Roma celebra l'artista nato a Parigi ma vissuto nel mondo con due allestimenti alla Scuderie del Quirinale e all'Accademia di Francia Villa Medici, dove l'artista fu anche direttore per 16 anni
Balthus nacque a Parigi nel 1908 da padre polacco (storico dell'arte e scenografo) e madre russa, molto amica del poeta Rainer Maria Rilke che, di fatto, fu la sua figura paterna nonché mentore quando i genitori si separarono. La retrospettiva romana dell'artista Balthazar Klossowski de Rola detto Balthus, a cura di Cécile Debray (conservatrice al Museo nazionale d'arte moderna Centre Pompidou), è suddivisa in due, come le origini nazionali che si mescolano nelle sue radici: una parte della mostra di può visitare alle Scuderie del Quirinale, l'altra all'Accademia di Francia Villa Medici, in tutte e due i casi dal 24 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016. L'esposizione arriva a quattordici anni dalla morte del pittore (avvenuta a febbraio 2001 nel suo chalet di Rossinière, in Svizzera, dove si era stabilito al ritorno da Roma) e dall'ultima esposizione italiana (nel 2001, a Venezia, dentro Palazzo Grassi, organizzata da Jean Clair). La mostra sarà successivamente visitabile al Kunstforum di Vienna da febbraio 2016, come prima monografica dell'artista in Austria.
Partiamo dalle Scuderie del Quirinale dove il percorso (con la curatela coadiuvata da Matteo Lafranconi) inizia con l'opera dell'artista considerata più importante, ossia "La strada" del 1933, lavoro di cui precedentemente sono state realizzate altre versioni (in mostra anche la prima del '29), che ritraggono sempre la via del Quartiere Latino di Parigi. Si prosegue con circa centocinquanta opere in totale. Entrando nella seconda stanza si conosce l'infanzia di Balthus, raffigurata con molti soggetti di esterni, come giardini e paesaggi. A seguire una sezione intitolata "Cime Tempestose", come il romanzo di Emily Brontë. I trentatré disegni esposti illustrano proprio il libro che tanto lo ispirò. Altro scrittore che fu fonte di stimoli per il pittore fu certamente Lewis Carroll e le celebri avventure di "Alice nel paese delle meraviglie", protagonista della quarta stanza -"Oltre lo specchio" - dove risultano fondamentali anche gli scambi con il fratello Pierre Klossowski che sottolinea i caratteri di "ambivalenza, seduzione e grottesco mostruoso" tipici di Balthus. Nella quinta sala -"La Camera"- c'è spazio per tutta la pittura più erotica e sensuale dell'artista. Bisognerà salire di un piano per ritrovarsi immersi nel "Teatro della crudeltà", tra opere intrise di "ieraticità", per dirla come Antonin Artaud, tra i primi a decifrare e recensire l'opera di Balthus. Si cambia registro nella sala successiva, "La scatola prospettica": qui si sente tutta l'influenza dell'artista Giacometti, con cui diventò molto amico, quando, durante la guerra lo conobbe in Svizzera, Paese scelto come terra di rifugio da tutti e due. Nella sala "La semplicità classica" i soggetti si fanno più intimi e familiari, dal fuoco dei camini ai giocatori di carte. Poi si prosegue con "Chassy", nome del castello nel Morvan dove, nel 1953 l'artista approdò per viverci quasi otto anni. Nell'ultima sala delle Scuderie - "Dal modello al fantasma"- ci sono molti i ritratti del fratello e il grande dipinto "Il pittore e la sua modella", realizzato con caseina e tempera su tela nel 1980/1981, conservato al museo Pompidou.
A Villa Medici, invece, sono raccolte oltre cinquanta opere, tra dipinti, disegni e anche foto. C'è stato un periodo, infatti, in cui i bozzetti preparatori su carta sono stati sostituiti da polaroid, esposte in un allestimento rigoroso e accattivante allo stesso tempo all'Accademia di Francia. Il percorso inizia con la sezione "Spaesamenti" dove è protagonista il lavoro "La chambre turque", realizzato nel 1965/1966 con caseina e tempera su tela, in cui è ritratta come modella, così come in altre opere, la sua giovane moglie giapponese Setsuko. Subito dopo ci sono i celebri dipinti "Japonaise a' la table rouge" (1967-76) e "Nu de profil" (1973-77). A seguire le sezioni "Accademie"; "Paesaggi, schizzi, suggestione, materia"; "L'ultimo dipinto, un "capolavoro assoluto"?. Valore aggiunto della mostra di Villa Medici è la presenza di un suggestivo filmato girato da F. Rouan e l'apertura della camera turca, raffigurata nell'omonimo quadro, per la prima volta accessibile al pubblico. Una critica alle due mostre: non c'è un biglietto unico, che permetta a chiunque di visitare entrambe le sedi della retrospettiva, con un solo prezzo.
FONTE: Valentina Bernabei (repubblica.it)
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