lunedì 25 aprile 2016

Fuori Salone 2016: Caviar – Venini for Buccellati


Quando due eccellenze nel loro settore, come Buccellati e Venini, si incontrano, il risultato non può che essere stupefacente. E lo dimostrano i vasi, le ciotole e i bicchieri, frutto della loro collaborazione, che verranno presentati in occasione del Salone del Mobile di Milano. E così, la storica linea d’argento Caviar di Buccellati diventa una capsule collection in cui la speciale maestria nella lavorazione del vetro di uno si fonde con l’arte argentiera dell’altro. I vetri sono soffiati e all’interno custodiscono un prezioso foglio d’argento che, durante il processo di soffiatura, esplode in frammenti, ottenendo così una decorazione casuale sulla superficie trasparente. Lo stile Caviar? Si riconosce dall’argento martellato che diventa la base di ciotole, vasi e bicchieri della nuova capsule “Caviar-Venini per Buccellati”, una collezione che mostra in tutta la sua sinergia di stili e in tutta la sua autentica bellezza il saper fare italiano.

FONTE: bookmoda.com







venerdì 22 aprile 2016

Le opere di Jan Fabre invadono Firenze




L’arte contemporanea torna in piazza della Signoria a Firenze con due opere in bronzo dello scultore belga Jan Fabre, 57 anni, uno dei più innovativi e rilevanti artisti del panorama attuale. Una di queste, dal titolo «Searching for Utopia», è una tartaruga di eccezionali dimensioni ed è esposta vicino al monumento equestre di Cosimo I, capolavoro rinascimentale del Giambologna; la seconda, dal titolo «The man who measures the clouds (American version, 18 years older)», è collocata sull’Arengario di Palazzo Vecchio, tra le copie del David di Michelangelo e della Giuditta di Donatello. In entrambe le opere c’è l’autoritratto dell’artista, nella doppia veste di cavaliere e guardiano, come tramite tra terra e cielo, tra forze naturali e dello spirito.  

Le due opere fanno parte della mostra «Spiritual Guards» di Jan Fabre curata da Melania Rossi e Joanna De Vos con la direzione artistica di Sergio Risaliti, ospitata anche in Palazzo Vecchio e che dal 14 maggio si allargherà al Forte di Belvedere. Jan Fabre è il secondo artista contemporaneo, dopo Botero nel 2003, a presentare una sua opera in piazza della Signoria. L’artista statunitense Jeff Koons nel settembre scorso è stato il primo a `violare´ lo spazio classico dell’Arengario di Palazzo Vecchio con l’esposizione di una sua colossale statua.  

In Palazzo Vecchio ci sono una serie di sculture che andranno a dialogare con gli affreschi e i manufatti conservati in alcune sale del percorso museale del palazzo, in particolare quelle del Quartiere di Eleonora, assieme alla Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli. Tra le opere esposte anche un grande mappamondo (2.50 m di diametro) rivestito interamente di scarabei dal carapace cangiante, a poca distanza dal celebre globo conservato nella Sala delle Mappe geografiche, opera cinquecentesca di Ignazio Danti.  

Il 14 maggio aprirà poi la mostra al Forte di Belvedere, dove tra i bastioni e la palazzina saranno presentate circa sessanta opere in bronzo e cera, oltre a una serie di film incentrati su alcune storiche performance dell’artista. Sette scarabei bronzei saranno posizionati nei punti di vedetta del Forte mentre una serie di autoritratti dell’artista a figura intera andranno a popolare gli angoli dei bastioni. Gli scarabei rappresentano angeli di metamorfosi e simboleggiano nelle antiche religioni e nella tradizione pittorica italiana e fiamminga il passaggio tra la dimensione terrena e la vita eterna con il loro continuo movimento. 

Allo stesso tempo possiedono una bellissima corazza che mette in luce drammaticamente la vulnerabilità di quel corpo «regale». Tra pochi giorni Jan Fabre arriverà a Firenze, dove nottetempo realizzerà una performance in piazza della Signoria, che lo vedrà strisciare per terra come un «verme» tra i capolavori dell’arte del Rinascimento. L’happening sarà filmato e poi esposto a Forte Belvedere.

