mercoledì 11 gennaio 2012

Scianna, ritorno in Sicilia con sentimento


Feste popolari, scrittori, moda e vita quotidiana. In vetrina nel cuore della città la carriera del fotografo

La linea retta che porta dal mare al cuore di Palermo è Corso Vittorio Emanuele, la strada principale zeppa di negozietti di souvenir, di armi e di santi, con settanta banner bifacciali che svolazzano in aria per celebrare il fotografo siciliano Ferdinando Scianna (Bagheria 1943). Tornato nella sua terra d’origine con una doppia mostra - «Ferdinando Scianna e la Sicilia, da Porta a Porta», curata da Doretta e Laura Landino - il fotografo espone una settantina di immagini della Sicilia al Loggiato San Bartolomeo e all’Oratorio S.S. Elena e Costantino. Le sedi - poste alle due estremità della via, a Porta Nuova (Palazzo d’Orleans) e a Porta Felice (Foro Italico) e i banner fatti da artisti che hanno partecipato a un concorso per realizzare opere attorno alle immagini di Scianna - uniscono idealmente le due zone di Palermo. Le mostre non si limitano però alle foto, si completano con installazioni multimediali che riportano frasi dell’autore.

«Penso - afferma Scianna - che la mia fotografia sia una fotografia contaminata. Che abbia bisogno di essere arricchita, accompagnata da esperienze mentali, rituali, letterarie filosofiche o esistenziali che la nutrono. La mia struttura formale ha sempre una motivazione altra cui fa eco sempre una parola». Ogni suo scatto è un racconto antropologico che raggiunge la profondità dell’animo umano. Lo sono le immagini sgranate, grandi o piccole in bianco e nero, delle feste religiose di Bagheria con quell’umanità compatta e impaurita, tenera e superstiziosa, che sfila nei vicoli della città. Lo sono i volti penitenti, supplichevoli, stupefatti, che scivolano in processione, immersi surrealmente in quel misterioso incontro tra mondo materiale, metafisica e teatro. «I momenti che mi piace ricordare - affermato l’autore - sono quelli, purtroppo rari, nei quali, magari sotto casa, la realtà mi sembrava miracolosamente organizzarsi in modo che io potessi coglierne un istante significativo e irripetibile».

E’ così che la realtà, nel suo obiettivo, diventa poesia. Le foto riportano atmosfere ancestrali, come la lava che solitaria carezza e brucia la terra. Il mondo immobile dei riti, che affiora nei volti di sempre, si anima in un contesto che riemerge dalle macerie della guerra per scoprire l’esistenza del cinema. È il grande racconto dell’umanità contadina, povera, violenta, ignorante e sublime che si rialza. Quel racconto amato, e a sua volta raccontato, da Leonardo Sciascia, il quale nel 1963, visita la prima mostra del giovanissimo Scianna. È così entusiasta delle foto che gli lascia un biglietto di complimenti. Dopo qualche giorno nascerà tra loro una profonda amicizia e in seguito, lo scrittore farà il testo per il primo libro del fotografo, Feste religiose in Sicilia, che otterrà il premio Nadar. Quando nel 1966 Scianna si trasferirà a Milano, comincerà a collaborare per l’Europeo come fotoreporter e inviato speciale.

«Imparai il mestiere a colpi di stroncature - racconta in un’intervista -. Il commento più frequente alle prime foto era “che cos’è sta cacata?”. Per l’Europeo sono stato ovunque, a San Remo per il Festival, per le strade di Milano a seguire i cantanti popolari, in Bangladesh per l’alluvione. A metà Anni Settanta il direttore Giglio mi mandò a Parigi». E a Parigi conobbe Henry Cartier-Bresson. Grazie al suo incoraggiamento si presentò all’agenzia Magnum e fu il primo fotografo italiano a farne parte. Per Scianna la foto è scrittura di luce o scrittura con la luce, è «sia il mondo che scrive, sia tu che scrivi». E’ un campo senza gerarchie: un’immagine di cronaca, un’opera, una pubblicità. Può essere il ritratto della miseria, un capo indossato dalla top model Marpessa o il ritratto dell’illuminata cecità di Jorge Luis Borges. Può essere terra arida, mare, spazio, o il volto di Martin Scorsese che tiene in mano, con sguardo perso, la foto della madre in fasce. In queste due mostre Scianna racconta i legami di sangue tra uomini e uomini, nel rapporto viscerale e drammatico, tra loro, la terra e le divinità.

FERDINANDO SCIANNA
PALERMO LOGGIATO SAN BARTOLOMEO E ORATORIO S.S. ELENA E COSTANTINO
FINO AL 22 GENNAIO

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