martedì 30 agosto 2016

Capitale italiana della cultura: 21 città candidate per il 2018

Capitale italiana della cultura: 21 città candidate per il 2018
Il ministero dei Beni culturali ha reso noto i nomi delle 21 città candidate al titolo di Capitale italiana della cultura 2018. Così dopo Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017 e la designazione di Matera nel 2019 come capitale europea, si passa alla valutazione dei nuovi progetti per il 2018. L’individuazione della vincitrice avverrà entro il 31 gennaio 2017, ma prima sarà stilata una short list a metà novembre con le dieci finaliste. Come si legge nel bando, questi sono i punti di merito e gli obiettivi preposti da raggiungere: "Miglioramento dell’offerta culturale, rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale, lo sviluppo della partecipazione pubblica, incremento dell’attrattività turistica, utilizzo delle nuove tecnologie, promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi, conseguimento di risultati sostenibili nell’ambito dell’innovazione culturale".

FONTE: repubblica.it

sabato 20 agosto 2016

Lapidarium, Aceves approda a Roma

Nei siti archeologici l'opera sull'eterna migrazione dell'uomo

Monumentale, enigmatica, in continua evoluzione: la grande opera scultorea "Lapidarium. Waiting for the barbarians" firmata dall'artista messicano Gustavo Aceves farà tappa a Roma, dove dal 15 settembre verrà installata nei siti archeologici più importanti della città. Dopo l'anteprima nel 2014 a Pietrasanta (dove Aceves risiede) e la prima presentazione a Berlino nel 2015, le imponenti sculture (40 lavori, dai 3 agli 8 metri di altezza e fino a 12 metri di lunghezza) dialogheranno con la grande storia della Capitale, invadendo il Colosseo, i Mercati di Traiano, i Fori Imperiali e l'Arco di Costantino.
    L'obiettivo dell'artista è rappresentare, con la grande potenza visiva del suo 'esercito' di cavalli scolpiti in bronzo, marmo, legno, ferro e granito, l'eterna migrazione dell'uomo, al di là di epoche e contesti, e permettere di rileggere in chiave critica la storia occidentale. Un modo per riflettere su soprusi e violenze di popoli verso altri popoli, e dare voce a chi è costretto a subire una continua diaspora, a quel popolo di "perdenti" che, emigrando, spesso è considerato "barbaro" e invasore. La mostra, curata da Francesco Buranelli e allestita fino al 7 gennaio, dopo Roma approderà a Istanbul, Parigi e Venezia nel 2017 fino a concludere il tour mondiale a Mexico City nel 2018.(ANSA).


   

venerdì 12 agosto 2016

Da Napoli ad Agrigento, mezzo miliardo per la cultura al Sud


Franceschini, investiamo sul patrimonio per rilanciare economia


Quasi 20 milioni di euro per il Museo archeologico di Napoli, quasi 25 per la Reggia di Caserta, 17 e mezzo per Paestum, 5 per Cuma, 4,5 per Velia. Oltre 7 milioni per il museo nazionale d'arte medievale e moderna della Basilicata e 5 per quello archeologico di Metaponto. E poi in Calabria 5 milioni per l'area archeologica e il museo di Locri e 2 per il castello di Palizzi. Spostandosi in Puglia 3 milioni per Castel del Monte, 10 per i castelli svevi di Trani e Brindisi, oltre 3 per il castello di Carlo V a Lecce. E poi giu' in Sicilia con 6,5 milioni per il parco della Valle dei Templi di Agrigento e 4,3 per il parco archeologico di Gela. Sono solo alcuni dei tanti interventi - per la precisione 88, tutti concentrati nelle 5 regioni del Sud Italia - che saranno possibili grazie al mezzo miliardo di euro di fondi destinati ai "cantieri della cultura".
Il Cipe ha approvato il Piano di Azione e Coesione Complementare 2014-2020 che costituisce l'ultima tranche del Piano operativo nazionale Cultura e sviluppo del Mibact. Presentato nel marzo 2016, per un valore di 133.622.878 euro, il Pac appena approvato completa un intervento strategico di 493 milioni (i 133 del Pac si sommano infatti ai circa 360 milioni del Pon cultura). Insomma risorse per interventi sostanziali, non solo semplici cambi di look, che potrebbero - se uniti a interventi alle infrastrutture - "guarire" l'Italia del turismo dalla cronica malattia del sovraffollamento su Roma, Venezia, Firenze e Milano e della carenza di turisti che sorpassano la Capitale per bearsi delle meraviglie culturali del Sud. "I cantieri della cultura - spiega il ministro dei Beni e delle Attivita' culturali e del Turismo, Dario Franceschini - sono un'ulteriore dimostrazione di come e quanto il governo stia investendo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e archeologico del nostro Paese. Dopo un decennio di tagli, queste scelte confermano che per il governo la cultura e' la chiave per il rilancio economico dei territori e del Mezzogiorno".
E quindi via a riallestimenti, riqualificazioni, valorizzazioni, ammodernamenti, restauri, ma anche, come accade a Castel del Monte, alla realizzazione di centri di accoglienza per i turisti, oppure ad allestimenti multimediali (a Sibari) o a futuristici Musei 3.0 (al Marta di Taranto). O ancora interventi per il risparmio energetico come al parco archeologico di Scolacium o di messa in rete dei musei (come accade in Campania) o di sistemi museali integrati (in Basilicata). Grazie all'intervento sinergico del Pon Cultura e del Piano d'Azione Comunitario, in Campania vengono finanziati 32 interventi per 137.816.723 euro, in Calabria 6 interventi per 11.088.730 euro, in Puglia 20 interventi per 68.297.141 euro, in Basilicata 9 interventi per 26.448.242 euro, in Sicilia 19 interventi per 57.073.267 euro. Oltre 300 milioni di risorse, circa 90 cantieri di immediata realizzazione, a cui si sommano le risorse per favorire la progettazione di qualita', l'assistenza tecnica alle stazioni appaltanti e 33 milioni di euro ancora da programmare.
FONTE: ansa.it

lunedì 25 luglio 2016

Hikaru Dorodango, l’arte del fango

La bizzarra arte giapponese di creare dalla terra sfere perfette e luccicanti , con una tecnica che si apprende in anni di pratica

