Roma. Quattro artisti di tre continenti, l'italiano Gamper, il francese Faustino, l'americano Reyes e l'asiatico Jeong-Hwa per una mostra trasversale che passando per design e architettura tocca diversi temi sociali attraverso installazioni, foto, opere divertenti e colorate
Un fiore gigante dai petali color d'oro (ma di vera plastica) che si aprono e si chiudono di continuo, come se respirassero (l'opera, infatti, esposta lo scorso anno all'aereoporto giapponese di Fukuoka prendeva il nome di Breathing Flower) campeggia fuori dal museo di via Guido Reni a Roma.
É l'installazione Golden Lotus di Choi Jeong-hwa. Dieci metri di diametro che segnano l'ingresso per la nuova mostra del Maxxi, "Transformers", a cura di Hou Hanru, con Anne Palopoli, dall'11 novembre 2015 al 28 marzo 2016. Un'esposizione che coinvolge quattro artisti di diversa nazionalità. Ci sono il coreano Choi Jeong-hwa, il francese Didier Fiuza Faustino, l'italiano Martino Gamper, il messicano Pedro Reyes. "Ci interessava unire e confrontare autori che avessero provenienze diverse sia per quanto riguarda l'area geografica sia per la loro formazione artistica" specifica la cocuratrice Palopoli. E in effetti il risultato è sorprendentemente eterogeneo, e, spaziando dal design all'architettura, propone in ogni caso una lucida -e in alcuni casi ludica- lettura delle numerose trasformazioni che stanno attraversando il nostro periodo contemporaneo globalizzato, tutte visibili nella galleria tre del museo. Choi Jeong-hwa (Seouk, 1961) continua con la sua vena giocosa creando una sorta di foresta verde composta di tremila scolapasta. É l'opera Hubble Bubble, di nuovo in plastica, perché non solo le prime materie "serie" servono a proporre alternative valide e anche quello che è il materiale più consumistico, la plastica appunto, può servire a creare un paesaggio verde e naturale così come è stato fatto per l'installazione Life Life, fatta di una lunga schiera di palloncini colorati tra i quali il visitatore può camminare come in corridoio, facendoli cadere, sgonfiarsi e scoppiare e contribuendo così a una nuova costruzione e modifica dell'opera stessa. Trasformazione del resto è la parola chiave di questa mostra e tutti hanno cambiato destinazione e uso a oggetti nati per altri utilizzi. Martino Gamper (Merano, 1971) è intervenuto, come è nel suo stile, su diverse tipologie di sedute, disposte in circolo e lievemente modificate con inserti in vetro e tessuto con cui è stata cambiata la sua forma originale dando così origine all'opera Post Forma, che invita a sedersi e ad aprire dialoghi e conversazioni.
Ma il lavoro più significativo a livello di trasformazione vera e propria, è quello realizzato dall'artista Pedro Reyes (Mexico City, Messico 1972). Proprio lui ha realizzato strumenti musicali per un'intera orchestra usando solamente armi che suonano da sole o che possono essere usate da musicisti veri, come avviene in un concerto gratuito e aperto a tutti la sera dell'inaugurazione della mostra, il 10 novembre alle ore 20:30.
"I creatori - afferma Hou Hanru, Direttore Artistico del MAXXI e curatore della mostra - sono sognatori straordinari. I loro atti creativi sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni. Sono capaci di trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa; trasformano il basso in alto, il vecchio in nuovo, il banale in arguto, il triste in gioioso e il vizio in virtù. Creano così nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l'esperienza di esseri umani". Umano è la parola chiave per l'installazione site specific di Didier Fiuza Faustino, artista e architetto francese da sempre attratto dalle relazioni che intercorrono tra le condizioni sociali del corpo e la produzione dello spazio. Chiude la mostra una sua opera, che vuole essere "una gigantesca boa in polistirolo cui aggrapparsi per salvarsi la vita": un'utopica zattera da gettare nel mare e offrire un aiuto ai molti migranti che approdano in mare. Il valore altamente simbolico di quest'opera, che non a caso si chiama Lampedusa, è il suo essere allestita di fronte a una grande riproduzione dell'ottocenteso olio su tela de "La Zattera della Medusa" di Théodore Géricault. Sempre di Didier Fiuza Faustino è l'opera Body in Transit, una cassa da annettersi ai carrelli di un aereo, come spazio-cellula per il trasporto di un emigrante clandestino. Fu un lavoro di forte denuncia -anche se mascherato da oggetto di design- presentato alla Biennale di Venezia nel 2000 e presente nelle collezioni del Centre Pompidou. Al Maxxi, insieme alle oltre opere, propone grandi trasformazioni.
Ma il lavoro più significativo a livello di trasformazione vera e propria, è quello realizzato dall'artista Pedro Reyes (Mexico City, Messico 1972). Proprio lui ha realizzato strumenti musicali per un'intera orchestra usando solamente armi che suonano da sole o che possono essere usate da musicisti veri, come avviene in un concerto gratuito e aperto a tutti la sera dell'inaugurazione della mostra, il 10 novembre alle ore 20:30.
"I creatori - afferma Hou Hanru, Direttore Artistico del MAXXI e curatore della mostra - sono sognatori straordinari. I loro atti creativi sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni. Sono capaci di trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa; trasformano il basso in alto, il vecchio in nuovo, il banale in arguto, il triste in gioioso e il vizio in virtù. Creano così nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l'esperienza di esseri umani". Umano è la parola chiave per l'installazione site specific di Didier Fiuza Faustino, artista e architetto francese da sempre attratto dalle relazioni che intercorrono tra le condizioni sociali del corpo e la produzione dello spazio. Chiude la mostra una sua opera, che vuole essere "una gigantesca boa in polistirolo cui aggrapparsi per salvarsi la vita": un'utopica zattera da gettare nel mare e offrire un aiuto ai molti migranti che approdano in mare. Il valore altamente simbolico di quest'opera, che non a caso si chiama Lampedusa, è il suo essere allestita di fronte a una grande riproduzione dell'ottocenteso olio su tela de "La Zattera della Medusa" di Théodore Géricault. Sempre di Didier Fiuza Faustino è l'opera Body in Transit, una cassa da annettersi ai carrelli di un aereo, come spazio-cellula per il trasporto di un emigrante clandestino. Fu un lavoro di forte denuncia -anche se mascherato da oggetto di design- presentato alla Biennale di Venezia nel 2000 e presente nelle collezioni del Centre Pompidou. Al Maxxi, insieme alle oltre opere, propone grandi trasformazioni.
FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)
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