giovedì 20 febbraio 2014

Tra figura, linea e colore. A Ferrara il genio di Matisse

Tra figura, linea e colore. A Ferrara il genio di Matisse

Nel Palazzo dei Diamanti una mostra incentrata sulla rappresentazione della figura, soprattutto ma non solo femminile, il genere che ha affascinato e impegnato di più l'uomo che, assieme a Picasso, ha rivoluzionato il corso dell'arte nel Novecento


"Quel che sogno è un'arte fatta di equilibrio, purezza e tranquillità... Qualcosa come una buona poltrona". Henry Matisse

Un fauve, una "bestia feroce", così veniva chiamato dai suoi detrattori Henri Matisse, per i colori vivaci e le forme poco convenzionali che utilizzava nei dipinti. In realtà lui era alla ricerca di ben altro, ma ci vollero anni perché riuscisse ad imporre la sua pittura appunto anticonvenzionale. Per farsi un'idea di come il suo percorso sia stato inizialmente tortuoso, e poi anche di considerevole soddisfazione, Ferrara propone a Palazzo dei Diamanti una grande mostra dal titolo "Matisse, la figura. La forza della linea, l'emozione del colore", dove in oltre cento opere, tra tele, sculture e disegni, viene messo l'accento sulla rappresentazione della figura, nodo centrale insieme al colore di tutto il suo lavoro.  

Matisse aveva una predilezione per questo genere pittorico, esaltato dal colore scelto e dato non solo di conseguenza alla composizione, ma con l'intento di creare un'armonia d'insieme, in cui ogni elemento arrivava ad avere identico peso. Accade così nel famoso dipinto "Madame Matisse" del 1905, anno della svolta nel lavoro del maestro, in cui ritrae la moglie Amelie in un abito color geranio contro uno sfondo verde, rosso e blu lavanda, e con il viso diviso in due da una linea verde che dalla fronte scende fino al mento. I tempi però non erano ancora maturi e in quell'insieme all'epoca, nessuno vedeva qualcosa di armonioso. Anzi, al Salon de'Automne di quell'anno, dove il dipinto fu esposto tanto contrastava con una scultura tradizionale posta nella stessa sala, che fu definita come un "Donatello tra le bestie selvagge". Da qui nasce la denominazione "fauve", che velocemente si diffuse sulle riviste e descrisse Matisse come una "belva selvaggia", capace di distruggere e calpestare la pittura accademica. 

In realtà Matisse ha vissuto una vita felice, non è il prototipo dell'artista maledetto. Ha avuto una famiglia alla quale é stato molto legato, la figlia Marguerite era una delle sue modelle preferite.  La costante ricerca di serenità, di equilibrio e di armonia si legge attraverso tutta la sua opera e quello che lui cercava era proprio la perfezione d'insieme tra linea e colore.  Ciò emerge in questa mostra, dove oltre ai dipinti ci sono sculture e disegni, in cui la sua idea di bellezza si compie in maniera perfetta. 

I lavori in esposizione, oltre cento, arrivano da ogni parte del mondo, da collezioni pubbliche e private. Ci sono opere molto importanti come ad esempio il prestito avuto dal Moma di New York, una figura femminile dipinta su un sfondo blu quasi accecante, dal Metropolitan arriva invece una bellissima odalisca degli anni Venti, mentre  dal Giappone è stato dato uno splendido ritratto della figlia, risalente agli anni di Nizza.
 "Abbiamo voluto ricostruire tutta la carriera di Matisse tramite il tema della figura, che era appunto quello che gli stava più a cuore" - ci ha spiegato la direttrice di Palazzo dei Diamanti, Maria Luisa Pacelli - "Nonostante sia un pittore molto conosciuto è difficile intuire quale è il mistero del suo genio e con questa esibizione, che è una sorta di passeggiata all'interno del suo atelier, speriamo si riesca a capire come il suo genio si metteva in moto".  
Matisse è considerato oggi il fondatore del modernismo insieme a Picasso, auspicava il libero uso del colore, la sua influenza si avverte fino agli esperimenti più radicali degli artisti del XX secolo, e i suoi dipinti continuano ad infondere equilibrio, purezza e tranquillità.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

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