sabato 12 novembre 2011

Tabusso, è fiabesco il colore della neve

«Mac fioca»: tra mercatini, villaggi, ponti, giostre, locomotive

Farebbe capolino anche Guido Gozzano chez Biasutti rammentando il vergiliato sotto la neve di un secolo fa, come meta l’Esposizione al Valentino. Nella galleria di via della Rocca si inaugura oggi alle 18 Mac fioca, un omaggio di Francesco Tabusso alla candida visitatrice, come la salutavano i giornali d’antan, o, si attinga nella bottega poetica del Bel Guido, la «retorica neve “a larghe falde” della terza elementare un’immensa pagina bianca sulla quale è facile disegnare le più strane fantasie...». 

Ecco il pittore princeps, Tabusso, l’ultima favola, l’ultimo affabulatore in una città che, di Artissima in Others in Arte povera, si costringe a un tour de force robotico, smemorando le voci artigianali, i sentieri hors-catégorie (Ettore Fico, per esempio), le sue pagine più naturalmente magistrali (Mario Calandri: quale pubblico podio vorrà ariostescamente riconoscergli «quel che io vi debbo»?). 

Una promenade in una ventina di stazioni, un ritorno all’innocenza che solo la fuoriuscita dall’eden, che solo l’incespicare nel mondo, può, come testimonia l’atelier di Tabusso, sottrarre a ogni melensaggine, generando la «couche alta e tormentata» non sfuggita a Luigi Carluccio, mai corrosa voce, a trent’anni dalla scomparsa. Bruno Gambarotta e Gianfranco Schialvino (firmano i testi in catalogo) tessono il fil rouge che annoda mercatini, villaggi, ponti, marine, giostre, locomotive (i binari su cui confesserebbe di aver felicemente vissuto Pablo Neruda...). 

E’ il cuore nordico di Francesco Tabusso, mai tardo, mai arido, mai, montalianamente, «scordato strumento», a pulsare non lontano da piazza Maria Teresa, dove - lo rammentava Carlo Bernardi, il padre di Marziano - Arturo Graf, l’ideatore delle «sabatine», «imbacuccato nel paltò», giocava a palle di neve con gli allievi. 

Tabusso «fiammingo». Va da sé. Ma non dimenticando di scovarne le affinità sotto la Mole, tematicamente «Le arance, la neve e le officine Diatto» di Carlo Levi, stilisticamente il Gigi Chessa di «Figura con paesaggio invernale» del 1920, una donna magicamente straniata. Di fioca in fioca, mac fioca, ingresso vietato, beninteso, ai «fafioché». 

Galleria Biasutti via della Rocca, 6/B tel. 011/814.10.99 
Fino al 24 dicembre 

FONTE: Bruno Quaranta (lastampa.it)

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