Nel Palazzo dei priori, una grande mostra indaga le affinità elettive tra i due maestri del Novecento. Tra inediti e lavori rari, sfila tutta la loro aspirazione alla modernità
Scoprire le affinità elettive tra due artisti come Osvaldo Licini e Giorgio Morandi significa compiere un viaggio al di là della poetica essenziale delle cose. Significa scavalcare le visioni fantastiche e sognanti del primo, superare quel senso apparente di ordine del secondo, per conquistare di entrambi l'intima aspirazione alla modernità del linguaggio, alla sperimentazione audace e più radicale delle forme. Un'esperienza che regala la mostra "Osvaldo Licini - Giorgio Morandi. Divergenze parallele", visitabile fino al 25 settembre a Palazzo dei Priori di Fermo, con una raffinata appendice al Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado, dove Licini nacque (1894) e dove decise di vivere, dopo il lungo soggiorno a Parigi, dal dopoguerra alla metà degli anni Venti - e dove fu anche sindaco dal 1946 al 1956 - dedicata al rapporto che lega l'arte di Licini e Morandi alla poesia di Dino Campana, per un verso, e di Giacomo Leopardi, per un altro.
La mostra, curata da Marilena Pasquali e Daniela Simoni, e frutto di una inedita ricerca documentaria condotta per più di un anno tra archivi e biblioteche di mezza Italia, con l'obiettivo di riconsiderare i due portentosi maestri del Novecento, distanti per temperamento e stile espressivo, ma legati per cinquant'anni da una solidarietà amicale fatta di condivisioni e comprensioni. Le cinque sezioni cronologiche che si susseguono nell'esposizione di Fermo, che scandiscono per entrambi gli esordi negli anni Dieci fino agli anni Cinquanta e Sessanta, propongono un duetto parallelo tra le opere di Morandi - 43 lavori tra oli, disegni e incisioni dal 1909 al 1963, un anno prima della scomparsa - e quelle di Licini - 51 dipinti, tra il 1913 il 1958, anno della morte - ad offrire in presa diretta un repertorio di diversità ma allo stesso tempo sorprendenti analogie grazie ad un patrimonio di prestiti illustri da parte di importanti istituzioni museali pubbliche. Per Licini si è riusciti a riunire tutte le maggiori collezioni pubbliche e private: da quella fondamentale degli eredi Silvia e Lorenzo Licini al fondo Hellström della Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Ascoli Piceno. Osvaldo Licini, marchigiano fino al midollo osseo, ci piace considerarlo il Klee italiano, tra i pochi artisti che seppe metabolizzare le teorie di matrice Bauhaus, e cercare appassionatamente il valore evocativo e suggestivo del colore accanto alla libera invenzione delle forme. Morandi, solitario e pignolo bolognese, è il pittore che ha dato a bottiglie e vasi di fiori, un valore estetico universale, al di là della classificazione accademica di "natura morta", infondendo più ebbrezza astrattista che rigore compositivo. Il percorso, dunque, inanella piccole grandi esperienze congiunte, fatte di accordi e disaccordi armonici. Dai primi documenti d'Accademia sulla scia di un primitivo interesse per il futurismo, alle ricerche più sperimentali negli anni Venti, attraversando gli anni Trenta tra la scelta astratta di Licini e le atmosfere inquiete di Morandi.
E gli anni Quaranta dei capolavori, tra Licini che codifica il suo mondo di creature fantastiche, tra Amalassunte e Angeli ribelli, e Morandi che dà alla luce i suoi scenari misteriosi e lirici di oggetti, quando metabolizzò la lezione di Cézanne, Vermeer e Corot, accanto a paesaggi infarciti di silenzio spettrale e malinconia. Fino al riavvicinamento nel dopoguerra. A restituire questa doppia parabola sono, per Morandi, capolavori come "Fiori" del 1913, le grandi "Bagnanti", la "Natura morta" del 1932, la "Natura morta (conchiglie)" del 1943. E spiccano alcuni inediti, come la "Natura morta con il busto di gesso", lavoro d'Accademia, il "Paesaggio" del 1927, autenticato dal Comitato per il Catalogo Morandi nel 2011. Di Licini sfilano alcuni dipinti esposti alla sua prima importante mostra dell'Hotel Baglioni del 1914, come l'"Autoritratto" e il "Ritratto di Giacomo Vespignani". Ancora, "Ritratto di Nella", "Archipittura" del 1932, "Castello in Aria", "Figura T3", "Fiore Fantastico" del 1941-43, la grande "Amalassunta Rossa" del 1950, il "Filosofo", l'Angelo disegnato su fondo giallo. Chicca, per la prima volta viene esposta una splendida "Marina" del 1922, accanto alla grande "Natura morta con limone" e al grande "Nudo".
Notizie utili - "Osvaldo Licini - Giorgio Morandi Divergenze parallele", fino al 25 settembre 2011Fermo, Palazzo dei Priori, Monte Vidon Corrado, Centro Studi Osvaldo LiciniOrari: agosto, tutti i giorni: 10-13/16-20; settembre: martedì-venerdì: 10-13/ 15.30 - 18, sabato e domenica: 10-13/ 15.30 - 19. Chiuso il lunedì.Ingresso: intero €8, ridotto €5.Informazioni: Call center, info, prenotazioni e visite guidate: 199.151.123.Catalogo: Gli Ori di Pistoia.
FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)