martedì 5 febbraio 2013

Padova celebra Bembo, il cardinale-Mecenate



Una grande mostra che raccoglie le opere che l'alto prelato, grande linguista e amante dell'arte, radunò a casa sua in quello che fu il "primo museo del Rinascimento". Si potrà vedere fino al 19 maggio


Avere Ludovico Ariosto per amico, Isabella d'Este come accompagnatrice al liuto, Lucrezia Borgia come amante e un papa per diretto interlocutore nonché "datore di lavoro", non è da tutti: c'è questo, e molto altro, nella biografia di uno degli uomini più potenti del Rinascimento, il cardinale Pietro Bembo. Accreditato nelle storie letterarie come "fondatore della lingua italiana", magari poco menzionato o tenuto in disparte rispetto ad altre figure forse più popolari, il Bembo, molto ben conosciuto agli studiosi, fu una figura centrale del suo tempo e in particolare lo fu a Padova, la città dove nacque (nel 1470), dove studiò e poi tornò a vivere alla morte di Leone X dè Medici, il papa che lo fece suo segretario e plenipotenziario. 

Per la prima volta ora la sua città gli dedica una grande mostra nella sede del Palazzo del Monte, con l'intento di ricostruire la sua straordinaria collezione d'arte, definita casa delle Muse, ovvero Museo, "il primo museo del Rinascimento": un'impresa che ha significato raccogliere insieme, per la prima volta dopo cinque secoli, capolavori dispersi per il mondo per riportarli "a casa". E fu proprio nella sua spartana abitazione di via Altinate che il Bembo tenne insieme una gran messe di opere, donate, acquisite, scelte nell'ambito della produzione di alcuni geni del tempo, all'epoca allestite nei saloni del palazzo e nei sontuosi giardini ricchi di essenze esotiche e rare. Sono capolavori di maestri come Raffaello e Giorgione, Perugino e Mantegna, Bellini e Tiziano a potersi vedere per la prima volta tutte insieme nell'ambito dell'esposizione a cura di Guido Beltramini, realizzata con il sostegno della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, visitabile dal 2 febbraio al 19 maggio. Alla morte di Bembo i capolavori della casa, ora diventata Museo della Terza Armata, vennero venduti dal figlio Torquato e si dispersero nel mondo: oggi sono conservati nei grandi musei internazionali che li hanno concessi eccezionalmente in prestito in occasione della mostra padovana.

Così come per la lingua italiana Bembo scelse a modello di purezza il Petrarca dando origine al "petrarchismo" in letteratura, nell'ambito delle arti figurative promosse con convinzione l'opera di maestri come Raffaello, di cui fu amico personale e naturalmente anche di Michelangelo. L'esposizione si snoda in senso cronologico, seguendo gli spostamenti della vita di Bembo, prendendo le mosse dal tardo Quattrocento, con le opere veneziane di Bellini, Giorgione e Aldo Manuzio (con cui egli stampò la prima edizione delle Prose della Volgar Lingua nel 1525) proseguendo per Ferrara, teatro della passione vissuta con Lucrezia Borgia, e poi la corte di Mantova, dove conobbe le opere del Mantegna senza tralasciare quella di Urbino, dove vide i lavori del giovane Raffaello, di Perugino e Gian Cristoforo Romano. Centro dello splendore dell'attività anche di mecenate del Bembo fu poi la Roma dei Papi, dove dominano ancora Raffaello, Giulio Romano, Valerio Belli. 

Il viaggio si conclude nella città di papa Paolo III Farnese, con Bembo consacrato nelle sue vesti di cardinale nel ritratto di Tiziano. Una corsa nel tempo, uno sguardo sul Rinascimento dalle origini alla sua piena espansione attraverso le opere di Mantegna, Michelangelo, Hans Memling, Giorgione, Tiziano, Bellini, Giulio Romano, Perugino, Francesco Francia e Lorenzo Costa, provenienti dai più importanti musei europei e degli Stati Uniti. Innumerevoli le sculture (molto apprezzate da Bembo quelle di epoca romana) e un grande arazzo della Cappella Sistina, strumenti musicali e i tanti libri manoscritti oltre ai volumi a stampa: tutto quanto nel pieno del Rinascimento componeva il grande quadro della cultura, segno di potere, status symbol di un'epoca.

Notizie utili. A Padova, Palazzo del Monte di Pietà, piazza Duomo 14. Dal 2 febbraio al 19 maggio. Chiuso i lunedì non festivi. Biglietti: intero 8 euro; ridotto 6 euro; ragazzi dai 6 ai 18 anni, 3 euro.

FONTE: Francesca Giuliani (repubblica.it)

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