sabato 21 giugno 2014

Milano. Mimmo Rotella, un artista di... confine


Palazzo Reale dedica una retrospettiva alla produzione dell'artista e alla sua idea di espressione materica dell’arte, proprio a partire dagli iconici manifesti strappati.


Il fascino di ciò che rimane di un’immagine pubblicitaria, strappata, come fosse stata lacerata dal passaggio del tempo o da altre casualità, a cui si sommano colori che emergono dal fondo attraverso forme irregolari. Si crea così un’armonia nuova, attraversata da pensieri, atteggiamenti giocosi e dalle loro conseguenze.  Mimmo Rotella di questa pratica ha fatto il suo tratto stilistico più riconoscibile, con una serie di rimandi complessi e che prendono il via decisamente dalla Pop Art americana. 


Una ricca raccolta di queste opere si trova ora a Palazzo Reale a Milano dove si è inaugurata la mostra dal titolo “Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches”, che indaga l’incontro tra Nouveau Réalisme, Arte Informale e Pop Art e che rese in pochi anni l’artista una vera e propria  icona popolare grazie ai suoi manifesti strappati.  Si inventò questa tecnica a Roma nel 1953-54. All'origine c'era il  gesto casuale “Informale” del lavoro materico a cui si aggiungevano  le immagini massmediali, la cultura figurativa dei manifesti con i loro divi, che coincideva con le nuove esigenze della Pop Art. Il critico francese Pierre Restany capì che l'artista poteva diventare una delle anime del Nouveau Realisme, la risposta europea alla nuova tendenza americana. Infatti, tra le immagini cult proposte da Rotella, c'è quella di Marylin Monroe icona del divismo in assoluto.

Il percorso espositivo prende il via da una puntuale ricognizione sull’attività iniziale di Mimmo Rotella: 160 opere a partire dal 1953, l’anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato e sulla tecnica del decollage  che consiste nell’assemblare sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada, fino al 1964, anno della partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia.  Negli anni Sessanta, avviai primi rapporti con la Francia, tramite il Nouveau Réalisme e con gli Stati Uniti. Sempre più attivo tra Roma e Parigi, Rotella ha modo di lavorare a stretto contatto con gli artisti della Pop Art,  nel 1962 esporrà alla Galleria Bonino di Buenos Aires e parteciperà all’esibizione “New Realists”, alla Sidney Janis gallery a New York. Seguire l’esperienza artistica di questo autore permette un vero e proprio viaggio nell’Italia del dopo guerra arricchito da prestiti di collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, tra cui il Museo del Novecento di Milano, MACRO di Roma, Centre Pompidou di Parigi, Tate Modern. 

Lo spostarsi transitando da un luogo all’altro,  assorbendo esperienze da tradurre per alimentare la propria ricerca è l’atteggiamento che ha caratterizzato il percorso di questo artista.  Di Origine calabrese, Mimmo Rotella nasce a Catanzaro nel 1918, ma inizia la sua attività pittorica a Roma, dove nel 1951 espone per la prima volta. Dopo un soggiorno alla Kansas City University, si trasferisce a Parigi. È tra Parigi e Roma che si svolge la sua successiva attività. Dopo la partecipazione alla Biennale del 1964 che gli dedicherà una sezione e la presenza nella mostra del Dadaismo a Milano, Rotella si dedicherà reportage e nel  2000, per sua stessa volontà, nasce la Fondazione Mimmo Rotella. L’esposizione, curata da Germano Celant, promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Mimmo Rotella Institute e Fondazione Mimmo Rotella, sarà visitabile fino alla fine di agosto.

Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches
Palazzo Reale fino al 31 agosto

FONTE: repubblica.it

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