sabato 4 ottobre 2014

Il rigore del Mare Nostrum nel Bianco e Nero di Iodice

Il rigore del Mare Nostrum nel Bianco e Nero di Iodice


Alla Fondazione Fotografia Modena la mostra sintesi della carriera del fotografo napoletano. Nelle stampe al carbone su carta cotone scenari distanti anni luce dalla cronaca attuale di sbarchi e clandestini



Dell'originario sapore romano di Mare Nostrum, stando soprattutto alle ultime tristi cronache che parlano di clandestini in costante aumento, non è rimasto niente. O quasi. Dipende dal punto di vista, e da chi guarda. Se è Mimmo Jodice (Napoli, 1934) a dirigere lo sguardo, allora ci si può certamente aspettare - e a garanzia ci sono oltre cinquanta anni di onorata carriera di cui si ricorda la recente tappa al Louvre nel 2011 - che il mare sia rappresentato in maniera evocativa e onirica, non trattato come argomento di mera cronaca. Lo testimoniano gli scatti raccolti nella mostra "Arcipelago del mondo antico", al Foro Boario di Modena dal 12 settembre 2014 all'11 gennaio 2015, a cura di Filippo Maggia. Gli scatti del fotografo napoletano in mostra sono cinquanta. 


Opere fotografiche per lo più inedite, che rievocano il rapporto dell'artista con la sua città natia (dove nel 2006 ha ricevuto la laurea Honoris Causa in Architettura dall'Università Federico II) ma anche il suo costante impegno tanto con i contenuti quanto con le tecniche. Ruderi, pietre romane, mare: soggetti che nel caso di Jodice sono sinonimo di identità e qualità. La maggior parte delle foto esposte è stampata al carbone su carta cotone, materiale a cui l'artista è fedele perché scelto compiendo un incessante lavoro di "ricerca per verificare tutte le possibilità tecniche oltre che quelle espressive" afferma Jodice, che lavora da sempre con la pellicola, realizzando foto di tipo tradizionale, senza rincorrere mode e cambiamenti. E poi c'è il rigoroso bianco e nero. "Quando io ho cominciato, più di 50 anni fa -racconta l'artista- non esisteva il colore. Iniziai a stamparmi le foto mettendo a punto la mia identità espressiva. Continuai su quella strada, perché rimane la modalità che mi appartiene di più: il colore è sinonimo di realtà; le mie fotografie, nate col bianco e nero, sono più suggestioni personali". Suggestioni, archetipi, i naviganti del mare di un tempo che fu, sono questi i soggetti cari all'artista, lo svelano scatti come "Amazzone ferita" e il "Compagno di Ulisse" del 1992 per citarne un paio tra quelli in mostra a Modena. Oltre a dedicare una personale a Jodice, la Fondazione Fotografia inaugura altre altre due esposizioni, quella di Kenzo Izu "Territori dello spirito" e la collettiva "Fotografia de los Andes", tutte e tre in apertura della stagione dello spazio modenese, all'interno del programma delfestivalfilosofia 2014.

FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)

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