Hikaru Dorodango significa ‘far brillare uno gnocco di fango’. Si tratta di plasmare una sfera fatta di terra e acqua, solo usando le proprie mani. Un gioco da bambini? Niente affatto: Hikaru Dorodango è una vera e propria arte, nata e diffusa in Giappone ma attualmente apprezzata anche al di fuori dei confini nipponici. C’è infatti qualcosa di speciale nel modellare un materiale ‘sporco’ e grezzo e farlo diventare un oggetto di pregio.

Bruce Gardner. Foto P2 Photography 
Il prodotto del Hikaru Dorodango è infatti una sfera perfetta, liscissima e lucida, che si riesce ad ottenere solo attraverso una tecnica particolare, e non senza molta pratica. A cavallo tra arte e artigianato, quella del Dorodango è una vera e propria manipolazione scultorea, amata non solo per i piacevoli manufatti che ne derivano, ma anche perché sembra essere estremamente rilassante. Spesso questa tecnica viene insegnata ai bambini, perché particolarmente calmante. Non è semplice come sembra: in Giappone esistono corsi di artigianato dedicati al Hikaru Dorodango, e gli ‘esperti’ sanno che solo un processo complesso porta ad una sfera perfetta. Oltretutto, a seconda della tipologia di terra che si utilizza cambiano consistenze, modalità di manipolazione, tempistiche. Lo spiega Bruce Gardner, tra gli esponenti più apprezzati dell’Hikaru Dorodango, che ha fatto di quest’arte un secondo mestiere: potete vedere le sue opere sul sito ufficiale, o conoscerle meglio in questo breve video.
Bruce Gardner all’opera. Foto P2 Photography 
A grandi linee potremmo semplificare la tecnica del Dorodango così. Si prende del fango, lo si priva di eventuali sassolini o detriti, si comprime nel palmo della mano, bagnandolo quel tanto necessario a plasmarlo. Si procede quindi appallottolandolo, dandogli la forma di una sfera, e quindi per un paio d’ore lo si alliscia aggiungendo un poco alla volta altro fango più secco. Una volta ottenuta una sfera liscia e più o meno solida, la si mette in un sacchetto e si ripone in frigorifero per circa quattro ore. Occorre ripetere l’operazione due o tre volte. Ottenuta la sfera della dimensione desiderata, la si lucida e smalta a piacere, fino a farla brillare.

FONTE: lastampa.it

mercoledì 20 luglio 2016

Boldini e l’avanguardia figurativa a Pechino

La mostra ripercorre il percorso creativo del pittore da Ferrara alla lunga stagione francese

Giovanni Boldini e l’avanguardia figurativa fanno l’atteso esordio in Cina, al World Art Museum di Pechino. La mostra, dal titolo «Boldini, maestro della belle epoque» e aperta fino al 9 ottobre, si compone di 54 opere, tra cui l’autoritratto custodito dalla Galleria degli Uffizi, che ripercorrono il percorso creativo del pittore di Ferrara dall’esperienza fiorentina alla lunga e articolata stagione francese, con tanto di una selezione dei lavori fatti dai principali protagonisti italiani della stagione che, come Boldini, scelsero Parigi quale patria ideale della modernità e del filone artistico figurativo: da Giuseppe de Nittis a Federico Zandomeneghi, da Paolo Troubetzkoy a Vittorio Corcos. 

Il percorso è suggestivo e il ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini, presente all’inaugurazione, lo ha rimarcato. «Conosciuto in Europa, sconosciuto in Cina: è l’occasione per puntare su arte e cultura», ha rilevato alla cerimonia d’apertura. «Nel 1931, quando Boldini morì a Parigi, una delegazione da Ferrara partì per partecipare ai funerali. Di quella delegazione faceva parte anche mio nonno», ha raccontato Franceschini a conferma dei legami stretti tra la città estense e il suo illustre concittadino. 

Non a caso, sono ben 37 le opere esposte «provenienti dalla Galleria di Arte Moderna e contemporanea di Ferrara-Museo Boldini», ha detto il sindaco della città estense Tiziano Tagliani, approfittando anche dei lavori di consolidamento della struttura resisi necessari dopo il terremoto dell’Emilia. 

Da parte cinese, la direttrice del museo Wang Limei ha voluto esprimere tutto il suo entusiasmo per le opere dal «grande fascino», simbolo di una continua collaborazione e del rafforzamento dei rapporti tra Italia e Cina. 

FONTE: lastampa.it

sabato 9 luglio 2016

Tivoli, a Villa d'Este una mostra su l'Orlando Furioso


Tornano alla ribalta le vicende amoroso di Orlando e Angelica, protagonisti del poema epico più conosciuto della letteratura italiana, l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (1516). Sono passati ben cinquecento anni dalla prima edizione del poema epico che tratta, tra i temi principali, oltre alle peripezie sentimentali e al bel modo di corteggiare, la guerra tra musulmani e cristiani che si conclude con la vittoria dei cristiani sugli acerrimi nemici. In occasione di questo grosso compleanno la Villa d’Este di Tivoli ospita una mostra, intitolata I voli dell'Ariosto. L’Orlando furioso e le arti, che racconta l’impatto esercitato dal racconto di Ariosto, da quando fu scritto fino ad oggi, sulle arti figurative.

