giovedì 10 gennaio 2013

Rinascimento e cavalli al Castello

A Venafro inaugura il 18 dicembre la prima pinacoteca della regione. Ad accoglierla, lo straordinario Maniero di Enrico Pandone, signore d'armi appassionato di equitazione che fece ritrarre da illustri artisti iberico-fiamminghi

Il Molise, terra di sanniti, di antiche vie della transumanza, e oggi anche di pale eoliche, salite all'onore delle cronache per ridisegnare il paesaggio sotto il peso di vasti e controversi progetti di insediamento, sta per inaugurare la sua prima pinacoteca. Non una "semplice" galleria di quadri che ricostruiscono la più interessante attività pittorica di maestri locali o residenti. Ma un luogo "speciale", unico nel suo genere, che diventa "museo di se stesso". Si tratta del Castello di Pandone, storica roccaforte che domina Venafro, principale centro dell’alta Valle del Volturno per la posizione sulla biforcazione della via Latina verso la Campania e il Sannio.


Non altro che la "porta del Molise” nel punto di incontro con Lazio, Campania e Abruzzo. E' qui che il 18 dicembre apre le porte il nuovo Museo nazionale frutto del lavoro della Soprintendenza per i beni storico artistici del Molise in sinergia con la Direzione regionale per i beni culturali del Molise. Un evento, in tempo di crisi sotto la scure dei tagli alla cultura. Il Castello, restaurato e riqualificato per la nuova fruizione, è già di per sè un concentrato di storia. Il nucleo originario, la Torre Longobarda, risale al X secolo eretta su precedenti strutture romane. Seguono numerose trasformazioni nelle epoche successive, a partire da quella angioina, ma è nel Rinascimento che acquisisce la sua personalità imponente, quando diviene la dimora della famiglia Pandone, che aveva ricevuto il feudo dai re aragonesi.

Personaggio chiave sarà Enrico Pandone, con una passione smisurata per i cavalli. Allevatore doc, fu il patron di una serie di esemplari eccezionali che raggiunsero le corti più autorevoli di mezza Europa. Un amore che si tradusse anche in arte, perchè Pandone fece decorare il castello con una particolare galleria di "ritratti" equini a grandezza naturale. Unico nel panorama italiano, il cui solo possibile confronto è con la Sala dei Cavalli in Palazzo Tè a Mantova, affrescata per i Gonzaga da Giulio Romano ma solo poco dopo il ciclo venafrano.

L'eccezionalità non risiede solo nel tema, ma anche nella tecnica esecutiva di intonaco a rilievo e affrescato. La si deve alla probabile provenienza della bottega incaricata dell’impresa dall’ambiente napoletano, caratterizzato da pittori iberico-fiamminghi e artisti romani e lombardi, dai quali potrebbe derivare la ricerca di effetti prospettici nella rappresentazione dei cavalli a dimensione naturale. E i cavalli sono accompagnati anche da eleganti epigrafi che si scoprono negli strati di intonaco su cui lavorò la bottega, tra disegni preparatori, schizzi di navi, caricature, conteggi, versi, proverbi a carattere morale e amoroso in italiano, spagnolo, latino. Ecco l’immaginario preferito di un uomo d’arme come Pandone, che finì i suoi giorni nel 1528.

Il percorso museale si aggiunge a questo tesoro riscoperto. A partire dai frammenti di affresco del VII secolo da Santa Maria delle Monache di Isernia. Tante le chicche, come il polittico con scene della Passione di Cristo, realizzato in alabastro nel XV secolo da una bottega inglese di Nottingham. ioccano opere prodotte a Napoli per il Molise o da artisti molisani formatisi a Napoli nel Sei e Settecento, come la Madonna con Bambino e santi dalla Chiesa del Carmine di Venafro, che il raro pittore napoletano Simone Papa, allievo di Belisario Corenzio, firmò e datò 1612 influenzato dalla pittura tardo manierista e dal realismo caravaggesco.

O come San Sebastiano curato da Irene, proveniente dalla Chiesa Parrocchiale di Gildone, del caravaggesco Giuseppe Di Guido (Maestro di Fontanarosa), in un duetto con l’Andata al Calvario di Pacecco De Rosa. "E’ quindi opportuno considerare per questa regione un viavai di pittori, scultori, architetti e un traffico di opere con forme e contenuti aggiornati - avverte il direttore regionale Gino Famiglietti - una circolazione stimolata da committenti consapevoli di consolidare il controllo del proprio potere attraverso imprese decorative e architettoniche di qualità e di sorprendente originalità, come nel caso appunto di Enrico Pandone per il Castello di Venafro".

Notizie utili - "Museo nazionale di Castello Pandone", dal 18 dicembre 2012, Via Tre Cappelle

Venafro (Isernia).

Orari: martedì-sabato 10-13, domenica e festivi 9-13, 15-19.

Informazioni: tel. 0865-904698

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