sabato 3 ottobre 2015

La luce di Monet rischiara Torino

La luce di Monet rischiara Torino


Quaranta capolavori di Claude Monet delle collezioni del Museo d'Orsay di Parigi sono esposte alla Galleria d'Arte Moderna per la rassegna monografica dedicata al grande artista padre dell'impressionismo. Sette opere, tra cui il celebre "Le dejeuner sur l'herbe", sono per la prima volta in Italia


E' sempre un incontro carico di forte tensione quello con le opere di Claude Monet, la sua pittura inizialmente realista, ma in seguito sempre più rarefatta ai limiti dell'astrattismo, è tanto coinvolgente quanto il processo che sta dietro la sua creazione. Il padre dell'impressionismo, che poco s'interessava ai classici della pittura, tanto da non entrare quasi mai al Louvre, amava invece osservare la natura e sapeva farlo con una rara capacità percettiva, che gli permise di catturare cieli, nuvole, acqua e fiori, diventati tra le immagini più importanti dell’arte moderna. Ora la GAM, Galleria d’Arte Moderna di Torino ospita una rassegna monografica che presenta  quaranta dipinti del maestro, provenienti  delle collezioni del Museo d'Orsay di Parigi e che rimaerrà aperta fino al 31 gennaio. La straordinarietà di questa mostra è data dal fatto che sette opere, tra cui il celebre “Le dejeuner sur l'herbè”, sono per la prima volta in Italia.

L’opera,”Colazione sull’erba” che risale alla primavera del 1865, nasce come sfida, nei confronti di Manet il cui quadro, con il medesimo titolo, fu presentato al Salon des Refusés nel 1863 e fu accolto con grande indignazione. Nel 1920 Monet racconta lo strano destino di questo lavoro: "Dovevo l'affitto al proprietario di casa e, non potendo fare altrimenti, gli ho dato in pegno la tela che costui ha tenuto avvolta in cantina. Quando finalmente sono riuscito a procurarmi la somma necessaria per riprenderla indietro, capirete bene che la tela aveva avuto tutto il tempo necessario per ammuffire". Un frammento unitamente ad un secondo, anche questo conservato al museo d'Orsay, rappresentano le uniche memorie della monumentale tela.

Claude Monet, nasce nel 1840 a Parigi, e scompare nel 1926, quasi non vedente, a Giverny in Normandia, dove aveva realizzato il famoso giardino in cui creava le grandi tele sulle ninfee. Momento fondamentale per la sua vicenda personale fu la partecipazione nel 1874 alla famosa mostra tenutasi nello studio del fotografo Nadar, insieme a Cézanne, Degas, Renoir, Pissarro e Sisley. Lì Monet presentò l’opera realizzata due anni prima «Impression, soleil levant», dalla quale il critico Louis Leroy prese spunto per coniare, ironicamente, il termine di «impressionismo», battezzando involontariamente il movimento che stravolse il destino della storia dell’arte.  

Il percorso della mostra torinese prosegue con l'emblematica figura avvolta di luce dell' “Essai de figure en plein air Femme à l'ombrelle tournée vers la droite”, posta a confronto con  capolavori come “La rue Montorgueil, à Paris”. Ancora si incontra “Fête du 30 juin 1878”, dove la rappresentazione delle bandiere assorbe e svanisce nella luce di Parigi, mentre  “Les villas à Bordighera” del  1884, impressiona per i colori vivaci colti nel suo primo soggiorno sulla Riviera ligure. Importanti presenze d'eccezione sono le due versioni della Cattedrale di Rouen, 'Le portail, temps gris' e 'Le portail et la tour Saint-Romain, plein soleil', dipinte tra gli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, colpiscono per le scelta compositiva che s’intreccia alle scelte cromatiche che vivono di impercettibili variazioni, come succede nella tela che propone la rappresentazione  l'architettura monumentale del parlamento inglese, che sembra dissolversi  nella luce.

Il direttore del Musee d'Orsay Guy Cogeval, che ha curato la mostra insieme Xavier Rey e Virginia Bertone, durante l'inaugurazione, ha espresso il desiderio di organizzare come prossima esposizione a Torino una rassegna sulla produzione di Edouard Manet. Il sindaco di Torino Piero Fassino non si è fatto sfuggire l'occasione: "Su Manet - ha risposto - dico subito di sì, possiamo metterci al lavoro", sottolineando la collaborazione con il Museo di Parigi ed annunciando che: "l'Accademia Albertina di Torino ha deciso di conferire a Guy Cogeval la laurea honoris causa".

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

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