martedì 24 maggio 2011

Da Woodstock a Jacko Quando l'arte sposa il rock

PRATO - Che c'entra Woodstock, la tre giorni (e tre notti) di grande musica all'insegna della cultura hippy e del "flower power", e la mostra "When Attitudes Become Formes" che Harald Szeemann, tra i massimi critici d'arte, costruì a Berna? Oltre ad avere lo stesso anno di realizzazione, il 1969, ciascun evento ha segnato un'epoca, inaugurando una nuova frontiera della creatività, tra utopie, eccentricità, disincanto e qualche acido. Erano due modi paralleli di vivere la cultura "on the stage": se in quei dintorni di Bethel Jimi Hendrix, Joe Cocker, Santana e Janis Joplin esplodevano tutta la loro rabbiosa genialità tra amore, pioggia, fango e sogni liberatori, alla Kunsthalle di Berna, gli artisti chiamati a raccolta da Szeemaan, tiravano fuori idee piuttosto che opere, plasmando sensibilità ed emozioni, provocando e facendo riflettere col gesto e l'azione. Non erano altro che due livelli di "esibizione" in balia di un'esuberanza nuova dell'arte. Ed è da questa affinità elettiva che prende il via la mostra "Live! L'arte incontra il rock", a cura di Luca Beatrice e Marco Bazzini, che si apre dal 21 maggio al 7 agosto al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci. 
Un percorso non così scontato e non così semplice, che va affrontato con la giusta aspettativa: non è una mostra sulla storia del rock, nè una mostra sulla storia dell'arte degli ultimi quarant'anni, ma un viaggio attraverso i punti di contatto, le osmosi, che incredibilmente rock e arte hanno registrato. Dall'ultimo concerto dei Beatles tenuto sul tetto della casa discografica Apple nel 1969, all'ultimo concerto "incompiuto" di Michael Jackson, scippato dall'eccentrica sorte in quel 25 giugno di tre anni fa che l'ha visto morire, gli eroi, anche "tragici", della musica hanno trovato corrispettivi nella febbre bulimica degli artisti, ansiosi di svolte e affermazioni delle proprie identità. 
All'euforia di Woodstock allora, sfilano artisti come Yoko Ono, Robert Indiana, Richard Hamilton, Robert Rauschenberg, Ettore Sottsass. Nel 1971, i progressiv e post psichedelici Pink Floyd irrompevano nell'anfiteatro di Pompei per uno spettacolo rivoluzionario, dove le sinfonie erano scortate da vapori e acque calde ad evocare il Vesuvio. Un modo loro per impossessarsi della natura antica, che trova corrispondenza nel padre della Land Art Robert Smithson, con la sua "Spiral Jetty" restituita al mondo dall fotografie di Gianfranco Gorgoni. 

E che dire di David Bowie, pioniere della performance autoreferenziale, che seduce le platee con quel suo Ziggy Stardust, "rockstar di plastica", emblema di mistero e fragilità, ambiguità e insicurezza. Il suo interlocutore potrebbe essere Urs Lüthi, performer di fisicità teatrale, che viene "lanciato" dalla mostra "Contemporanea" che nel '73 Achille Bonito Oliva aprì al parcheggio di Villa Borghese a Roma. Tra sperimentazioni elettroniche e contaminazioni di generi, arrivano anche Nam June Paik, che di lì a poco diventerà il padre della videoarte, e Joseph Beyus, icona di un'arte "on the stage". Verso la fine degli anni '70, impossibile trascurare la grandiosa follia punk dei Sex Pistols, che si alleò con la graffiante e caustica forza grafica di Jamie Reid con le sue copertine giocate sul "taglia e incolla". 


Gli anni Ottanta, ossigenati da edonismo e ottimismo, sfilano tra l'affermazione della Transavanguardia di Sandro Chia e Nicola De Maria, per il made in Italy di Alessandro Mendini, fino al graffitismo di rock art star come Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, portate a braccetto dall'esuberanza di una giovanissima Madonna. Epilogo non può che essere la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, celebrata tra il concerto cult dei Pink Floyd e le opere di Leonid Sokov. 


Gli anni Novanta, giocano in casa tra Vasco Rossi e Stefano Arienti, mentre all'estero, la sofisticata Bjork collabora con Matthew Barney (suo marito), e il Brit Pop esplode nella Young British School, capitanata da Damien Hirst. Gli anni zero mettono in discussione la concretezza della rock star, fantasma evocato dall'estro dell'arte. Esempio clou sono i Gorillaz di Damon Albarn, band costruita sui personaggi disegnati da Jamie Hewlett. E Michael Jackson, omaggiato post mortem dal suo "This is it". 


Notizie utili  -  ""Live! L'arte incontra il rock", dal 21 maggio al 7 agosto 2011, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, viale della Repubblica 277, Prato.
Orari: tutti i giorni 16-23, chiuso martedì.
Ingresso libero
Informazioni: 0574-5317.
Catalogo: Rizzoli Editore

FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

Nessun commento:

Posta un commento