A San Paolo è stato il weekend più hot atteso dell'arte contemporanea: i 7.500 mq del padiglione Matarazzo – icona modernista progettata nel '57 da Niemeyer nel parco di Ibirapuera per la Biennale – hanno accolto la 6ª edizione di Sp-Arte 2010 (29 aprile-2 maggio), la fiera più influente del Latino America. Dal 2005 i numeri sono raddoppiati: la lista degli espositori da 40 è passata a 80, lasciando fuori un terzo delle richieste e dando spazio a 13 nuove gallerie dal 2009; le opere sono passate da 600 a 2.500; gli artisti, 1.400; il pubblico da 7mila a 15mila; la presenza di gallerie straniere (Stephen Friedman, Londra, Enrique Guerrero, Messico) si è decuplicata, anche se risulta ancora esigua rispetto alle fiere di Basilea e Londra. Per sopperire a ciò, un programma culturale ha collegato istituzioni (Smithsonian), curatori (Tanya Barson, Julieta Gonzalez-Tate) e collezionisti (Barbara Hoffmann, Jeremy Wiltshire) con un tavolo di discussione sull'arte brasiliana.
Il clima, a detta degli addetti ai lavori, è stato più che vivace; la forte presenza di un facoltoso collezionismo locale ha favorito le transazioni. Ottime per Choque Cultural di Baixo Ribeiro, galleria paulista di urban art, che lavora nel range 500-20mila; 18mila il prezzo pagato per il trittico di Titi Freak «Sem titul», 2009 (spray su legno, cm 280 x 200), che mescola la cultura giapponese d'origine con l'immaginario pop della street art brasiliana. Anche Marcio Botner di A Gentil Carioca (Rio De Janeiro) è soddisfatto dall'esito delle vendite: 12mila $ le opere di Maria Nepomuceno e Paulo Nenflidio, 7mila $ per quella di Rodriguo Torres. Dati che non sorprendono se si considera il boom economico che ha reso il paese pressoché immune dalla crisi mondiale e che, al contrario, ha incentivato lo sfruttamento delle straordinarie risorse interne, svettando su Europa e America fiaccate dai dissesti finanziari.
Il mercato dell'arte brasiliana gode di un importante supporto nazionale – 70 gallerie locali su 80 lo dimostrano –, ma più di un elemento lascia presupporre la sua progressiva internazionalizzazione. Al successo consolidato di un certo numero di artisti – tra cui Ernesto Neto, Beatriz Milhazes, Vik Muniz – nel panorama estero del collezionismo e dei musei, alla ricerca sempre più consistente di artisti brasiliani da parte del mercato primario e secondario – per la prima volta è stata battuta il 23-24 aprile un'asta Bric a Londra da Phillips de Pury –, si aggiunge l'interesse per l'arte giovane, ripensata anche come superamento del modernismo e chiave di lettura del contemporaneo (il Pecci di Prato ha riunito in «After Utopia» 27 artisti brasiliani, di generazioni diverse, per riflettere sullo sviluppo del territorio negli ultimi 50-60 anni). La durata di questi fenomeni è fisiologicamente limitata, ma a tenere in piedi il mercato nel lungo periodo è la qualità, e forse anche un approccio più scanzonato verso le vendite: perché non rateizzare e fare sconti come propone la galleria virtuale Motor, (www.galeriamotor.com.br)? Ciò metterebbe a dura prova lo snobismo del sistema dell'arte.
FONTE: Eugenia Bertelè (ilsole24ore.it)
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