Al Mar un ricco sguardo sull'intera storia del Novecento documenta artisti e vicende che testimoniano una ripresa della tradizione, attraverso modelli e valori dell’antico. Con opere di grandi maestri italiani e stranieri di generazioni, aree culturali e tendenze diverse
"Le opere dei nostri antenati sono indebitate nei confronti dei successori, se non diminuite, al punto che se i morti ritornassero vestirebbero i nostri colori e parlerebbero con le nostre voci”. Così, ci ricorda Marco Tonelli nel suo contributo al catalogo Mandragora (firmato anche da Spadoni, Pontiggia e Bazzocchi) citando "L’angoscia dell’influenza" di Harold Bloom e ci aiuta ad entrare in contatto e a capire lo spirito con cui "gli artisti creano i loro precursori".
Infatti, quali sono le armi di seduzione dei più grandi artisti italiani e moderni? Oltre ad uno sguardo diverso sulle cose che ha reso unica la loro produzione, al di là dei movimenti di appartenenza, sembra che ad unirli possa essere stata la necessità di attingere alla memoria storica e mostrarci la nostra tradizione anche la più antica, rivisitata. Così, La mostra “La seduzione dell’antico. Da Picasso a Duchamp, da de Chirico a Pistoletto“, al MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna, racconta in otto sezioni, di quell’insopprimibile richiamo che il passato esercitò sugli artisti del Novecento e anoi più vicini.
Il viaggio, c'è tempo di farlo fino al 26 giugno, si scandisce in sezioni tematiche, la prima dal particolare titolo “Quel non so che di antico e di moderno” ripreso da una citazione di Carrà e, prosegue con i generi della tradizione: "la Natura morta", "il Paesaggio", "il Ritratto", "Turbamenti barocchi", "Il mito e il sacro", "Archeologie", "Citazioni” e “L’attualità dell’antico”. Sono oltre 130 le opere di artisti del calibro di de Chirico, Morandi, Carrà, Martini, Savinio, Casorati, Sironi, De Pisis, Campigli e Severini. Per il Barocco si incontrano artisti come Scipione, Fontana e Leoncillo. Si passa successivamente alle icone pop come Schifano, Festa e Ceroli. L'antico e il post-moderno sono raccontati con le opere di Salvo, Ontani, Mariani e Paladino. C'è spazio anche per il ‘Realismo magico', da Sciltian a Clerici e Guttuso, e per la Pop Art e l'Arte Povera, con artisti come Paolini e Pistoletto. Molte poi le presenze di colonne portanti dello scorso secolo tra cui Picasso, Duchamp, Man Ray, Dalí, Klein e per avvicinarci alla contemporaneità segnaliamo Christo.
La mostra, curata da Claudio Spadoni, ripercorre l’intera vicenda artistica del Novecento partendo dalle Avanguardie storiche, fino alle neoavanguardie e alla stagione del postmoderno che segna in qualche modo l'affievolirsi di questa “seduzione”. Documenta artisti e vicende che testimoniano una ripresa della tradizione in una restituzione moderna di modelli e valori dell’antico, talora attraverso la citazione esplicita, o in forma evocativa, o attraverso una rilettura inedita di opere e figure mitizzate del passato, che diventano icone contemporanee, fino a operazioni ironiche o dissacratorie ormai a loro volta diventate classici della storia dell’arte. Una mostra ricca di spunti speculativi e di capolavori che oltre al gioco della Seduzione, mette in atto una rivalutazione del concetto del tempo, in grado di stabilire un'estensione del presente che contagia il passato.
Il viaggio, c'è tempo di farlo fino al 26 giugno, si scandisce in sezioni tematiche, la prima dal particolare titolo “Quel non so che di antico e di moderno” ripreso da una citazione di Carrà e, prosegue con i generi della tradizione: "la Natura morta", "il Paesaggio", "il Ritratto", "Turbamenti barocchi", "Il mito e il sacro", "Archeologie", "Citazioni” e “L’attualità dell’antico”. Sono oltre 130 le opere di artisti del calibro di de Chirico, Morandi, Carrà, Martini, Savinio, Casorati, Sironi, De Pisis, Campigli e Severini. Per il Barocco si incontrano artisti come Scipione, Fontana e Leoncillo. Si passa successivamente alle icone pop come Schifano, Festa e Ceroli. L'antico e il post-moderno sono raccontati con le opere di Salvo, Ontani, Mariani e Paladino. C'è spazio anche per il ‘Realismo magico', da Sciltian a Clerici e Guttuso, e per la Pop Art e l'Arte Povera, con artisti come Paolini e Pistoletto. Molte poi le presenze di colonne portanti dello scorso secolo tra cui Picasso, Duchamp, Man Ray, Dalí, Klein e per avvicinarci alla contemporaneità segnaliamo Christo.
La mostra, curata da Claudio Spadoni, ripercorre l’intera vicenda artistica del Novecento partendo dalle Avanguardie storiche, fino alle neoavanguardie e alla stagione del postmoderno che segna in qualche modo l'affievolirsi di questa “seduzione”. Documenta artisti e vicende che testimoniano una ripresa della tradizione in una restituzione moderna di modelli e valori dell’antico, talora attraverso la citazione esplicita, o in forma evocativa, o attraverso una rilettura inedita di opere e figure mitizzate del passato, che diventano icone contemporanee, fino a operazioni ironiche o dissacratorie ormai a loro volta diventate classici della storia dell’arte. Una mostra ricca di spunti speculativi e di capolavori che oltre al gioco della Seduzione, mette in atto una rivalutazione del concetto del tempo, in grado di stabilire un'estensione del presente che contagia il passato.
FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)
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