Lo scenario della villa, con gli ambienti affrescati e i bei giardini, è l’ideale per una mostra di questo tipo. Inoltre, il cardinale Ippolito II d’Este, che la fece costruire, frequentò l’Ariosto durante gli anni giovanile trascorsi presso Ferrara. Le opere selezionate per la mostra (dipinti, sculture, arazzi, ceramiche, incisioni, disegni, medaglie, libri illustrati) narrano il meglio dell’Orlando Furioso e come i protagonisti dell’opera siano divenuti soggetti molto amati dai pittori delle epoche a seguire. Ad integrazione della mostra, Villa d’Este proporrà durante il periodo di apertura diverse manifestazioni ed eventi collegati: percorsi nel territorio, concerti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, conferenze e letture ariostesche.

FONTE: Mariapia Bruno (ilmessaggero.it)

mercoledì 22 giugno 2016

RomaEuropa Festival 2016: per una "Storia contemporanea", da Baricco alla mostra Par tibi, Roma, nihil


Al via l'anteprima estiva di RomaEuropa Festival 2016 con due appuntamenti assolutamente imperdibili

Roma Estate 2016 è alle porte e il calendario degli eventi e delle cose da fare e da vedere è ricco e variegato. Uno degli appuntamenti imperdibili è sicuramente il RomaEuropa Festival, ricchissima kermesse che metterà la cultura al centro di una nutrita agenda tutta da scoprire, all’interno della quale spiccano certamente la mostra Par tibi, Roma, nihil e lo spettacolo Palamede, la storia, di Alessandro Baricco.

RomaEuropa Festival 2016, cosa ci sarà

Il RomaEuropa Festival 2016 aprirà il sipario con un’anteprima estiva dal 24 giugno al 18 settembre e animerà la capitale dal 21 settembre al 3 dicembre, facendone rivivere spazi culturali dalla suggestiva e struggente bellezza, come l’Area Archeologica del Palatino, che non a caso ospiterà sia la mostra Par tibi, Roma, nihil sia l’attesissimo spettacolo di Alessandro Baricco, due dei main events della kermesse. Ma RomaEuropa Festival non sarà solo questo: nella versione invernale infatti sono previsti 524 artisti per 145 giorni di attività, e ancora 51 appuntamenti dedicati alla creazione contemporanea e tantissime attività collaterali per vivere Roma da un punto di vista diverso, spettacolare, unico.

RomaEuropa Festival 2016, Par tibi, Roma, nihil

Nulla è a te comparabile, o Roma. Questo il senso (e la traduzione) di Par tibi, Roma, nihil, mostra che unirà antico e contemporaneo per un tripudio di cultura e arte imperdibile, che animerà la Capitale dal 24 giugno al 18 settembre 2016, dalle ore 8:30 alle 19.
Non è facile spiegare cosa sia Par tibi, Roma, nihil: una mostra, un laboratorio, un momento di unione e fusione per generare un percorso nuovo e meraviglioso, in grado di stupire, colpire e catturare lo spettatore. Un percorso costruito su tre linee tematiche, tre direzioni da seguire e tre esperienze in cui immergersi: così avremo “memoria”, dove spazio antico e resti si trasformano in laboratorio linguistico, e poi “storia”, fra antiche rovine che diventano sfondo di laboratori linguistici del futuro in un connubio spiazzante e innovativo.
Chiude i percorsi “spazio”, cioè il Palatino, così tipico eppure in grado di reinventare sé stesso negli occhi di questi artisti contemporanei che per l’arco di una mostra ne saranno per certi versi re-inventori. Par tibi, Roma, nihil è stata curata da Raffaella Frascarelli: il costo del biglietto varia da € 7,50 a € 12 per l’accesso all’area archeologica di Colosseo/Foro Romano/Palatino.
FONTE: pianetadonna.it
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lunedì 6 giugno 2016

Al Mart di Rovereto la luce del Divisionismo e del Futurismo

Luigi Russolo, Profumo, 1910. Rovereto, Mart, VAF Stiftung

La   mostra  "I   pittori    della   luce.   Dal   Divisionimo   al   Futurismo"  presenta oltre  80  opere  di   pittori   che,  tra  la   fine  del   XIX  secolo  e  l’inizio del XX,  svolsero  un ruolo fondamentale  nel  rinnovamento  artistico  italiano e non solo

La grande mostra, curata da Beatrice Avanzi, Musée d’Orsay; Daniela Ferrari, Mart; Fernando Mazzocca, Università degli Studi di Milano, sarà ospitata dal 24 giugno al 9 ottobre 2016, al Mart di Rovereto.  L'eposizione è parte di un progetto internazionale che si è concretizzato a Madrid dal 17 febbraio al 5 giugno presso la Fundación MAPFRE
il progetto narra le origini e lo sviluppo del Divisionismo in un dialogo esplicito e serrato con il Futurismo, suo ideale proseguo. Il percorso della mostra si divide in sei sezioni cronologiche e tematicheIl Divisionismo tra vero e simbolo; La luce della natura; La declinazione simbolista. Una “pittura di idee”; La declinazione realista. L’impegno sociale; Verso il futurismo; La pittura futurista. Le opere sono provenienti dalle Collezioni del Mart, con l’aggiunta di capolavori frutto di prestiti pubblici e privati. 
Affermatosi nel 1891 alla Triennale di Brera, il Divisionismo, attraverso l’opera di artisti come Giovanni Segantini,Giuseppe Pellizza da VolpedoAngelo Morbelli, Emilio Longoni, sconvolge e divide la critica e il pubblico borghese. Pur condividendo alcuni presupposti tecnici e teorici del pointillisme francese, il Divisionismo si configura tuttavia, non come una sua filiazione, ma piuttosto come una tendenza del tutto autonoma e originale.  Oltre alla rappresentazione della luce, il movimento mostra infatti un interesse e una predominanza di opere dedicate a tematiche politiche e sociali, evidenziando un cambiamento di gusto e un’attenzione alle condizioni delle classi più disagiate e alle disparità sociali senza precedenti. Dalla forza di questa nuova poetica e sulle sue basi tecniche scaturisce quasi come naturale conseguenza il Futurismo, il maggiore movimento d’avanguardia italiano che si sviluppa intorno alle idee del poeta Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1909 il movimento irrompe sulla scena artistica e culturale con il Manifesto Futurista, pubblicato sulla prima pagina de “Le Figaro”, a cui aderiscono UmbertoBoccioniGiacomo BallaCarlo CarràLuigi Russolo e Gino Severini che nell’aprile dell’anno successivo firmano ilManifesto tecnico della pittura futurista.
Il manifesto indica esplicitamente come base di partenza tecnica il Divisionismo. La scomposizione della luce associata a quella della forma così come una vocazione alla rappresentazione del movimento e della velocità della vita moderna, proiettano dunque l’arte italiana sulla scena internazionale, nel cuore del coevo dibattito artistico europeo.
Vademecum