FONTE: lastampa.it

giovedì 21 aprile 2016

Cvtà: street art nell'antico borgo molisano

Dal 21 al 24 aprile a Civitacampomarano arriva l'arte di Biancoshock, David de la Mano, Pablo S. Herrero, Hitnes, Icks e Uno...

Un tocco di street art per far rinascere l’antico borgo molisano di Civitacampomarano, in provincia di Campobasso: la prima edizione del FestivalCVTà – Street Fest partirà giovedì 21 e andrà avanti sino a domenica 24 aprile. Sei gli artisti protagonisti: Biancoshock, David de la Mano, Pablo S. Herrero, Hitnes, Icks e Uno. La direzione artistica della manifestazione è firmata da Alice Pasquini, il coordinamento degli eventi è affidato a Jessica Stewart.

Tutto nasce da un’e-mail inviata ad Alice nel 2014 da Ylenia Carelli, Presidente della Pro Loco “Vincenzo Cuoco” di Civitacampomarano: un invito a fare tappa nel borgo molisano per dipingere i muri del centro storico ormai quasi completamente disabitato. L’artista realizza una serie di interventi pittorici, prendendo spunto da fotografie d’epoca della vita del paese, per rendere omaggio al passato di Civitacampomarano.

“Ho dipinto su vecchie porte, per ricordare quello che ora non c’è più – spiega Alice – molte case bellissime ora sono vuote, lo spopolamento è stato enorme e Civitacampomarano oggi conta poco più di quattrocento abitanti”. E prosegue: “Per me non è un paese qualsiasi – racconta – è il paese natale di mio nonno”. Il viaggio di Alice diventa così non solo un viaggio alla scoperta delle bellezze di un’Italia minore, ma anche un percorso nella sua memoria familiare.

Sono stati gli stessi abitanti di Civitacampomarano a fare a gara per mettere a disposizione degli artisti muri e scorci panoramici. Ciascuno dei sei artisti è invitato a eseguire il proprio intervento sulla pelle dell’antico borgo nell’arco dei quattro giorni in cui si svolgerà la manifestazione, lavorando a stretto contatto con gli abitanti del luogo. Ma il programma prevede anche una serie di iniziative ed eventi collaterali, che vanno dalle visite guidate, al dialogo con i bambini delle scuole, dalla gastronomia alla musica.

Street artist e pittrice, ma anche illustratrice e scenografa, la romana AliCè ha portato nelle più importanti città del mondo la sua arte che mescola narrazione della vitalità femminile. Il milanese Biancoshock definisce i suoi interventi urbani temporanei, amplificati attraverso la fotografia, i video e i media, con il termine Effimerismo, da lui stesso coniato. Arriva da Montevideo in Uruguay David de la Mano, che approda alle pitture murali e all’arte pubblica a partire dagli studi in Spagna dedicati alla scultura e dai progetti installativi e di land-art.

Il linguaggio pittorico dello spagnolo Pablo S. Herrero è legato al codice degli alberi e delle foreste. La sua attività come muralista si concentra soprattutto fuori dai centri urbani, abitando periferie, aree marginali e zone rurali. In primis disegnatore e poi pittore su parete, con una predilezione tematica per il mondo animale e vegetale, Hitnes da Roma gira il mondo disseminando al suo passaggio figure di un bestiario e di un erbario in continua evoluzione.

Unico artista molisano, ICKS lavora con la tecnica dello stencil e attinge a un immaginario pop, riletto con ironia e una critica costante agli stereotipi consolidati, affrontando spesso anche tematiche sociali. Attualizzando la lezione di Warhol, di Debord e di Rotella, UNO gioca con la tecnica pubblicitaria, cambiandola di segno, attraverso la ripetizione all’infinito e l’uso di spray e pitture fluorescenti in abbinamento alle tecniche del poster, del collage, del decoupage e in generale della manipolazione della carta.

