domenica 23 novembre 2014

Objecticide, l’assassinio di un mobile


Lor-K è un artista francese che crea installazioni con i mobili trovati per le strade di Parigi: abbandonarli è come ucciderli

Materassi squartati, divani smembrati, wc frantumati e lasciati a morire in pozze di sangue. Sono macabri omicidi rituali quelli che Lor-K, artista francese, inscena lungo le strade di Parigi con le sue installazioni di oggetti ‘assassinati’: Objecticide è la serie di opere che gridano l’orrore dell’abbandono dei beni di consumo. Lasciare gli oggetti ingombranti sul ciglio della strada è purtroppo una pratica assai diffusa, che se da un alto permette a chi ne ha bisogno di appropriarsi gratuitamente di un pezzo di recupero, dall’altra finisce spesso per sedimentare in certe aree, certi quartieri, un discreto livello di degrado.

Rifiuti solidi, grossi, ingombranti come televisori, lavatrici, materassi, frigoriferi, poltrone, ombrelloni da giardino, scrivanie e chi più ne ha più ne metta punteggiano le strade cittadine delle grandi metropoli. Umanizzandoli fino all’estremo, cioè dotandoli di sangue e ‘viscere’ Lor-K pone l’accento sull’uccisione degli oggetti di consumo, che egli personifica evocando una sorta di legame emozionale con essi. I beni materiali infatti non sono tutti uguali: ad alcuni csi affei ziona, ci si lega, e l’umanità di cui l’artista li dota ci offre una visione insolita su di essi. Macabra, ma stranamente coinvolgente. Stranamente perché è di un materasso vecchio l’oggetto in questione. O la tazza di un gabinetto. O un tavolino. Eppure ci dispiace, ci colpisce la sua tragica 'morte'.

Lor-K smembra e tinge di rosso i mobili che trova per strada, lo fa sul posto e lì li lascia a giacere vittime di un barbaro omicidio, con ferite aperte e sanguinolente. La messa in scena nello spazio urbano fa parte di una sorta di performance in cui la città diventa cornice, il luogo del ritrovamento è anche quello in cui l’opera d’arte viene concepita e ri-abbandonata. Ogni creazione è unica e impossibile da riprodurre, anche perché solo una fotografia testimonia la sua presenza prima che l’amministrazione locale la rimuova. L’arte si riappropria della città e con essa accoglie anche i suoi rifiuti, i suoi scarti.

FONTE: lastampa.it

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