mercoledì 9 ottobre 2013

Prato, un’officina di capolavori


Una grande mostra a Palazzo Pretorio mette in vetrina gli artisti, da Donatello a Filippo Lippi,  che hanno fatto della città toscana una capitale del nostro Rinascimento

La città di Prato ospita nel riordinato e rinnovato Palazzo Pretorio una mostra eccellente dal titolo molto longhiano «Da Donatello a Lippi. Officina pratese» a cura di Cristina Grossi Lavarelli e Andrea De Marchi. Questi, nel catalogo Skira, evoca la stupenda stagione rinascimentale intorno al Duomo, allora semplice prepositura di Santo Stefano: «All’ombra della vicina Firenze... la “terra di Prato”, così industre e prospera, doveva costruirsi un’immagine forte e autonoma, che fin dalle origini affidò in particolare a un mito identitario, quello della reliquia del Sacro Cingolo che Michele “Dagomari” aveva donato nel 1441 alla città. Per questo la chiesa di Santo Stefano, dove era venerata, divenne un palcoscenico straordinario, con vertice nelle grandi imprese quattrocentesche: il pulpito sulla piazza, gli affreschi della cappella dell’Assunta e della tribuna, la cancellata bronzea della cappella del Sacro Cingolo, il pulpito marmoreo all’interno. Davvero una cattedrale, mentre era un semplice prepositura». 

La mostra, con 51 tavole e affreschi strappati e 8 sculture, giunte da Firenze e da tutto il mondo (ci sono prestiti di Berlino, Budapest, Avignone, Parigi, Dublino, Philadelphia, Washington, Melbourne, Oxford) si dispiega per la scultura dagli esordi di Donatello all’alba del ’400 fino ai grandi candelabri di bronzo a sette braccia di Prato e di Pistoia, quarant’anni dopo, di Maso di Bartolomeo, l’autore della cancellata della cappella del Sacro Cingolo.  

Sul versante della pittura, si parte dall’affresco strappato dalla casa fiorentina materna di Paolo Uccello con la Madonna col Bambino del Museo di San Marco a Firenze intorno al 1420, per arrivare alla pala con Madonna e Santi di Filippino Lippi del 1503 già nella sala dell’Udienza del comune di Prato.  

Grandi tappe scandiscono la sequenza. L’anconetta in terracotta con Bambino e angeli del Museo di Palazzo Pretorio e la stupenda formella con la Creazione di Eva del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, in terracotta ricoperta con vernice ceramica, con forte anticipo di Luca della Robbia, furono entrambe rivendicate agli inizi di Donatello da Luciano Bellosi, lo studioso recentemente scomparso alla cui memoria, assieme a quella di Miklos Boscovits, è dedicata la mostra.  

Di grande bellezza, ed eccezionale anche nella sua storia espositiva, è la sezione dedicata all’opera di Paolo Uccello dal 1420 al 1440, dal già ricordato affresco strappato del Museo di San Marco alla Santa Monica già Contini Bonacossi degli Uffizi. Si susseguono l’incredibile, folle San Giorgio e il drago di Melbourne, con il santo che strozza a mani nude il drago avendo perduta la spada ai suoi piedi in prospettiva, l’Adorazione del Bambino e santi di Karlsruhe, l’Annunciazione di Oxford, la cosiddetta «Predella di Quarata» con la Natività, dove ricompare il cavallo di Melbourne, infine la Madonna con il Bambino e San Francesco già Contini Bonacossi oggi alla collezione Kress di Allentown.  

L’altro punto di forza è ovviamente quello dedicato a Fra Filippo Lippi, chiamato a Prato nel 1452 per leStorie di santo Stefano e di san Giovanni Battista nella tribuna del futuro Duomo. Egli è presentato in mostra a partire dalla poderosa, massiccia Madonna col Bambino altrettanto erculeo in una nicchia a conchiglia tipicamente rinascimentale conservata in Palazzo degli Alberti a Prato, intorno al 1436. È capofila di una serie culminante nella tavola della National Gallery di Washington, già Kress e nell’800 dei Musei di Berlino. Questa è affiancata dalla Madonna col Bambino in terracotta invetriata del Bargello di Luca della Robbia, dall’Ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova. La sezione comprende capolavori come la Natività degli Uffizi dalla chiesa fiorentina di San Vincenzo d’Annalena, probabilmente già inviata da Prato, e la Madonna col Bambino e storie di Sant’Anna in tondo di Palazzo Pitti.  

La Madonna della Cintola e santi del Museo di Palazzo Pretorio proviene dal convento di Santa Margherita a Prato, teatro degli amori di Fra Filippo con la monaca Lucrezia Buti, da cui nacque intorno al 1456 il figlio Filippino. Un romanzo d’artista assai amato dalla cultura letteraria e pittorica protoromantica e troubadour.  
La gran bottega lippesca a Prato è illustrata da tre varianti di scuola dell’Annunciazione con San Giuliano e da gruppi di opere degli allievi e collaboratori. Sono ben rappresentati il Maestro della Natività di Castello, l’opera della Galleria dell’Accademia di Firenze esposta in mostra, così battezzato dal Berenson, e Bartolomeo di Feo detto Fra Diamante.  

Da Donatello a Lippi  
Officina pratese  
prato, Museo di Palazzo Pretorio 
Fino al 13 gennaio 2014 

FONTE: Marco Rosci (lastampa.it)

Nessun commento:

Posta un commento