mercoledì 11 settembre 2013

Prato. Il laboratorio del Rinascimento


Una grande mostra fa tornare a casa molti capolavori per raccontare un'altra storia della genesi del Rinascimento. E restituire alla città una parte dei meriti della nascita del momento d'arte forse più alto della storia.  "Da Donatello a Lippi. Officina pratese" è ospitata a  Palazzo Pretorio, dal 13 settembre  al 13 gennaio 2014. Oltre 60 opere e un comitato scientifico top class


"In sul canto a Mercatale, pur di Prato, dirimpetto alle monache di Santa Margherita... fece in un tabernacolo a fresco una bellissima Nostra Donna, con un coro di serafini in campo di splendore... e il resto di tutta l'opera è colorita con tanta freschezza e vivacità, che merita perciò essere lodato infinitamente"

(Giorgio Vasari, Vita di Filippo Lippi, 1568)

E' La città di Prato con il suo splendore antico al centro delle parole del Vasari, ed ora il secondo comune della Toscana per popolazione, con una mostra eccezionale, torna ad offrire un'occasione imperdibile per uno sguardo nuovo al Rinascimento.  Ad essere ricostruito, attraverso opere provenienti da musei di tutto il mondo, è un preciso periodo storico, un momento circoscritto, che nel Quattrocento ha visto avvicendarsi nella città, gli artisti più importanti dell'epoca. La "Manchester della Toscana", definizione attribuitale a causa dell'impetuoso sviluppo industriale che dall'Ottocento la vede tra le capitali della produzione tessile, tradizione risalente all'epoca medievale e che l'attuale crisi ha messo a dura prova, dietro a questo aspetto predominante, la città  vanta una realtà di attrattive artistiche imperdibili, sia storiche che contemporanee;  è infatti giusto ricordare la ricca attività espositiva e di ricerca del Museo Pecci, capace di attirare pubblico anche internazionale.


L'esposizione "Da Donatello a Lippi. Officina Pratese", curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, mette insieme opere provenienti da alcuni dei maggiori musei internazionali, come il Musée del Louvre o la National Gallery di Londra, tutte opere pratesi, realizzate proprio per la città e il loro rientro permette non solo di farle dialogare fra loro , ma di ricomporre per raccontare quel nucleo di rapporti e relazioni su cui si basò un tragitto fondamentale del percorso della storia dell'arte con la A maiuscola. 

Prato nel Quattrocento era un luogo ricco e vitale, il forte legame con i Medici e la presenza di validi imprenditori, determinò la necessità di legittimarsi e di crearsi un'identità propria, per superare il provincialismo che la caratterizzava. Ciò passò attraverso l'arte e la possibilità di attrarre i maggiori artisti presenti sulla scena. La fabbrica della prepositura di Santo Stefano (la cattedrale), diventa il cantiere attorno al quale ruota il centro artistico della città, oltretutto qui è custodito uno degli elementi identitari di Prato, la reliquia del Sacro Cingolo (la cintola dell'Assunta). Fu così che artisti come Donatello, Paolo Uccello e Filippo Lippi, con il loro passaggio e le loro opere, fecero fare un grande passo in avanti a Prato, che fu allora un'officina sperimentale del Rinascimento. 

Nel 1428 a Donatello e Michelozzo fu affidata la realizzazione di un pulpito sulla facciata della Pieve per l'ostensione della reliquia, opera che rappresenta uno dei frutti più alti della collaborazione tra i due scultori fiorentini. Prato conserva anche un'altra opera del giovane Donatello, un rilievo in terra cotta con Madonna e Bambino fra due angeli, realizzata poco dopo il 1410. 

In parallelo col pulpito, un altro grande giovane artista realizzava la decorazione della  cappella dell'Assunta: Paolo Uccello. Il ciclo con Storie della Vergine e di Santo Stefano, appartiene alla fase giovanile dell'artista, in mostra  si possono vedere altri suoi dipinti del periodo, opere caratterizzate da ori tardogotici, nelle quali si percepire già l'interesse, che diventerà poi ossessivo, per la prospettiva. Tra questi la pala "San Giorgio e il drago", uno dei prestiti arrivati da più lontano, proveniente dalla National Gallery of Victoria di Melbourne.

L'artista che segna maggiormente il rinascimento pratese è però Fra Filippo Lippi, la cui permanenza nella città dura più di un decennio e si caratterizza con situazioni che vanno oltre la realizzazione di opere artistiche. Scandali, tra cui la nascita di un figlio avuto da una monaca.

Filippo Lippi fu  chiamato a metà del secolo, nel 1452, per la decorazione della cappella maggiore della Pieve, vi rimase fino al 1467 alternando altri impegni alla realizzazione. In esposizione si trovano infatti opere coeve anch'esse cariche di quell'innovazione teatrale, fatta di soavità e dolcezza, che mette in secondo piano la razionalità prospettica, come ben testimonia la pala con la Morte di San Girolamo, in arrivo dalla Germania dal Staatliche Lindenau Museum.

Tra gli altri in esposizione si può ammirare il Maestro della Natività di Castello, forse identificabile con Piero di Lorenzo di Pratese, che poco prima del 1450 dipinse la sua unica pala d'altare qui ricomposta con la predella, divisa fra Londra e Philadelphia. Di Maso di Bartolomeo, autore del candelabro per la Pieve,  per la prima volta si può vedere il confronto con il suo gemello fatto per il Duomo di Pistoia. Fra Diamante, allievo fedele di Lippi è presente in mostra con ci varie opere che testimoniano la precisione che dà ai suoi lavori un sapore quasi iperrealista.

La settima e ultima sezione della mostra è dedicata a Filippino Lippi, nato a Prato nel 1457 dall'unione tra Lucrezia Buti e fra Filippo Lippi. All'età di soli 11 anni perde il padre e dopo un periodo di affidamento a Fra Diamante, verrà educato artisticamente dal Botticelli , che a suo tempo fu allievo di del padre Filippo Lippi.  Questo intreccio di personalità, si ritrova nella mostra: in esposizione c'è una predella di Filippino, con un crocifisso attribuito a proprio al Botticelli.   

La mostra è un'occasione storica per vedere uno dei momenti più alti dell'intera storia dell'arte italiana. Il Quattrocento rivive in questa grande esposizione che oltre ad essere frutto di una rigorosa ricognizione, offre la possibilità di conoscere capolavori, alcuni arrivati per la prima volta in Italia. Ad ospitarla sono gli spazi di Palazzo Pretorio, monumento simbolo di Prato, che riapre dopo più di 10 anni di restauri, nel 1998 fu chiuso per problemi strutturali. A Firmare il progetto dell'allestimento, promosso dal Comune di Prato, gli architetti Adolfo Natalini, Marco Magni e Piero Guicciardini. 

"Da Donatello a Lippi Officina Pratese"
Prato, Museo Civico, Palazzo Pretorio 
13 settembre 2013  -  13 gennaio 2014

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

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