domenica 30 novembre 2014

Street Art “en plein air” sull’isola di Djerba


Fino a giugno 2015 un grande evento fonderà tradizioni occidentali con quelle orientali: è la forza dell’arte, che unisce e coinvolge sempre…

Molte città in tutto il mondo si sono guadagnate la fama da “progressiste” appoggiando la scelta di abbracciare, tra le loro vie e strade, la street art. Come è avvenuto negli ultimi mesi in città come Melbourne e Praga, giusto per fare un esempio. Ma la capitale dell’arte urbana en plein air non è una città molto conosciuta. Ma ben presto lo sarà.  Stiamo parlando di un piccolo villaggio sull'isola tunisina di Djerba.
 Er-Riadh è il suo nome: qui si è recato in “visita” un gruppo improbabile di ospiti: 150 artisti di strada provenienti da 30 Paesi di tutto il mondo. Il progetto è partito da uno street artist franco-tunisino, Mehdi Ben Cheikh, fondatore nel 2004 della Galerie Itinerrance a Parigi, che ha lanciato il Djerbahood Festival: l’iniziativa è stata condotta in circostanze del tutto legali, con l’appoggio del Comune e degli  artisti che vivono nel villaggio. Tra i nomi di spicco presenti, ci sono anche BomK, Liliween, Shoof, Roa, C215, Faith47, Know Hope, Herbert Baglione ed El Seed.
 Un progetto non facile per uno scenario decisamente insolito: l’idea di Djerbahood è quella di far immergere i grandi nomi della street art all’interno di un ambiente urbano che ha poco a che fare con la classica concezione artistica occidentale. Puntando a creare nuovi spunti culturali e contrastanti con quelli storici locali: “ebrei, cristiani e musulmani qui hanno vissuto in pace per oltre 2000 anni. Il mio obiettivo era consolidare questa convivenza e offrire ai disegnatori una tela unica nel suo genere”, ha dichiarato il gallerista. 
 Colorate, surrealiste, variegate, interculturali: le immagini fondono elementi della tradizione araba con quelli della più moderna civiltà occidentale. Il progetto proseguirà fino a giugno del 2015, quando tutti avranno finito di lavorare sui muri del villaggio. “È una vera mostra con una vera scenografia. Ho dato a ciascun artista un muro e abbiamo discusso insieme dei lavori da realizzare”. A dimostrazione che l’arte unisce, e che una cultura diversa non la si può imporre: la si può soltanto abbracciare.
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FONTE: FRANCESCO SALVATORE CAGNAZZO (lastampa.it)

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