sabato 12 marzo 2016

L'arte anonima di Aubusson

Tra dipinto e tessuto: l’arte dei peintres cartonniers di Aubusson in mostra a Milano

C’è un paesino nel cuore della Francia che si chiama Aubusson, ed è diventato famoso per la particolarissima disciplina che qui ha raggiunto livelli aulici: quello della tappezzeria, Patrimonio Immateriale dell’Umanità, veri capolavori che mescolano arte ed artigianato. Una mostra a Milano celebra l’unione tra pittura e tessuto che sta alla base del successo degli arazzi di Arbusson, intitolata ‘I dipinti dei peintres cartonniers o l’arte anonima del miracolo d’Aubusson’.
 Opere dipinte e opere tessute che rivelano come nel comune francese il legame tra le due arti vivesse in magnifica simbiosi. David Sorgato ha selezionato, dalla sua ricca collezione di dipinti dei peintres cartonniers de la Tapisserie Royale (i pittori che dipingevano i cartoni con i disegni preparatori per l’arazzo), 30 tele provenienti dalla vendita del 1995 della Collezione Hamot, storica maison francese che fu tra i fornitori preferiti di tessuti e arazzi di tutti i governi francesi, da Luigi XV al Generale De Gaulle. In mostra anche 10 Aubusson antichi e 6 moderni, alcuni arazzi eseguiti tra il Seicento e Settecento e una rarissima serie di arazzi del 1930.
 Dipinti e tessili dialogano tra loro, ma è ammirando in particolare i primi che s’intende quanto era stretto il rapporto tra l’idea, tradotta in pittura, e l’opera compiuta all’interno dei laboratori de la Manufacture Royale d’Aubusson. I cartoni dipinti, modelli fedeli in proporzione e colore ai manufatti finiti, spesso erano accompagnati da appunti o annotazioni tecniche lasciate dal pittore per guidare il tessitore; egli posizionava i cartons sotto al telaio al quale lavorava con la tecnica a basse lisse, cioè allargando i fili stessi sul retro del lavoro, senza mai vederne direttamente il risultato se non con l’ausilio di un piccolo specchio fatto scivolare tra i fili e i cartons: questo è il ‘miracolo’ d’Aubusson. I cartoni erano strumenti di lavoro, lungo i perimetri è ancora possibile vedere i piccoli fori dei chiodi con cui venivano fissati al telaio, e raramente portano la firma del pittore. Vere e proprie opere d’arte ‘anonime’, che potete ammirare fino al 30 aprile in Via Sant’Orsola 13. 

FONTE: lastampa.it

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