lunedì 6 giugno 2011

«Produco gadget, l'arte non basta»


Murakami: mescolo le tradizioni per far incontrare identità diverse. Nomadismo, contaminazioni, mercato. Il maestro a Palazzo Grassi.

Da globale, il mondo sta diventando apolide, cioè abitato da individui che non vivono dove sono nati o dove hanno le proprie radici. In questi giorni, Venezia è tornata ad essere la terra di questi apolidi. È diventata un'enorme sogliola brulicante di idiomi, segni e colori che ricorda un «superflat», ovvero quelle superfici dense di storia e cariche di futuro che caratterizzano le opere di Takashi Murakami, il maggior artista giapponese. Il cui lavoro The emergence of God at the reversal of faith - composto da 16 pannelli che occupano un'intera stanza - è esposto nella mostra inaugurata ieri a Palazzo Grassi. Una mostra che tratta proprio il tema del nomadismo: dei quaranta maestri contemporanei esposti, infatti, più del 50% non vive nel Paese dov'è nato.
«Io penso che la scelta dei curatori sia azzeccata e il titolo, Il mondo vi appartiene, sia una prospettiva giusta. Il mondo contemporaneo non può che parlare diverse lingue» afferma Murakami che, studio a New York a parte, è però un artista molto legato alla tradizione giapponese. Pertanto, il suo nomadismo si esprime soprattutto nel sovrapporre diverse tradizioni culturali e religiose. «Io sono un traduttore delle tradizioni» racconta. «Per capire come avvengono questi incontri tra identità diverse nella mia opera bisogna seguirne il processo creativo. Che, nel caso di questa esposta a Palazzo Grassi, parte da un teschio, riprodotto decine e decine di volte. Questo elemento è un riferimento alla tradizione cinese di 600 anni fa, poi copiato dai giapponesi. Le nubi che si vedono nell'opera sono invece ispirate a quelle del periodo Edo di 400 anni fa, e anche allora i temi figurativi erano ripresi dalla Cina. Dunque, io traduco queste diverse tradizioni nel mio quadro, ponendo elementi multiculturali su un supporto pittorico, anche come la tela, che è una espressione tipicamente occidentale».
I lavori di Murakami poggiano le basi nella tradizione cinese e giapponese più antica. Eppure, con la presenza di supereroi, manga e creature fantastiche, le immagini da lui create sembrano proiettare l'osservatore verso un futuro immaginifico. «Nella mia espressione pittorica c'è un'unione di due elementi: l'epoca della tradizione e quella pop. Il loro punto di unione è la linea. La linea dà vita a tutte le immagini, siano esse manga o qualsiasi altra cosa. La linea è lo strumento che aggancia le diverse tradizioni. In Giappone ci concentriamo molto sull'essenza della linea e sul suo concetto linguistico».
FONTE: corriere.it

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