“Flussi immobili”. Il titolo è un ossimoro. L’elemento che scorre per antonomasia, l’acqua, messo in relazione con la fissità della natura umana, che solo apparentemente cambia di per se stessa, mentre invece subisce solo l’effetto degli agenti modificanti contro cui s’infrange. Che ne cambiano espressioni e connotati. Dopo essersi cimentata con i ritratti di volti noti, più precisamente con le icone dei diritti civili del Novecento (Martin Luther King, Gandhi, Malcolm X, il Dalai Lama), Francesca Leone (www.francescaleone.it) atterra tra la gente comune per esaltarne le peculiarità.
Figlia del grande regista Sergio Leone e di Carla Ranalli, che è stata prima ballerina al teatro dell’Opera di Roma (ma c’è un precedente anche nel campo dell’immagine: il nonno era illustratore per Il Messaggero), l’artista romana, classe 1964, è alla galleria Valentina Moncada di Roma con la sua quinta personale, dopo aver esposto anche a Castel dell’Ovo a Napoli, al loggiato di San Bartolomeo a Palermo, al Museum of Modern Art di Mosca. Nel 2008 Palazzo Venezia le ha dedicato una personale curata da Claudio Strinati. Nello stesso anno, con Bonalumi, Gallo, Guccione e Mitoraj è invitata a realizzare un’opera per la mostra “Galilei divin Uomo” nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.
Alla Moncada ci sono solo otto dipinti di grandi dimensioni (200 x 150 cm) realizzati con tecnica mista, che catturano il volto delle persone ritratte nel momento l’acqua li colpisce. Elemento naturale contro elemento statico, e conseguenze dell’impatto. Senza stare troppo a disquisire sul significato simbolico (la purificazione), filosofico (il divenire), psicologico (il flusso inconscio), dell’acqua, ci sembra, ma soprattutto sull’effetto prettamente estetico dell’”incontro”, la Leone realizza otto tele che comunicano in maniera vibrante, contaminando la pop art come concetto e il non-finito come tecnica. Risultato: un’arte che lei stessa definisce espressionista, che nasce dalla fotografia e la rielabora. Il ciclo, inedito, si apre con “Respiro/Breath”, e continua con una serie di Volti senza nome e senza titolo. Il senso per l’immagine potente e maestosa, l’attenzione per i volti e per le espressioni, accomunano il lavoro di questa interessante artista con quello del padre, cui fece da assistente nella realizzazione di alcuni dei suoi film.
Dopo aver frequentato un corso di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, la Leone scelse però di completare i suoi studi con il quadriennio di pittura alla Libera Accademia di Belle Arti della Rome University of Fine Arts. Con sguardo essenziale, poco autocompiacimento e pennellate vigorose, coglie precise sfumature dell’umore, prigionia e liberazione. E in uno dei dipinti sembra di poter indovinare un autoritratto.
Galleria Valentina Moncada, via Margutta 54, www.valentinamoncada.com, fino al 21 aprile, ingresso gratuito.
FONTE: Paola Polidoro (ilmessaggero.it)