Con Daniel Spoerri, classe 1930, il nutrimento diviene un motore d’azione divertente che ci fa riflettere sul connubio tra arte e vita. Giocando ed assemblando il cibo, lasciandosi guidare dall’istinto e dalle sensazioni, come si farebbe con gesso, calchi e pennelli, l’artista ha creato tantissime deliziose opere, provocatorie quanto basta, che mettono lo spettatore davanti l’apoteosi degli ingredienti che solitamente giacciono nei nostri piatti, prima di esser divorati.
Fondatore della Eat Art, la corrente creata nel 1967 con l’intento di avviare una riflessione critica sui principi fondamentali della nutrizione (esiste anche la Eat Art Gallery di Düsseldorf), l’artista, che fu anche danzatore, coreografo e ristoratore, la sa lunga riguardo l’inventare e il reinventarsi. E’ lui il creatore dei gustosissimi - solo per la vista, però - Brotteigobjekte, ovvero degli oggetti di pasta di pane, dei ferro da stiro ricolmi di impasto per il pane, di insolite tavole apparecchiate e di una serie di lavori cotti nel forno. Opere che possiamo ammirare all’interno della mostra Daniel Spoerri. Eat Art in transformation, curata da Susanne Bieri, Antonio d’Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini, ed aperta fino al 31 gennaio 2016 al Palazzo Santa Margherita e alla Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena.
La retrospettiva, in linea con il tema dell’ormai quasi tramontato ExpoMilano 2015, ci trasporta nel mondo di Spoerri, facendoci riflettere sull’ancestrale attrazione dell’uomo nei confronti del cibo, e ripercorrendo la carriera dell’artista, da un primo periodo di sperimentazione, ai multipli cinetici, ai tableaux-pièges - "quadri trappola" ottenuti da assemblaggi di oggetti di uso quotidiano incollati a supporti e ribaltati nell'orientamento –, alle composizioni casuali di residui di cibo e stoviglie usate, fino alla scultura e alla ricerca in campo grafico.
FONTE: ilmessaggero.it
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