FONTE: Salvo Cagnazzo (lastampa.it)

domenica 17 aprile 2016

La street art ironica e intelligente di Biancoshock

Prendete un tombino, un cassonetto, un cartello stradale e aggiungete - o togliete - un dettaglio inaspettato, che ne cambi totalmente l'aspetto e il messaggio. Biancoshock, stimato street artist milanese, lo fa spesso. Le sue opere, giocose e colorate, raccontano molto della città e dei suoi abitanti.

Piccoli, astuti interventi che modificano la chiave di lettura dei più comuni arredi urbani: è una delle possibili sintesi dell'arte diBiancoshock, street artist milanese che ha fatto della città una "tela", dove esprimersi con originalità e sottile ironia.

Uno degli ultimi progetti che lo vede coinvolto si intitola Borderlife ed è distribuito in alcune aree dismesse tra Lodi e Milano. Sul suo sito, l'artista racconta che l'intervento vuole denunciare, con lo strumento dell'ironia, le condizioni drammatiche di chi ancora oggi è costretto a vivere in condizioni limite, o addirittura sotto terra. "Se alcune criticità non si possono evitare, tanto vale renderle confortevoli" scrive Biancoshock.

Prima di allestire i tombini, l'artista ha preso tutte le misure di altezza, larghezza e profondità. La principale difficoltà è stata quella di avere pochissimo spazio disponibile per inserire gli oggetti che sarebbero poi stati protagonisti nelle foto. Gli allestimenti sono reali (anche se difficilmente raggiungibili), ma l'intento principale dell'artista era fotografare i "set".

«Ho dovuto fare moltissime prove, scegliendo accuratamente i pochi oggetti e puntando molto sulle piastrelle. Parte del lavoro era stato precedentemente preparato in studio e poi è stato installato in loco: un'operazione non semplice per la difficoltà che lavorare in spazi angusti e molto sporchi comporta».

FONTE: focus.it

mercoledì 6 aprile 2016

Gli acquerelli di Hermann Hesse esposti a Cecina

L’amore del letterato per pennelli e tavolozze in mostra fino al 15 maggio

Scorci di vallate e dolci colline, cieli tersi e piccole abitazioni colorate sparse qua e là come le illustrazioni di una fiaba. Sono i paesaggi di Montagnola, in Svizzera, dove lo scrittore tedesco naturalizzato svizzero Hermann Hesse si ritirò alla fine della prima guerra mondiale e dove rimase fino alla morte, nel 1962, alternando alla scrittura una passione più nascosta ma altrettanto forte, quella per la pittura. Oggi, ad oltre cinquant’anni dalla sua scomparsa, l’amore per pennelli e tavolozze del Premio Nobel 1946 per la letteratura è al centro della mostra «Hermann Hesse. Acquerelli», che la Fondazione Culturale Hermann Geiger porta a Cecina (Livorno), in piazza Guerrazzi 32, fino al 15 maggio.  

Protagonisti saranno una selezione di 36 acquerelli raffiguranti paesaggi ticinesi (tre vengono mostrati al pubblico per la prima volta), un autoritratto a matita ed alcuni disegni inediti. Completeranno la mostra diverse fotografie d’epoca ed alcuni oggetti appartenuti ad Hermann Hesse, celebre autore di «Siddharta», tra i quali il bastone e il bauletto da viaggio con i pennelli, che sempre accompagnavano l’artista nelle sue passeggiate. Questi oggetti personali provengono dalla collezione di Eva Hesse, nipote dello scrittore naturalizzato svizzero La mostra, che viene promossa e realizzata dalla Fondazione Geiger e curata dal direttore artistico Alessandro Schiavetti, offrirà al pubblico un volto poco conosciuto di Hesse: quello di pittore. Eppure questa attività è stata parte preponderante della sua vita, tanto da fargli affermare nel 1924 «non sarei giunto così lontano come scrittore senza la pittura». 

FONTE: lastampa.it