sabato 29 agosto 2015

Miniature dal mondo. A Venezia il mecenatismo alla Benetton

Miniature dal mondo. A Venezia il mecenatismo alla Benetton


La Fondazione Cini ospita una grande esposizione che riunisce opere in formato 10x12 da autori di tutto il mondo e di diversa estrazione, dal vero e proprio artista del Terzo Mondo, allo Steven Soderbergh che esce dal suo ambito abituale. E' il frutto della ricerca pluriennale dell'imprenditore veneto


In tempi di guerre, conflitti, Isis, accoglienza di profughi e disordini politici, si può parlare di Paesi come Siria e Israele senza necessariamente usare connotazioni negative. Come? Concentrandosi sui loro artisti, ad esempio. L'occasione, questa volta, ce la offre una mostra, "Imago Mundi", che coinvolge tutti e cinque i continenti, con opere di 6.930 artisti provenienti da oltre 40 Paesi. La grande esposizione ci dà un'immagine del mondo diversa da quella che ci raccontano i fatti di attualità e i giornali: con i loro lavori, gli artisti, ci consegnano una testimonianza diretta del loro sentire. Lo fanno con una particolarità, quella di esporre - tutti - un'opera della medesima dimensione di 10x12 centimetri. Piccoli pezzi che formano una Mappa dell'arte nuova, come recita il sottotitolo della mostra, visitabile, a ingresso gratuito, alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, sull'isola di San Giorgio Maggiore, dal 1 settembre all'1 novembre 2015.
L'esposizione raccoglie opere che provengono tutte dalla collezione di Luciano Benetton, anzi dalla varie collezioni,  acquistate nel corso degli anni nei numerosi viaggi di lavoro svolti dall'imprenditore veneto, che non ha mai smesso di visitare gallerie e incontrare chi l'arte la crea, in giro per il mondo. "La vastità di artisti presenti riproduce in un certo senso il mondo ideale che vorrei. Un mondo senza confini e senza barriere politiche, ideologiche o religiose. Dove si lavora per il bello" ha dichiarato Benetton. L'imprenditore del celebre marchio ha aggiunto: "Fosse per gli artisti, come dico spesso, non ci sarebbero guerre. Per questo ogni nuovo autore, collezione, popolo, nazione di Imago Mundi aggiunge una tessera creativa e appassionata a quella mappa dell'arte nuova che auspichiamo possa comprendere anche i luoghi dell'Utopia, della speranza e della pace" .

Così negli spazi espositivi sull'isola di San Giorgio gli artisti dell'Algeria convivono pacificamente a fianco a quelli Boscimani del Kalahari, includendo Nigeria, Sudafrica, Tunisia, Uganda/Rwanda/Burundi. Ma non c'è soltanto l'Africa. Presenti anche artisti delle Americhe: dal Brasile, tra gli altri, c'è un lavoro del famoso designer Fernando Campana ("Corallo", realizzato con penna permanente su tela), ma più spesso è facile imbattersi in lavori inediti di nomi spesso sconosciuti, come quelli degli artisti provenienti da Caraibi, Cile, Colombia, Cuba e persino quelli degli Indigeni nativi americani. Una chicca, invece, è quella che arriva dagli Stati Uniti: "Bardot No. 1", un'opera realizzata con tecnica mista dal regista Steven Soderbergh, nel 2013.

E come si diceva, i Siriani, prima di essere cittadini di un Paese in difficoltà, sono uomini e artisti, e qui lo dimostrano con la loro bravura così come gli abitanti di Afghanistan, Arabia Saudita, Corea del Nord, Filippine, Giordania, Iran, Israele, Siria, Tailandia, Tibet. Di quest'ultimo Paese non poteva mancare un'opera che rappresenta un mandàla, è "Mind of Love" e l'ha dipinto su seta Nyima Dhondup nel 2013.

Oltre all'Asia c'è anche la collezione che include opere provenienti dall'Europa: in questa sezione, che comprende Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Germania, Lettonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria, ci sono anche due opere di artisti presenti alla 56° edizione della Biennale di arte di Venezia. Si tratta di Maria Papadimitriou, che ad Imago Mundi espone il collage Family Reunion del 2014 ed è anche la protagonista del Padiglione della Grecia di quest'anno, e di Mimmo Paladino, a San Giorgio con "Harmonia", un disegno del 2014 e invitato alla Biennale nel Padiglione Italia. Non mancano le opere degli artisti aborigeni d'Australia.

Interessante notare la pluralità di soggetti e materiali usati: oltre ai classici oli su tela, c'è chi si è spinto a usare vernice di alluminio su gommapiuma traforata, come la svizzera Carmen Perrin per il lavoro "The Smallest Splash" del 2014 o come la filippina Geraldine Javier che, nello stesso anno, ha scelto di utilizzare inchiostro ed encausto su legno su tela per la sua opera senza titolo.  Nella collezione che include anche il Messico, l'artista Tania Candiani ha creato l'opera "The past was brought up to date" con ruote e ingranaggi di un orologio e testo dattiloscritto. É tessitura su telaio quella che ha creato invece l'iraniano Afsaneh Modiramani nel 2013: "Shadow of a Bygone Hero" (Ombra di un antico eroe). Zahra Hosseini, sempre dall'Iran, ha realizzato il suo lavoro usando cartone ondulato, pillole contraccettive e batuffolo di cotone.

All'esterno della Fondazione c'è un'installazione progettata dall'architetto Tobia Scarpa, costituita da cinque alte bandiere che rimarcano il benvenuto a una mostra globale. Tutte le opere, allestite dallo stesso Scarpa, sono collocate in agili strutture comode da trasportare, favorendo così che la collezione venga mostrata in più esposizioni itineranti, sotto la guida della Fondazione Benetton Studi Ricerche che, infatti, hanno già fatto vedere le collezioni in Senegal (Dak'Art Off 2014), passando per Roma (Museo Carlo Bilotti, 2014/2015) e New Orleans (NOMA, 2014/2015), fermandosi anche a Vienna (Belvedere & Winter Palace) e a Torino (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo) nell'ultimo anno. Entro la fine di quest'anno le nazioni e i popoli nativi coinvolti saranno 100 e più di 20.000 gli artisti: oltre che con le mostre e coi cataloghi, le opere e gli artisti si possono conoscere anche grazie al sito imagomundiart dove sono raccolte tutte le diverse collezioni .

Info utili:
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia
Dal 1 settembre al 1 novembre 2015
Orari: 10  -  19 chiuso il mercoledì
Ingresso libero

FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)

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