I pittori della luce. Dal Divisionimo al Futurismo
Dal 25 Giugno 2016 al 09 Ottobre 2016
ROVERETO | TRENTO, Mart 
Biglietto: intero € 11, ridotto € 7. Gratuito fino ai 14 anni
Info: +39 0464 438887 / 800 397760
info@mart.trento.it
http://www.mart.trento.it
FONTE: artemagazine.it

giovedì 2 giugno 2016

"Simbolismo in Evoluzione", Giangaetano Patanè in mostra a Palazzo Cisterna

Il vernissage promosso dalla Fondazione Ducci e allestito negli storici spazi espositivi del Cenacolo de l’Erma fino al 10 giugno

La Fondazione Ducci di Roma, al fine di promuovere l’arte in tutte le sue espressioni, presenta nell’ambito della terza edizione della rassegna d’arte contemporanea "ArtInFondazione" la personale di Giangaetano Patanè intitolata "Simbolismo in Evoluzione", a cura di Claudio Strinati. La mostra sarà inaugurata venerdì 13 maggio 2016 alle 18.30 presso gli storici spazi espositivi del Cenacolo de l’Erma a Palazzo Cisterna (via Giulia 163) nel cuore della Capitale alla presenza dell’artista e del presidente Paolo Ducci.

La mostra propone un gruppo di ventuno opere che testimoniano il percorso dell’artista. Nato a Roma nel 1968, nel 1994 frequenta il College of Art of Edimburgh , nel 1996 colloca un monumento in bronzo in S. Maria in Ara Coeli-Roma, nel 2000 e nel 2002 è vincitore di borse di studio che lo portano rispettivamente in Sydney e a Colonia. Nel 2003 incarico di Private Banking BNL. Nel 2013 entra nella collezione del museo di Arte Contemporanea R. Bilotti Ruggi d’Aragona – Rende (CS). Attualmente risiede a Roma, all’Ex -Pastificio Cerere. Ha esposto a Roma (Chiostro del Bramante, GNAM, Complesso del Vittoriano), a Vienna e Berlino. In occasione dell’inaugurazione sarà presentato anche il catalogo a cura di Claudio Strinati. (La mostra è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18".

FONTE: iltempo.it

lunedì 30 maggio 2016

Arte che cammina: strandbeest, le sculture cinetiche

A tu per tu con gli strandbeest, famiglia di animali semoventi mossi dal vento e dotati di "vita autonoma", creata dall'artista olandese Theo Jansen.

Si muovono come ragni, ma somigliano a creature mitologiche: sono strandbeest (animali della spiaggia), sculture "cinetiche", ossia fatte per spostarsi sospinte del vento, da aria compressa e in qualche caso anche da spettatori attivi.

Questa famiglia di bestie artificiali, talmente agili e autonome da sembrare robot, è stata creata dallo scultore olandese Theo Jansen, fisico e artista, che lavora agli animali semoventi da 20 anni e che, di solito, li sperimenta sulle spiagge del suo Paese. Proprio oggi a San Francisco inaugura una mostra con alcuni strandbeest e molti dettagli sul processo creativo: un'occasione per rivedere alcuni video (come quello in apertura, realizzato da Business Insider) di questi esseri "alieni". 


ANATOMIA. Le ossa degli animali sono ottenute da tubi in PVC assemblati con nastro adesivo, elastici e fascette da elettricista. Ma le bestie da spiaggia incorporano anche stracci usati come ali, e bottiglie di plastica come serbatoi di aria compressa per potersi spostare anche in assenza di vento.

FONTE: focus.it

sabato 21 maggio 2016

Quando riprendere il vero è arte. A Roma World Press Photo Show

Quando riprendere il vero è arte. A Roma World Press Photo Show


Migranti e ambienti in pericolo. Scatti che evocano speranza e altri che immortalano la realtà nella sua crudezza. Le immagini vincitrici di uno dei più prestigiosi premi di fotogiornalismo in mostra a Roma, per un mese


Migranti, bambini, zone di conflitto, foto di speranza e di cruda realtà. Tutto questo si trova nella mostra World Press Photo 2016, allestita, come consuetudine, all'interno del Museo di Roma in Trastevere, dal 29 aprile al 29 maggio.

