martedì 6 settembre 2011

Asiago e la mostra di Maurizio Bottoni


Le bellezze dell’Altopiano di Asiago, note in tutto il mondo, sono famose quanto le celebrità che contribuiscono al suo appeal in tempi recenti e meno recenti. Sono personaggi che vi sono nati come Giovanni Paganin scultore, l’attuale campione di pattinaggio Enrico Fabris, lo scrittore Mario Rigoni Stern; e poi altri che per diversi motivi ci son stati come Hemingwey e Hoffmannstal o che vi dimorano tuttora come Celentano con la famiglia.     
Di più c’è che la magnificenza della natura in questo altopiano, il più esteso d’Italia, è che sempre meglio si accompagna ad iniziative che parlano d’arte in luoghi ideali per raccontarla.Il più singolare è il Museo delle Carceri che la città montana ha inaugurato dieci anni fatrasformando le ex carceri in uno spazio istituzionale per esposizioni permanenti e temporanee di rilievo. E piace dire che l’originale costruzione ottocentesca, a pochi passi dal centro storico, non fu quasi mai stata usata quale luogo di reclusione continuativa. Infatti servì all’uso per il quale è stata eretta dal 1840 al 1963, detenendo prigionieri di passaggio prima di essere trasferiti in quel di Bassano. Così, dopo i necessari svincoli, il vecchio carcere si è trovato   “a liberare l’arte” anche grazie ad un restauro portato a buon fine da Massimo Muraro che ha fatto tesoro degli insegnamenti del suo maestro, il mitico Carlo Scarpa, emblema di una filosofia del ripristino attenta alle esigenze estetiche come ad una agibilità funzionale ai vari percorsi d’arte.Ora una tale rappresentativa nicchia celebra il suo decimo anno di vita con la mostra fino al 9 ottobre dell’artista milanese Maurizio Bottoni, ricca di dipinti i cui soggetti sono un inno a quanto di meglio la natura del luogo offre. Alcuni sono ambientazioni lussureggianti di boschi meravigliosi, fauna alpestre e fiori, frutta, ripresi con magnificenza anche nelle incisioni.Tutto ciò di cui l’altopiano eccelle come l’aura di monti e selve, l’emozione visiva della flora e l’universo dei volatili che sfrecciano su prati e declivi, questa pittura lo celebra dando all’immaginazione il giusto spazio e alla cultura del luogo e degli abitanti l’attenzione meritata. Talvolta, anziché dall’aspetto pittoresco del paesaggio o da interni di selve ombrose, il pittore è attratto dai particolari, come quando si concentra nel bicchiere con mazzetti di more o su erbe e fiori che si ergono da ‘zolle notturne’.Siamo di fronte ad un’arte antica e nuova praticata da un personaggio che, conscio della ricchezza tramandata dai suoi predecessori, ma senza mai sottrarsi alla contemporaneità del quotidiano, riscopre i classici dell’arte quale fonte di ispirazione e metro qualitativo. Oggetto di ammirazione e studio sono per lui quei grandi maestri che osservano il creato con sguardo lento e penetrante traendone immagini precise, come i più minuti particolari effigiati da Durer o dai alcuni grandi pittori spagnoli. Il suo tornare al passato per questo e per la tecnica facendosi da solo pure i colori, preparando alla maniera antica le tavole, volgendosi alla pergamena e incidendo col bulino come una volta, non gli impedisce di essere contemporaneo nel dipingere. Non per nulla si parla di lui facendo riferimento a Giorgio De Chirico e a Pietro Annigoni, e a certe prove memorabili esibite dall’iperrealismo più estremo.Anche le note biografiche su Bottoni sono interessanti. Nato a Milano nel 1950, si è cimentato nell’arte della tavolozza in età precoce, avvicinandosi a De Chirico e acquisendo abilità e conoscenze che l’hanno portato nel ’71 alla sua prima personale alla galleria Meravigli di Milano dove ha subito raccolto un successo anche da parte del collezionismo più raffinato. Nel 1990 vince il premio Suzzara e l’anno dopo alla Olivetti. Nell’incalzare delle rassegne cui è stato invitato, notevole la sua presenza a Palazzo Reale a Milano nel 2007 a cura di Vittorio Sgarbi e poi al premio Michetti, al Pac di Milano, a Villa Pariani a Verbania e questo giugno alla Biennale di Venezia su indicazione di Forattini.Lusinghiera è ora l’affluenza dei visitatori al Museo Le Carceri per questa sua rassegna che si titola “Opere 1971-2011”. Una mostra con oli, tempere e incisioni voluta dal Comune di Asiago, curata da Nino Sindoni e Alberto Buffetti, accompagnata dal bel catalogo su progetto editoriale dell’associazione Alberto Buffetti con testi critici di vaglia come quello esteso e puntualizzante di Antonio D’Amico.


FONTE: Marica Rossi (lastampa.it)

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