domenica 20 ottobre 2013

Dalle statue Bantu al grande design Pad, cinque continenti in mostra


A Londra, nel cuore di Myfair, parte oggi la settima edizione della manifestazione che raccoglie artisti e designer di tutto il mondo

Ci sono pochi posti al mondo dove vedere raccolta una selezione di oggetti preziosi come al Pad London, in Berkeley Square, in pieno Myfair, il cuore chic della capitale. Alla settima edizione, la manifestazione, che si apre oggi, raccoglie gallerie di arte e design dai cinque continenti: un’esposizione di pezzi unici, che la maggior parte del pubblico potrà solo accontentarsi di guardare. 

Quest’anno ha una spazio particolare l’arte tribale, con la celebre collezione africana di Bernard Dulon che espone una deliziosa statua lignea di un guardiano del sepolcro, appartenuta alla tribù Fang, Bantù dell’Africa Centrale. Non mancano reperti egizi, romani e greci che potrebbero essere stare in un museo, e di fatto molti hanno lunghe permanenze nei musei nella loro storia. Per la prima volta è ospitata, alla galleria Jean Christophe Charbonnier, una collezione di armature giapponesi medievali. 

Gli americani della Van De Weghe Fine Art hanno un disegno femminile in acquerello e matita di Egon Schiele, “La ragazza con lo scialle giallo”, proveniente da una collezione privata, esposto per la prima volta. Per quel che riguarda l’arte, le gallerie italiane sono in prima fila: la Tega di Milano espone la scultura di una formosa donna di Botero a cavallo di un altrettanto formoso cavallo, insieme a De Chirico, Fontana, Morandi, Picasso e Basquiat. Gli espositori italiani sono concordi nel dire che per loro è il mercato straniero ad essere diventato strategico, dai noi la crisi non perdona. 

Particolarmente ricca la presenta di opere di designer del XX secolo, come la lampada da tavolo di Pietro Chiesa alla britannica 88-Galleria, destinata ad arredare una casa disegnata da Carlo Mollino nel 1938. Oppure la ormai classica “Egg Chair” di Arne Jacobsen alla galleria svedese Modernity. Pad London è un museo da non perdere e per qualcuno una boutique dove chiudere con il possesso il cerchio del piacere estetico. 

FONTE: Claudio Gallo (lastampa.it)

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