venerdì 18 febbraio 2011

Arte e giardini, la (nuova) reggia d’Italia


Il 26 febbraio l’inaugurazione. Poi, dal 17marzo, il via alle grandi mostre che Torino dedica ai 150 anni dell’Unità

Le cifre parlano chiaro e non soltanto quelle, in fondo ormai acquisite anche se eclatanti, degli 80mila metri quadrati di superficie, dei 35mila di facciate, degli 11 milioni di litri d’acqua della Peschiera Grande o delle 50mila nuove piante dei giardini della reggia sabauda: sono finora oltre centoquarantamila le prenotazioni per le mostre e gli eventi riuniti sotto la sigla «Esperienza Italia» che si divideranno, a partire dal 17 marzo, tra la Reggia di Venaria Reale, a pochi chilometri da Torino, e le Officine Grandi Riparazioni (le OGR) nel centro storico del capoluogo piemontese. Le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, che a Torino includeranno (tra l’altro) anche l’inaugurazione (il 19 marzo) del nuovo Museo dell’Automobile, fanno dunque già cassetta e giustificano le ambizioni del direttore di Venaria, Alberto Vanelli: «Prima eravamo solo la Versailles d’Italia; dopo queste mostre diventeremo come il Louvre».
L’inaugurazione del nuovo percorso museale della Reggia (prevista per sabato 26 febbraio a conclusione di una breve sosta forzata iniziata il 2 gennaio) appare così come la prova generale di «Esperienza Italia». Una preview contrassegnata dall’intrigante riallestimento firmato da Peter Greenaway (che metterà in scena la rappresentazione della vita di corte dei Savoia), il quale ha scelto però di non voler assolutamente perdere contatto con i decori di quegli ambienti (il Salone di Diana, la Cappella di Sant’Uberto, la Galleria Grande) che fanno della Reggia un gioiello del barocco europeo. Un «Teatro di architettura, storia e magnificenza», come viene definito il percorso, che accompagnerà il visitatore lungo due chilometri tra piano interrato (dedicato in particolare alla didattica e alle scuole) e piano nobile. E che dovrebbe confermare la consistenza del fenomeno Venaria: a cominciare dai 2.700.000 ingressi che in poco più di tre anni hanno collocato la Reggia (nata tra Sei e Settecento come residenza di piacere e di caccia dei Savoia, a lungo abbandonata dopo l’occupazione napoleonica, poi diventata dal 1998 fino all’apertura del 2007, il più grande cantiere di restauro d’Europa) tra i primi cinque siti culturali più visitati d’Italia.
Torino sembra davvero volersi riscoprire (forse per questo è stata da poco inaugurata la nuova variante verso Venaria che dovrebbe servire ad allentare la morsa del traffico). Puntando molto, appunto, sulla Reggia. A cominciare da La bella Italia. Arte e identità delle città capitali, la mostra allestita dal 17 marzo all’ 11 settembre nei (bellissimi) spazi della ritrovata Citroniera e nella Scuderia Grande (quella di Filippo Juvarra). Curata da Antonio Paolucci e allestita da Luca Ronconi e Margherita Palli (ci sarà anche un bellissimo tappeto d’erba con i differenti colori delle stagioni) proporrà una serie di spazi ciascuno dedicato ad una della capitali preunitarie (Torino, Firenze, Roma, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Parma, Modena, Napoli, Palermo). Oltre trecentocinquanta le opere (da Giotto a Beato Angelico, da Donatello a Botticelli, da Canova a Hayez, da Velazquez a Bernini) «per affermare il profilo di un’arte e di uno stile». Quello, appunto, italiano. Quello «dei grandi maestri dell’arte italiana dall’antichità all’Unità».
Ma sempre il 17 marzo, stavolta a Torino, nelle Officine affacciate su viale della Spina Centrale dove un tempo si costruivano locomotive e vagoni, andrà in scena un’epopea in tre atti sulla storia del Paese. Fare gli italiani (curata da Walter Barberis e Giovanni De Luna) parlerà della storia e del passato di uomini e donne secondo tredici isole tematiche (le città, le campagne, la scuola, la chiesa, le migrazioni, i consumi). Stazione Futuro (curata da Riccardo Luna direttore di «Wired Italia») sarà invece dedicata all’Italia degli anni a venire (cominciando dai nuovi percorsi tecnologici) mentre Il futuro nelle mani (curata da Enzo Biffi Gentili) sarà incentrata sull’artigianato con l’idea di diventare «un supermarket a ingresso libero per arts and crafts»).
Se alle ex-Officine OGR viene dunque affidato il compito di ricostruire il percorso industrial-artigianale-storico, alla Venaria (forse per la sua realtà di monumento patrimonio dell’Unesco) viene restituito il compito di raccontare la creatività post-unitaria (oltretutto tra i tanti spazi recuperati della Reggia c’è poi quel Centro di Conservazione e restauro dove è stato in cura anche il bellissimo mobile a corpo doppio, che sarà anch’esso nella mostra curata da Paolucci, del grandissimo ebanista Piffetti). Nei suoi spazi verdi (non molto distante dal giardino che ospita oggi le opere di Penone) ad aprile prenderà vita Potager Royal, l’evento-laboratorio che trasformerà diecimila ettari del verde della Reggia «in un’alternanza di orti e frutteti, di ortaggi e fiori, di giochi d’acqua e di gallerie verdi». Sarà il più grande Potager (inteso appunto come un insieme di orti e giardini) d’Italia che andrà a sostituire un’area un tempo destinata all’uso militare utilizzando «i principi dell’agroecologia per scopi ricreativi, estetici, educativi» (tra le tante speranze c’è anche quello di far arrivare l’ecologista First Lady Usa). A luglio sarà invece la volta della moda italiana: la mostra curata da Gabriella Pescucci e Franca Sozzani avrà come nucleo principale la collezione della sartoria Tirelli ma l’excursus spazierà dalla moda della regina Margherita agli ultimi novità dell’«Italian style» e del «Made in Italy».
A concludere «Esperienza Italia» sarà chiamato, ad ottobre, Leonardo da VinciIl genio, il mito prenderà come spunto il celebre autoritratto della Biblioteca Reale di Torino accostato «alle opere degli artisti che nei secoli si sono ispirati al suo genio». Ma il percorso di rinascita di Venaria è ancora più complesso e prevede, oltre ad una lunga serie di laboratori didattici, momenti più «popolari» come la partenza del Giro d’Italia. Per chi infine avesse dimenticato che Giovanni Vialardi era stato capocuoco dei re Carlo Alberto e Vittorio Emanuele nonché autore nel 1854 di un Trattato di cucina. Pasticceria moderna. Credenza e relativa Confettureria che di fatto diede vita all’Unità (gastronomica) d’Italia, nella Galleria Grande della Reggia, ogni mese, sono previste cene regali firmate da chef illustri. Tutte ad un prezzo che quasi politico: «solo» 60 euro.
FONTE: corriere.it

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