VERNICE STAMPA,
VENERDÌ 7 MAGGIO 2010
DALLE 11 ALLE 15
Museo Correr, II piano 8 maggio – 18 luglio 2010
La mostra presenta oltre centotrenta opere - oli, tempere, disegni a matita, schizzi e studi
preparatori, grandi dipinti e piccole tele - alcune mai esposte al pubblico finora e realizzate negli
ultimi dieci anni di attività dell’artista bosniaco, protagonista drammatico e magistrale della
figuratività odierna.
Dotato di un talento precoce e straordinario, Zec rimanda ad ascendenze classiche, da Tintoretto a
Palma il Giovane, da Caravaggio fino a Freud; mostra la sicurezza linguistica degli antichi maestri e,
insieme, l’ansia di ricerca di un indagatore solitario e la frenesia dello sperimentatore.
La quantità e la qualità della sua produzione finita e non-finita è sorprendente, ma la trasparenza è
cristallina, il controllo totale, singolarmente lucido e razionale.
Ancora, Safet Zec è forse il più importante rappresentante della riflessione sulla tragedia di un
popolo e sulle sconfinate possibilità della pittura da un lato di partecipare al suo strazio, dall’altro di
fornire letture poetiche di un mondo quotidiano.
A cura di Pascal Bonafoux e Giandomenico Romanelli, catalogo Skira.
La mostra si realizza con il sostegno della Galerija SOL di Lubiana.
Lungo nove sale al secondo piano del Museo Correr, il percorso si snoda in sequenze
tematiche di estrema suggestione.
La prima grande opera, Facciata veneziana (tempera e acrilico su carta, cm 120x350) testimonia il
legame e l’appartenenza dell’artista alla città che lo ha accolto quando la guerra nell’ex Jugoslavia
lo costrinse nel 1992 alla fuga da Sarajevo. Seguono poi le immagini, le atmosfere, gli strumenti
dell’atelier veneziano, suo spazio e mondo, rifugio e origine di un’esistenza e di un’ attività artistica
che rinascono e si rinnovano.
Alle vedute di una Venezia “minore”, struggente nella sua autenticità, si succedono nature morte,
“vite silenziose” nella definizione di Zec, barche e porte, oggetti dimenticati, ceste, pennelli, colori,
corde, taglieri, specchi. E forme di pane di suggestione sacrale.
Safet Zec è nato in Bosnia nel 1943, ultimo di otto figli di un calzolaio che, durante la seconda
guerra mondiale, si trasferisce a Sarajevo da Rogatica, un paese a est della Bosnia. Il suo
straordinario talento si manifesta sin dall’infanzia; si forma alla Scuola superiore di arti applicate
di Sarajevo e all’Accademia di Belgrado è considerato quasi un prodigio. Tuttavia l’isolamento
interiore di quegli anni lo porta a distruggere quasi tutti i suoi primi lavori. A Belgrado incontra la
moglie artista Ivana, restaura una vecchia casa nel quartiere ottomano dell’antica città di Pocitelj,
vicino a Mostar, luogo amato da molti artisti, che mantiene anche quando, nel 1987, torna a
vivere a Sarajevo, da pittore ormai affermato anche a livello internazionale. Con lo scoppio della
guerra, il mondo in cui Zec è cresciuto, di armoniosa convivenza tra persone di diverse culture e
religioni, è sconvolto. Pocitelj viene distrutta e, con essa, tutte le sue opere incisorie. Morte e
distruzione a Sarajevo lo costringono a fuggire con la famiglia. Nel 1992 è a Udine dove
ricomincia a lavorare grazie all’aiuto generoso dello stampatore Corrado Albicocco, per poi
giungere a Venezia nel 1998. Dalla fine del conflitto l’artista ha ripreso un’assidua frequentazione
con la sua terra. Nel cuore di Sarajevo, lo Studio-collezione Zec è stato riaperto ed è ora un
centro di iniziative culturali, oltre che sede espositiva delle sue opere. Nel 2004, in occasione
dell’apertura del nuovo ponte di Mostar, è stato presentato un libro di incisioni curato dalla Scuola
di Urbino su lastre di Zec. In futuro, la sua casa-studio di Pocitelj, ora restaurata, ospiterà una
scuola di grafica.
Tra i più recenti e significativi riconoscimenti si segnalano:
2001 Lille mostra antologica a cura di Martine Aubry, presso la chiesa abbandonata di Sainte-
Marie-Madeleine, recuperata per l’occasione
2003 premio "Leonardo Sciascia" per l'incisione
2004, un autoritratto di Zec è esposto tra quelli di Picasso e di Duchamp alla mostra MOI!
Autoportraits du XX siècle realizzata dal Museé du Luxembourg di Parigi;
2005 premio Linus Pauling dell’International League of Humanists
2007 "Chevalier de l'ordre des Arts et des Lettres" del Ministero della Cultura Francese.
www.museiciviciveneziani.it
FONTE: Ufficio Stampa Fondazione Musei Civici di Venezia
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