venerdì 5 luglio 2013

L'arte della Sottrazione. Roma celebra Emilio Isgrò


Si intitola "Modello Italia 2013-1964",  la mostra che fino al 6 ottobre 2013 la Galleria Nazionale d'Arte Moderna dedica al grande artista siciliano. Comincia volutamente dove finiva l'antologica che il Centro Pecci  presentò nel 2008: comprende cioè la nuova stagione creativa e completa il valore della produzione già storicizzata decretando un nuovo senso alla pratica della cancellatura, segno distintivo della poetica dell'autore

Continuano a creare inquietudine le parole cancellate di Emilio Isgrò. Celano un mistero che pesa ben più del singolo significato che quella parola oscurata esprimeva. La forza di un lavoro artistico che saprà mantenersi sempre attuale, è ben documentata in ''Modello Italia'', un'ampia antologica che si sta svolgendo alla Galleria d'Arte Moderna di Roma, curata da Angelinandreina Rorro. L'esposizione non è allestita in ordine cronologico, ma presenta un percorso a ritroso. Così nelle sale al piano terra sono ospitate le opere realizzate negli ultimi cinque anni: da ''Dichiaro di essere Emilio Isgrò'' (2008), a ''Modello Italia'' (2012), c'è poi ''La costituzione è cancellata'' (2010), fino a ''Sbarco a Marsala'' (2010). Al piano superiore della Gnam sono invece esposte le opere eseguite tra il 1964 e il 1985: come ''Enciclopedia Treccani'' (1970), i primi libri cancellati e ancora la sempre carica di tensione emotiva ''Ora italiana'' (1985), dedicata alla strage di Bologna.

Passeggiando in quelle sale ci si trova circondati da immagini create da macchie ripetitive, scritti, parole, e si ha la sensazione di attraversare un racconto immaginato a capitoli, che tocca e assorbe tendenze e movimenti artistici, dalla poesia visiva al concettualismo, ma che al contempo ricrea un linguaggio nuovo e originale, irrequieto e irripetibile. E' palpabile la necessità dell'artista siciliano, di entrare in contatto con esperienze e conoscenze diverse, ma ciò non lo distrae e non lo

spinge a cambiare il tema di fondo. E' caratteristica di Isgrò quella di partire sempre da qualcosa di già esistente, atteggiamento dadaista che contraddistingue il suo operare, e tra questi oggetti sceglie sistemi pieni di contenuti, memoria, conoscenza. Strumenti cognitivi con spessore culturale, come libri, giornali, enciclopedie, e in questi ama raggiungere la cronaca, la saggistica, la filosofia, che saccheggia, altera e modifica praticando la ''cancellazione'' che diventerà la sua principale cifra stilistica.

Il tutto ha inizio nel 1962, quando facendo l'editing di un testo di Giovanni Comisso, Emilio Isgrò si trova difronte a un groviglio di segni e correzioni, episodio che lui stesso definirà con queste parole: ''Un mare di cancellature, il cui peso era più forte delle parole''. Questa improvvisa consapevolezza travolge la forza espressiva di Isgrò che ritroverà in questa pratica mille risvolti per impossessarsi di immagini e significati. Con abili interventi grafici, di volta in volta le sparizioni, i ritrovamenti, le negazioni, le censure e gli spostamenti, assumeranno aspetti differenti.

Ai segni preesistenti si aggiungono in sovrapposizione i nuovi, trame differenti si intrecciano, le parole cancellate donano forza a quelle rimaste e l'abilità gestuale nel ponderare il segno più o meno insistente, e la macchia evidenziata o sospesa, trasmette un'eleganza compositiva che dona all'immagine equilibrio e solennità. Mai prevedibile nel suo agire, impedisce di vedere e al contempo svela parti di testo che sarebbero potute passare senza lasciare segno.

''Indisciplinato'', così lo definisce Ferruccio De Bortoli in uno dei testi in catalogo (gli altri sono affidati ad Aldo Nove, è presente un dialogo tra Isgrò e Gillo Dorfles e un omaggio di Maurizio Cattelan), ad onore del vero Emilio Isgrò è un artista che tanto ama le immagini da volerle manipolare fino a stravolgerle. Entrato nelle case di tutti come quinta raffinata della popolarissima trasmissione televisiva Passepartout di Philippe Daverio, a lui stesso ben spiegato il suo ''modus operandi'', affermando che: ''Una parola cancellata sarà sempre una macchia. Ma resta pur sempre una parola". Famosa è anche la dedica di Dino Buzzati quando inviò all'artista il suo "Poema a fumetti": "A Emilio isgrò affinché mi cancelli".

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

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