Si tratta dell'esposizione fotografica che raccoglie gli scatti premiati all'ultima edizione del World Press Photo, uno dei più autorevoli e famosi riconoscimenti fotogiornalistici creato dall'omonima Fondazione di Amsterdam, nata come organizzazione no profit nel 1955. Da allora, una giuria formata da esperti internazionali si riunisce per visionare e selezionare tra le migliaia di lavori inviati da fotogiornalisti di tutto il mondo: quest'anno sono arrivate oltre 82mila immagini. Le hanno scattate 5.775 fotografi, di 128 nazionalità diverse.

I lavori selezionati sono stati suddivisi in otto categorie, e tra tutti sono stati premiati quelli di 42 fotografi provenienti da 21 paesi: Australia, Austria, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Iran, Italia, Giappone, Messico, Portogallo, Russia, Slovenia, Sud Africa, Spagna, Svezia, Svizzera, Siria, Turchia e Stati Uniti. “Più di mille foto per questa edizione sono state spedite da fotografi cinesi” precisa il fotografo Francesco Zizola, presente in mostra come vincitore del secondo premio della sezione attualità e, quest’anno, anche organizzatore della tappa romana dell'esposizione ora in corso al museo di Roma in Trastevere.

“L'Asia si affaccia al mercato mondiale delle notizie e lo fa con consapevolezza” osserva ancora Zizola che nel 1996 è stato anche l'autore della foto dell'anno del World Press Photo, con un lavoro sulla guerra in Angola. Osserva il fotografo: “Dal 1996 al 2016, in questi 10 annni sono successe tante cose, la prima è il notevole cambiamento del modo di pubblicare le notizie, già avvenuto e che sta compiendo il suo termine con la trasformazione dai vecchi e nuovi media. Altra novità è l'uso della tecnologie: il modo di rappresentare le notizie che abbiamo oggi era prima impensabile, lo stesso Warren Richardson, autore della foto dell'anno 2016, ha dichiarato che quando ha scattato la sua immagine vincitrice, illuminato solo dalla luna, ha potuto vedere quanto ha fotografato soltanto a posteriori. Le nostre macchine fotografiche, con la possibilità raggiunta dalla tecnologia, arrivano a vedere anche quello che l'occhio non vede” conclude Zizola, quest'anno premiato per le foto scattate ad agosto dello scorso anno in Sicilia. Più precisamente nel mare mediterraneo, dove è rimasto per tre settimane a bordo di un battello specializzato nella ricerca e soccorso, affittato da Medici senza Frontiere che ha salvato, con tre barche, migliaia di vite di migranti.

Il fotografo romano cita nel suo commento “Hope for new life” la foto vincitrice di quest'anno, scelta nella categoria Spot News. É stata realizzata la scorsa estate a Roske, in Ungheria dove il fotografo autore free lance Richardson vive attualmente, al confine con la Serbia. Anche questo scatto come quello di Zizola e di tanti altri è concentrato sulla situazione dei migranti e i rifugiati.

Ma al museo di Roma in Trastevere non si vedono soltanto immagini di triste attualità, o scatti sensazionali. Si possono ammirare anche diverse immagini a tema sportivo (notevole la foto di Greg Nelson su un campo da basket) o di natura, ma soprattutto ci si trovano sempre storie di straordinaria umanità. Una su tutte quella raccontata per immagini dalla fotografa statunitense Nancy Borowick che, con “A Life in Death”, ha fotograto per un anno i suoi genitori entrambi malati di cancro. Si tratta di scatti commoventi, di scene famigliari tenere e intime, tra le quali si vede anche la fotofrafa, in un autoritratto mentre lava i piatti. Con questo lavoro Nancy Borowick ha vinto il secondo premio nella sezione “Long Term Project” di questo World Press Photo 2016, promosso da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con 10b photography e World Press Photo Foundation di Amsterdam. Organizzazione e servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.

FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)

sabato 14 maggio 2016

Ravenna, da Picasso a de Chirico la Seduzione del Passato

Ravenna, da Picasso a de Chirico la Seduzione del Passato

Al Mar un ricco sguardo sull'intera storia del Novecento documenta artisti e vicende che testimoniano una ripresa della tradizione, attraverso modelli e valori dell’antico. Con opere di grandi maestri italiani e stranieri di generazioni, aree culturali e tendenze diverse


"Le opere dei nostri antenati sono indebitate nei confronti dei successori, se non diminuite, al punto che se i morti ritornassero vestirebbero i nostri colori e parlerebbero con le nostre voci”. Così, ci ricorda Marco Tonelli nel suo contributo al catalogo Mandragora (firmato anche da Spadoni, Pontiggia e Bazzocchi) citando "L’angoscia dell’influenza" di Harold Bloom e ci aiuta ad entrare in contatto e a capire lo spirito con cui "gli artisti creano i loro precursori".

Infatti, quali sono le armi di seduzione dei più grandi artisti italiani e moderni? Oltre ad uno sguardo diverso sulle cose che ha reso unica la loro produzione, al di là dei movimenti di appartenenza, sembra che ad unirli possa essere stata la necessità di attingere alla memoria storica e mostrarci la nostra tradizione anche la più antica, rivisitata. Così, La mostra “La seduzione dell’antico. Da Picasso a Duchamp, da de Chirico a Pistoletto“, al MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna, racconta in otto sezioni, di quell’insopprimibile richiamo che il passato esercitò sugli artisti del Novecento e anoi più vicini.

