venerdì 4 febbraio 2011

Quando il punk incontra le arti visive a Roma l'epopea di Patty, Iggy & co

All'Accademia di Francia una grande mostra racconta il movimento punk attraverso le arti visive. Con 550 oggetti d'autore, sfilano le provocazioni dai Sex Pistols ai Joy Division. Con la sorpresa inedita dei Bazooka, collettivo francese che ha firmato copertine per Iggy Pop e Patti Smith


Dal primo exploit televisivo dei Sex Pistols quando interpretano "Anarchy in the U. K." per la trasmissione So it goes di Anthony Wilson su Granada Television il 28 agosto del 1976, al primo passaggio dei Joy Division sulla BBC nel 1979. E' tra questi due eventi che si dipana la mostra "EuroPunk. La cultura visiva punk in Europa, 1976-1980" che va in scena dal 21 gennaio al 20 marzo all'Accademia di Francia Villa Medici, sotto la cura del direttore Éric de Chassey con la collaborazione di Fabrice Stroun, del Mamco di Ginevra, dove sbarcherà nell'estate 2011. Nonostante epilogo e prologo di questo racconto convergano sui portentosi protagonisti della scena musicale, la rassegna fa un'operazione più fine, indagando, anche in terre d'oltremanica tra Francia, Germania, Italia, Svizzera e Olanda, la prorompente cultura visiva che ha veicolato l'immaginario estetico del movimento punk che ha stupito, scandalizzato e travolto milioni di giovani. 

Al centro dell'attenzione critica sfilano, infatti, tutte quelle immagini inventate con chiassosa irriverenza, animalesca energia e gongolante provocazione per personaggi come Patti Smith, Clash e Iggy Pop, da parte di graphic designer, illustratori e artisti "agitatori". Come Jamie Reid, cui si devono le copertine dei dischi, manifesti o volantini dei Sex Pistols, dove spicca la celebre immagine della regina Elisabetta con gli occhi e la bocca coperti dal nome della band di Sid Vicious e dal titolo della canzone cult "God Save the Queen". O come Malcolm McLaren, ideatore, manager e deus ex machina estetico della mitica band, per non parlare di Vivienne Westwood stilista dall'estro visionario. "Non ci può essere una storia del punk che faccia a meno delle immagini  -  dichiara Éric de Chassey - Questo movimento non è mai rientrato nel campo dell'arte pure essendo una cosa diversa dall'industria culturale, si è persino rifiutato di essere dell'arte dimostrando però un'ambizione caratteristica dell'arte più alta, cioè cambiare la vita. Se vi è una specificità del punk in tutte le sue manifestazioni, è proprio questa, la volontà di cambiare il mondo". 

A dimostrarlo, allora, più di 550 oggetti d'arte riuniti per la prima volta, tra pezzi assai noti, e inediti dove si trovano abiti, fanzine, poster, volantini, disegni e collages, oltre a copertine di dischi e filmati, provenienti da collezioni private e pubbliche. Con la prospettiva che ne deriva che il punk non si limita solo ad essere un'esperienza culturale e creativa del Regno Unito. "L'unico equivalente alla potenza della cultura visiva dei Sex Pistols risiede nelle produzioni del gruppo Bazooka", avverte de Chassey, aprendo un capitolo insolito sul team francese costituito da Olivia Clavel, Lulu Larsen, Kiki Picasso, Loulou Picasso, Ti-5 Dur, Bernard Vidal e Jean Rouzaud rimasto anonimo per molto tempo e scovato dopo una lunga ricerca attraverso l'Europa. "Il gruppo nacque da una comunità d'interessi e di usi raggruppando principalmente studenti dello stesso atelier della Scuola delle Belle Arti di Parigi  -  racconta il curatore - Il modo in cui funziona questa associazione è quindi molto simile a quello di un gruppo musicale, anche se non ha mai realizzato né un disco né un concerto, serbando la propria energia per la creazione di immagini. Invece di suonare, questo gruppo gioca con le immagini, in un quadro di produzione molto simile al fumetto". 

Ne vengono fuori, infatti, pubblicazione in formato rivista, bollettini fotocopiati poi supporti di grande diffusione, caselle spesso successive, paginoni con un misto di immagini e di testi. In poche parole una forma visiva che trova nella stampa un  suo mezzo privilegiato. E da Jamie Reid ai Bazooka, l'estetica punk passa per una creatività agguerrita. C'è il gioco delle provocazioni (dagli errori d'ortografia all'iconografiche tra pornografia o apologia delle droghe dure). E c'è l'uso di riferimenti politici contraddittori (come quando nel 1977 la sigla Bazook in cima alla falce e al martello compare sulle pagine di Libération, e la bottega Seditionaries di Malcolm McLaren e di Vivienne Westwood griffa la camicia spesso indossata in concerto da Glen Matlock, con slogan come "Only Anarchists are pretty"). 

Notizie utili - "EuroPunk. La cultura visiva punk in Europa, 1976-1980", dal 21 gennaio al 20 marzo, Accademia di Francia - Villa Medici, viale Trinità dei Monti 1, Roma.
Orari: martedì-domenica 10.45-13, 14-19, giovedì fino alle 23.
Ingresso: intero €9, ridotto €7 (mostra + visita guidata dei giardini).
Informazioni: 06-67611, www.villamedici.it 2
Catalogo: Drago

FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

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