mercoledì 9 gennaio 2013

C’è Serodine sulle orme di Caravaggio


Alla Pinacoteca Zust il grande del ’600 torna a casa

La prima mostra monografica di «Giovanni Serodine pittore d’Ascona» nel ticinese Palazzo delle Isole di Brissago risale al 1950 e precede di un anno il trionfo della mostra del Caravaggio nel Palazzo Reale di Milano. Le quattro opere del Serodine passate nel 1951 da Brissago a Milano, dove incontrarono il Tributo della moneta del Museo di Edimburgo e la Figura allegorica dell’Ambrosiana, fruttarono al pittore un’ammirata considerazione internazionale e una patente di sconvolgente eterodossia prerembrandtiana nel contesto del caravaggismo europeo di marca romana. Costituivano una sorta di tesoretto al quale andavano aggiunti altri capolavori esposti solo a Brissago, l’Invito ad Emmaus di Ascona, l’Elemosina di San Lorenzo dell’abbazia di Casamari, l’unica tela dell’artista esposta pubblicamente a Roma, e la colossale opera testamento del 1633, l’Incoronazione della Vergine della Parrocchiale di Ascona. Non era ancora stato scoperto il Cristo fra i dottori del Louvre, pubblicato solo nel 1986.

Intorno a questo tesoretto di uno dei massimi artisti del ’600, la cui nascita è ancora oggi dibattuta fra il 1594 ad Ascona e il 1600 a Roma da una famiglia immigrata, morto a Roma nel 1630 e del quale non c’è traccia documentale in patria, si sono susseguite le mostre ticinesi, a Locarno nel 1987 e a Rancate nel 1993, fino a questa con catalogo Silvana, a cura di Laura Damiani Cabrini e di Roberto Contini. Contini integra il tesoretto con due belle proposte, entrambe riferite alla metà degli Anni 20 del 1600 ed entrambe di collezioni private: una variante del Cristo fra i dottori del Louvre ribaltata da sinistra a destra e un Cristo deriso. Questo era stato esposto nel 1950 a Brissago come opera di Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti, già appartenuta alla storica collezione ticinese Grecchi Luvini. In questa si trovavano originariamente e sono in mostra il formidabile Ritratto del padre del Museo Civico di Lugano, il San Pietro in carcere di Rancate e la Sacra Famiglia di Ascona, esposti. Una copia coeva del Cristo deriso proviene dalla parrocchiale di Gordola nel luganese. Qui emerge la succosa novità della mostra «territoriale» come spiega il sottotitolo «Brezza caravaggesca sulla Regione dei laghi».

Il radicamento profondo, carnale dello straordinario maestro nel suo ceppo famigliare e, per suo tramite, nella terra d’origine è testimoniato da molti segni, ben al di là dell’invio di capolavori in patria. Basta guardare l’emergere dall’ombra caravaggesca del possente, compatto gruppo della Chiamata dei figli di Zebedeo di Ascona. Questa presenta al centro la testa scolpita di luce del pittore, che la scritta dedicatoria dichiara ventitreenne. Intorno a questa si accalcano, di fronte al Cristo additante il cielo, che è il fratello Pietro, il padre con altri due fratelli in piedi e la madre che abbraccia Giovanni e il quarto fratello Bartolomeo inginocchiati. Le piante dei piedi di quest’ultimo firmano la discendenza dalla romana Madonna dei Pellegrini di Caravaggio. Si affiancano in mostra le specifiche consonanze coeve delle opere di Tanzio da Varallo, di Borgianni, di ter Brugghen e soprattutto dell’olandese Stom, oltre agli approdi caravaggeschi nel territorio ticinese e lombardo fra il Lario e il Cusio-Verbano. Domina all’inizio la stupenda pala con la Visione dell’Angelo e i santi Cecilia,Valeriano e Tiburzio, dipinta da Orazio Gentileschi nel 1607 a Roma per Santa Cecilia a Como e oggi a Brera.

SERODINE E LA BREZZA CARAVAGGESCA

RANCATE, PINACOTECA CANTONALE ZUST

FINO AL 13 GENNAIO

FONTE: Marco Rosci (lastampa.it)




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