Il viaggio, c'è tempo di farlo fino al 26 giugno, si scandisce in sezioni tematiche, la prima dal particolare titolo “Quel non so che di antico e di moderno” ripreso da una citazione di Carrà e, prosegue  con i generi della tradizione: "la Natura morta", "il Paesaggio", "il Ritratto", "Turbamenti barocchi", "Il mito e il sacro", "Archeologie", "Citazioni” e “L’attualità dell’antico”. Sono oltre 130 le opere di artisti del calibro di de Chirico, Morandi, Carrà, Martini, Savinio, Casorati, Sironi, De Pisis, Campigli e Severini. Per il Barocco si incontrano artisti come Scipione, Fontana e Leoncillo. Si passa successivamente alle icone pop come Schifano, Festa e Ceroli. L'antico e il post-moderno sono raccontati con le opere di Salvo, Ontani, Mariani e Paladino. C'è spazio anche per il ‘Realismo magico', da Sciltian a Clerici e Guttuso, e per la Pop Art e l'Arte Povera, con artisti come Paolini e Pistoletto. Molte poi le presenze di colonne portanti dello scorso secolo tra cui Picasso, Duchamp, Man Ray, Dalí, Klein e per avvicinarci alla contemporaneità segnaliamo Christo.

La mostra, curata da Claudio Spadoni, ripercorre l’intera vicenda artistica del Novecento partendo dalle Avanguardie storiche, fino alle neoavanguardie e alla stagione del postmoderno che segna in qualche modo l'affievolirsi di questa “seduzione”. Documenta artisti e vicende che testimoniano una ripresa della tradizione in una restituzione moderna di modelli e valori dell’antico, talora attraverso la citazione esplicita, o in forma evocativa, o attraverso una rilettura inedita di opere e figure mitizzate del passato, che diventano icone contemporanee, fino a operazioni ironiche o dissacratorie ormai a loro volta diventate classici della storia dell’arte. Una mostra ricca di spunti speculativi e di capolavori che oltre al gioco della Seduzione, mette in atto una rivalutazione del concetto del tempo, in grado di stabilire un'estensione del presente che contagia il passato.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

giovedì 12 maggio 2016

Le opere di Jan Fabre invadono Firenze


L’arte contemporanea torna in piazza della Signoria a Firenze con due opere in bronzo dello scultore belga Jan Fabre, 57 anni, uno dei più innovativi e rilevanti artisti del panorama attuale. Una di queste, dal titolo «Searching for Utopia», è una tartaruga di eccezionali dimensioni ed è esposta vicino al monumento equestre di Cosimo I, capolavoro rinascimentale del Giambologna; la seconda, dal titolo «The man who measures the clouds (American version, 18 years older)», è collocata sull’Arengario di Palazzo Vecchio, tra le copie del David di Michelangelo e della Giuditta di Donatello. In entrambe le opere c’è l’autoritratto dell’artista, nella doppia veste di cavaliere e guardiano, come tramite tra terra e cielo, tra forze naturali e dello spirito.  

Le due opere fanno parte della mostra «Spiritual Guards» di Jan Fabre curata da Melania Rossi e Joanna De Vos con la direzione artistica di Sergio Risaliti, ospitata anche in Palazzo Vecchio e che dal 14 maggio si allargherà al Forte di Belvedere. Jan Fabre è il secondo artista contemporaneo, dopo Botero nel 2003, a presentare una sua opera in piazza della Signoria. L’artista statunitense Jeff Koons nel settembre scorso è stato il primo a `violare´ lo spazio classico dell’Arengario di Palazzo Vecchio con l’esposizione di una sua colossale statua.  


In Palazzo Vecchio ci sono una serie di sculture che andranno a dialogare con gli affreschi e i manufatti conservati in alcune sale del percorso museale del palazzo, in particolare quelle del Quartiere di Eleonora, assieme alla Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli. Tra le opere esposte anche un grande mappamondo (2.50 m di diametro) rivestito interamente di scarabei dal carapace cangiante, a poca distanza dal celebre globo conservato nella Sala delle Mappe geografiche, opera cinquecentesca di Ignazio Danti.  

FONTE: lastampa.it

mercoledì 11 maggio 2016

Le meraviglie italiane della street art

Un viaggio da nord a sud dello Stivale, alla scoperta dei murales e graffiti più belli: un museo "en plein air"che coinvolge anche Millo, Blu, Peeta, Banksy e C215...

Un viaggio tra graffiti e murales, forme e colori, alla scoperta della street art più bella d’Italia. Skyscanner ha raccontato il meglio dell’arte urbana in Italia, tra capolavori di sempre e nuovi soggetti pop. Si parte da Torino, dove, grazie al bando B.ART, l’artista Millo ha realizzato tredici enormi murales in bianco e nero nel quartiere Barriera di Milano, incentrate sul rapporto tra umano e metropolitano. A Milano, nel quartiere Isola, potrete invece scoprire gli stencil iconici di Zibe, i piccoli animaletti di Microbo e le scene surreali di Santi.

A Venezia, attorno al Teatro Marinoni, potrete trovare il lavoro dell’artista Peeta, i cui graffiti diventano tridimensionali grazie a giochi di luce e sfumature. A Padova il Comune ha lanciato un progetto per colorare le periferie, mettendo a disposizione di una dozzina di artisti locali le superfici di quattro grandi palazzi nel quartiere Mortise. Inoltre qui è nata la prima “social graffiti photomap”, ovvero una mappa virtuale che raccoglie i lavori di arte urbana presenti in città.

A Bologna potrete gustarvi le grandi opere di artisti riconosciuti a livello internazionale, come Blu, Ericailcane, Mambo e Dado, tra animali surreali e colori sgargianti. Anche qui potrete utilizzare un utile strumento, la mappa di Bolognastreetart. A Firenze, invece, si può scoprire anche l’arte di CLET, i cui omini stilizzati hanno trasformato la segnaletica italiana, e quella di Exit Enter, tra palloncini e cuori rossi.

Nella Capitale partite dal Museo Urban di Roma, una mostra collettiva di opere urbane. E poi scoprite le chicche sparse per tutta la città, da Ostiense a Tormarancia, da Quadraro al Testaccio. Non solo architetture partenopee, invece, a Napoli: i lavori di Banksy, C215, Alice Pasquini e di tanti altri artisti hanno rivoluzionato gli spazi cittadini, da quelli degradati a quelli più famosi.

