Nel parco regionale di Millevaches, Francia, una grande mostra personale dell'artista torinese. Tra opere inedite e lavori nuovi, l'artista racconta la bellezza naturale di questa porzione di Francia
Marisa Merz, torinese, classe '31, figura di spicco dell'Arte Povera, moglie del grande Mario (senza rimanerne mai oscurata, con alle spalle celebrazioni da Documenta di Kassel al Centre Pompidou di Parigi, alla Tate Modern di Londra, fino al premio speciale della Biennale di Venezia nel 2001) è una di quelle artiste somme, originali e suggestive che sa esplorare con grazia leggera e sopraffina l'intimo legame tra l'arte e la vita. Lo fa con le sue creature fragili ed introspettive, sculture di argilla e cera, materiali molli, esili superfici di metallo e fili tessuti di rame, ma anche grandi tele che tratteggiano in un limbo evanescente esangui volti femminili che parlano in un silenzio assordante. Un'energia estetica d'una femminilità vibrante che trova oggi la sua ideale collocazione nelle sale del Centre international d'art et du paysage de l'île de Vassivière che nella sua struttura perfettamente bilanciata con l'ambiente, una vera e propria isola, dialoga in armonia con il lago di Vassivière, uno dei più grandi bacini artificiali della Francia, incastonato a nord del parco regionale di Millevaches, da cui si gode un panorama mozzafiato di gioielli naturalistici.
E' qui che fino al 26 settembre può essere ammirata la mostra personale di Marisa Merz a cura di Chiara Parisi che inanella eccezionalmente lavori inediti e nuove produzioni realizzate appositamente per gli spazi espositivi francesi, profondamente ispirati alla dimensione femminile, dove i reperti di un vivere quotidiano sono trasfigurati in apparizioni evocatrici di spazi intimi. Come dice la curatrice, "Marisa Merz è l'immagine di una potente e grande femminilità, di un'energia primordiale. La fragilità che in un primo momento sembrerebbe dominare tutta la sua opera, altro non è che l'apparenza da cui emerge progressivamente la forza e la grande trasgressione della sua opera".
Il percorso all'interno del Centre international d'art et du paysage diventa un paradigma di questo forza, tanto che si può dire che tutta l'isola sia la mostra. L'idea dell'artista è quello di instaurare affinità elettive tra il suo universo visionario e le energie naturali che caratterizzano l'isola di Vassivière. Un'intima fusione di natura e vita che parte dal nucleo cilindrico postmoderno di Aldo Rossi, vertice ascensionale dell'intero centro museale. Qui i fili d'erba d'un prato verde dialogano con le filiformi figure azzurre che animano un grande quadro realizzato su carta giapponese e illuminato da una cornice con trame di rame, in un contrappunto musicale perfetto con l'ovale azzurro, in cera.
Il percorso, poi, diventa un incunearsi negli spazi intimi del centro attraverso il gioco meticoloso delle opere allestite. Ecco i volti schizzati al centro delle tele come "un vuoto, un'emozione", per dirla con l'artista, grovigli di linee ondulate e sottili, eterei volti femminili appaiono lentamente con un'infinita delicatezza, segni evanescenti che all'improvviso prendono corpo in testine d'argilla posate ai piedi della tela. "L'artista - sottolinea la curatrice -concepisce la sua arte 'tutto come la vita', vede il mondo come soggetto a un continuo cambiamento, un passaggio di stato chimico e alchemico, una progressiva evoluzione, che è sottintesa a tutte le forme che portano dentro la loro struttura, la possibilità di diventare un'altra forma".
"Nel mio immaginario - rivela Marisa Merz - quello che scopro, non lo chiamo conoscenza, per me, è la felicità. Appena diventa conoscenza, la felicità è perduta. D'accordo, non riesco sempre a fare in modo che non diventi conoscenza, ma qualche volta ottengo quest'istante di felicità. E' la felicità legata al contatto con me stessa e al contatto con il mondo, e al rapporto tra i due. La trasformazione in conoscenza è quasi simultanea, inevitabile. Non so se la conoscenza contiene del dolore. Credo che sia la ripetizione, una cosa che conosci già. A differenza della felicità che è una sorpresa, uno stupore, quell'instante preciso, ecco. Ma io ho uno spirito bizzarro". Una curiosità, le audio-guide sono in formato Ipod e contengono riflessioni, perplessità e storie sul lavoro dell'artista da parte di studiosi e personalità del mondo dell'arte, da Danilo Eccher a Dieter Schwarz.
E per chi vuole scoprire nel dettaglio questo singolare museo, all'estremità dell'edificio di Aldo Rossi, quella che è la sua caffetteria, che si affaccia sul lago di Vassivière, spicca il padiglione del tè creato appositamente per lo spazio dall'architetto Kengo Kuma. E' il Fu-an, visibile fino al 5 settembre, "uno spazio per la cerimonia del tè che fluttua nell'aria", lo definisce lo stesso artista: "E' concentrandosi sull'essenziale e sul forte senso di poesia, che possiamo creare, all'interno di zone incompiute, uno spazio di vita raffinato che generi delle nuove e importanti idee'. Kengo Kuma reinterpreta la caffetteria di Aldo Rossi trasformandola in una struttura luminosa, leggera, che invita alla contemplazione e al raccoglimento, in cui vivere un'esperienza estetica e gustativa come si ritrova nelle case tradizionali giapponesi, nello spazio consacrato alla cerimonia del tè.
Notizie utili - "Marisa Merz", fino al 26 settembre 2010, Centre international d'art et du paysage, Ile de Vassivière, Francia. Orari: aperto tutti i giorni dalle ore 11 alle ore 19. Ingresso: intero €3 euro, ridotto €1,5 euro. Informazioni: .: +33 (0)5 55 69 27 27, www.ciapiledevassiviere.com 2
FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)