Presentata per la prima volta al 40° Salone dell'arte applicata e del design di Zagabria, la mostra è stata ospitata con enorme successo in moltissime città d'America, d'Europa e d'Asia. Da New York a Città del Capo, Istanbul, Londra e Singapore, e ad ogni tappa acquisiva cimeli e ricordi di relazioni sentimentali finite. Il pubblico infatti poteva donare un oggetto all'esposizione, prendendo parte alla creazione che così cresceva e cambiava ad ogni tappa. Ancora oggi la mostra viaggia nelle maggiori città del mondo, ma è a Zagabria che ha trovato la sua fissa dimora dal 2010. 
 Il museo è articolato in tre parti. La prima è virtuale: www.brokenships.com è il sito dove è possibile condividere in rete la propria esperienza, i ricordi e i luoghi dell'amore finito; c'è poi lo spazio fisico del museo, dove gli oggetti vengono esposti e sostituiti ciclicamente con i nuovi arrivi; infine c'è una parte interattiva, la 'Stanza delle Confessioni', nella quale i visitatori lasciano dichiarazioni personali (in formato audio) legate alla loro vita di coppia. Il percorso espositivo mostra centinaia di reperti sentimentali provenienti da tutto il mondo. Totem di amore e di rabbia, dai classici pelouche, ai bigliettini, passando per anelli, fotografie, fino a feticci più bizzarri: nani da giardino distrutti durante una lite, un'ascia, una gamba artificiale di un reduce, un sacchetto di pasticche di ecstasy. E ancora: telefoni, scarpe, compilation romantiche, collezioni intere di dischi. Pezzi di vita che possiamo ritrovare nelle nostre storie individuali, spesso simili, al di là dei confini geografici e delle nazionalità, ricordi universali in cui tutti possono riconoscersi. L'idea che ispira questo progetto non è legata al sentimentalismo o alla malinconia, ma ruota totalmente intorno al superamento del senso di fallimento che lasciano le relazioni amorose finite. Alla base c'è il desiderio di andare oltre il puro dolore, c'è l'elaborazione della sofferenza e quindi la rinascita e il conforto che questi oggetti, piccolo tesori perduti, posso portare una volta raccolti ed esposti. Si offre la possibilità di liberarsi del concetto di fallimento grazie alla creazione e alla partecipazione: che sia per una sorta di liberazione terapeutica o per semplice curiosità, le persone decidono di esibire la loro storia in un rito, in una sorta di cerimonia collettiva e solenne.  

FONTE: lastampa.it

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