Spostandoci in Puglia, a Bari si possono ammirare le opere di artisti di fama internazionale come 108, Ozmo e Hell’O Monsters. Mentre a Palermo, tra i quartieri di Vucciria, Borgo Vecchio, ZEN e Kalsa, tante le iniziative che hanno coinvolto il Comune con gli artisti locali: spicca l’ispirazione dell’artista franceseC215, che ha riproposto i principali capolavori del Caravaggio.

FONTE: Salvo Cagnazzo (lastampa.it)


sabato 7 maggio 2016

Roma capitale del fumetto d'autore: da Hugo Pratt al Festival Arf!



Roma diventa la capitale dell’illustrazione e dell’animazione d’autore. Che colorano la primavera capitolina di segni e immagini in cui la fantasia vola a briglia sciolta. Il quartiere generale di questa full immersion nella creatività a tutto tondo è Testaccio con La Pelanda-Macro che ospita una girandola di opere d’arte più o meno visionarie nel senso più emozionale del termine. Lo fa regalando la grande mostra dedicata a Hugo Pratt. Incontri e passaggi (Rencontres et passages) fino al 24 maggio e il Festival Ars! in programma dal 20 al 22 del mese.

Due occasioni di scoperta a 360 gradi con l’inventiva che si concretizza nelle maniere più disparate, originali e innovative in una carrellata di lavori, disegni, tavole, realizzazioni video e tutto quanto fa produzione intellettual-artigianale rivolta all’immagine narrativa e della letteratura disegnata. Come quella straordinaria di Pratt che l’esposizione offre attraverso una sorta di filo d’Arianna fra gli incontri reali e immaginari con i suoi scrittori preferiti da Oesterheld, Ivaldi, Rieu, Bonelli, Platteau a Stevenson, London, Curwood, Borges o Yeats.

La mostra ideata e curata dal Museo Hergé di Bruxelles propone oltre 120 opere originali, fotografie e tante rarità da esplorare con l’occhio dell’emozione dai primi schizzi alla nuova stagione inaugurata dal segno di Rubén Pellejero.
Ideata e curata dal Museo Hergé di Bruxelles regala allo sguardo degli appassionati disegni, acquerelli e copertine di riviste dai primi anni argentini fino alle ultime tavole di Corto Maltese, il suo mitico alter ego.

La rassegna fa da ponte ideale fra il Salone Comicon alla Mostra d’Oltremare di Napoli che si è concluso a fine aprile
 con la Città Eterna che ospiterà sempre al Macro ospiterà 20 al 22 maggio sempre al Macro la seconda edizione del Festival ARF! manifestazione contenitore di storie, Segni & Disegni, dedicato al fumetto, all’illustrazione e alla graphic novel.

FONTE: Luisa Mosello (ilmessaggero.it)

mercoledì 4 maggio 2016

CONFERENZA STAMPA - 11 MAGGIO - SPRING ATTITUDE - FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA ELETTRONICA E CULTURA CONTEMPORANEA

L'11 maggio si terrà la Conferenza stampa di presentazione della VII edizione di SPRING ATTITUDE - Festival internazionale di Cultura Contemporanea e Musica Elettronica che si svolgerà dal 19 al 21 maggio al MAXXI - Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, all'ex Caserma Guido Reni e a Spazio Novecento.
AIR, Pantha du Prince, Matthew Herbert, Gold Panda, John Duncan, Clap! Clap!, Iosonouncane, Go Dugong sono soltanto alcuni dei protagonisti di questa edizione che riparte dal successo dello scorso anno con oltre 12.000 presenze.
Fra Performance (dj set e live concert), Arts&New Media e - novità di quest'anno - i workshop della sezione Educazione, Spring Attitude si conferma uno dei principali eventi europei nel campo della musica elettronica e delle arti visive.
La Conferenza stampa  si terrà  a Roma  mercoledì 11 maggio alle ore 11.00 all'ex caserma Guido Reni (via Guido Reni, 7).

FONTE: GDG Press - Ufficio Stampa Spring Attitude

A Firenze le foto e i disegni di Liu Xiaodong raccontano le migrazioni




Il fenomeno delle migrazioni cinesi nel mondo, osservato dall’occhio artistico di Liu Xiaodong: è l’oggetto della mostra che, fino al 19 giugno sarà accolta negli spazi della galleria Strozzina di Palazzo Strozzi a Firenze. L’esposizione è costituita da 182 tra disegni e fotografie; 11 dipinti e un video-documentario realizzati specificamente dall’artista cinese in seguito ad un periodo di residenza in Toscana tra l’autunno 2015 e questa primavera. 

I soggetti principali delle opere in mostra sono le città di Firenze e Prato e la campagna senese, luoghi vissuti dall’artista attraverso il contatto diretto con gli abitanti e con un particolare interesse per le locali comunità cinesi. La mostra a Palazzo Strozzi diviene inoltre l’occasione per una riflessione sulla migrazione dei popoli e il loro rapporto con nuovi territori e ambienti fisici, geografici e culturali, in riferimento anche ai fatti recenti di crisi ai confini dell’Europa, che lo stesso Xiaodong ha visitato a Bodrum in Turchia e a Kos in Grecia.  

Origine del progetto per Palazzo Strozzi è il particolare interesse dell’artista per la comunità cinese di Prato, la più popolosa d’Italia e una delle più importanti di Europa, ormai arrivata quasi alla terza generazione. La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi con la collaborazione di Massimo De Carlo, Milano/Londra/Hong Kong. 

FONTE: lastampa.it

domenica 1 maggio 2016

VERMIBUS – L’affascinante arte del Subvertising

Dalla strada alla strada, passando per il suo studio. Il tragitto che compiono le opere di Vermibus, artista berlinese che ha fatto del Subvertising il suo lavoro, è breve quanto intenso. Inizia e finisce in strada. La sua arte? Recuperare gli annunci pubblicitari in giro per il mondo, sottoporli a un processo di trasformazione estetica e morale, dirottando completamente il loro messaggio, e riportarli in strada con tutto un altro significato, in un nuovo originale contesto, il suo. Un gesto che potrebbe sembrare simile alla pittura, ma non lo è. Vermibus non utilizza nuovi colori per creare un’immagine, lui stravolge i colori di quell’immagine, di un viso preesistente, per crearne, su carta lucida, uno nuovo. Una tecnica che ricorda un tipico trucco tribale, il volto di un fantasma, di una mummia, un ritratto d’arte vudù che utilizza parti umane come i denti e i capelli per creare delle figure antropomorfe. Così come la pittura vorticosa dell’artista irlandese Francis Bacon, che come Vermibus, lavorava il colore per rendere l’immagine più interessante, scomponendo il soggetto fino a generare un effettivo conflitto visivo. Nelle opere di Vermibus, i ritratti vengono disumanizzati e viene data loro una maggiore individualità, quella che prima, secondo lui, era stata privata dal brand, ma che grazie alla sua personale, parodistica, interpretazione torna ad avere una propria identità. Obiettivo centrato in pieno: le advertising ora si fanno notare. Le persone si incuriosiscono, si fermano a guardarle, le scattano una foto.

FONTE: Bookmoda.com

lunedì 25 aprile 2016

Fuori Salone 2016: Caviar – Venini for Buccellati


Quando due eccellenze nel loro settore, come Buccellati e Venini, si incontrano, il risultato non può che essere stupefacente. E lo dimostrano i vasi, le ciotole e i bicchieri, frutto della loro collaborazione, che verranno presentati in occasione del Salone del Mobile di Milano. E così, la storica linea d’argento Caviar di Buccellati diventa una capsule collection in cui la speciale maestria nella lavorazione del vetro di uno si fonde con l’arte argentiera dell’altro. I vetri sono soffiati e all’interno custodiscono un prezioso foglio d’argento che, durante il processo di soffiatura, esplode in frammenti, ottenendo così una decorazione casuale sulla superficie trasparente. Lo stile Caviar? Si riconosce dall’argento martellato che diventa la base di ciotole, vasi e bicchieri della nuova capsule “Caviar-Venini per Buccellati”, una collezione che mostra in tutta la sua sinergia di stili e in tutta la sua autentica bellezza il saper fare italiano.

FONTE: bookmoda.com







venerdì 22 aprile 2016

Le opere di Jan Fabre invadono Firenze




L’arte contemporanea torna in piazza della Signoria a Firenze con due opere in bronzo dello scultore belga Jan Fabre, 57 anni, uno dei più innovativi e rilevanti artisti del panorama attuale. Una di queste, dal titolo «Searching for Utopia», è una tartaruga di eccezionali dimensioni ed è esposta vicino al monumento equestre di Cosimo I, capolavoro rinascimentale del Giambologna; la seconda, dal titolo «The man who measures the clouds (American version, 18 years older)», è collocata sull’Arengario di Palazzo Vecchio, tra le copie del David di Michelangelo e della Giuditta di Donatello. In entrambe le opere c’è l’autoritratto dell’artista, nella doppia veste di cavaliere e guardiano, come tramite tra terra e cielo, tra forze naturali e dello spirito.  

Le due opere fanno parte della mostra «Spiritual Guards» di Jan Fabre curata da Melania Rossi e Joanna De Vos con la direzione artistica di Sergio Risaliti, ospitata anche in Palazzo Vecchio e che dal 14 maggio si allargherà al Forte di Belvedere. Jan Fabre è il secondo artista contemporaneo, dopo Botero nel 2003, a presentare una sua opera in piazza della Signoria. L’artista statunitense Jeff Koons nel settembre scorso è stato il primo a `violare´ lo spazio classico dell’Arengario di Palazzo Vecchio con l’esposizione di una sua colossale statua.  

In Palazzo Vecchio ci sono una serie di sculture che andranno a dialogare con gli affreschi e i manufatti conservati in alcune sale del percorso museale del palazzo, in particolare quelle del Quartiere di Eleonora, assieme alla Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli. Tra le opere esposte anche un grande mappamondo (2.50 m di diametro) rivestito interamente di scarabei dal carapace cangiante, a poca distanza dal celebre globo conservato nella Sala delle Mappe geografiche, opera cinquecentesca di Ignazio Danti.  

Il 14 maggio aprirà poi la mostra al Forte di Belvedere, dove tra i bastioni e la palazzina saranno presentate circa sessanta opere in bronzo e cera, oltre a una serie di film incentrati su alcune storiche performance dell’artista. Sette scarabei bronzei saranno posizionati nei punti di vedetta del Forte mentre una serie di autoritratti dell’artista a figura intera andranno a popolare gli angoli dei bastioni. Gli scarabei rappresentano angeli di metamorfosi e simboleggiano nelle antiche religioni e nella tradizione pittorica italiana e fiamminga il passaggio tra la dimensione terrena e la vita eterna con il loro continuo movimento. 

Allo stesso tempo possiedono una bellissima corazza che mette in luce drammaticamente la vulnerabilità di quel corpo «regale». Tra pochi giorni Jan Fabre arriverà a Firenze, dove nottetempo realizzerà una performance in piazza della Signoria, che lo vedrà strisciare per terra come un «verme» tra i capolavori dell’arte del Rinascimento. L’happening sarà filmato e poi esposto a Forte Belvedere.

FONTE: lastampa.it